Ci sono alcuni sogni che al nostro risveglio restano vividi, altri, invece, si perdono tra i labirinti della mente fino a svanire del tutto.
Felix non ha mai dato importanza ai sogni, ma, quando sua moglie resta intrappolata in uno di questi, inizia a considerarli con la dovuta serietà.
Succede tutto per caso: Felix decide di portare Julia e il figlioletto di sei mesi al mare a Las Marinas; nell’ultimo periodo, la coppia è molto stressata; in particolare, la donna soffre sempre di insonnia e stanchezza post-parto.
Affittano, tramite Internet, un appartamento nella struttura turistica Gli Oleandri e giungono a destinazione a sera inoltrata, stanchi e affamati.
Dopo pochi minuti dal loro arrivo, Julia si rende conto di aver dimenticato il latte per il piccolo Tito; decide di prendere la macchina e cercare una farmacia di turno prima che il marito possa rimproverarla, ma è questione di un attimo e la vacanza si trasforma in un incubo.
Felix riceve una telefonata nel cuore della notte: è la polizia. Sua moglie ha avuto un grave incidente e, a causa di una commozione cerebrale, è in uno stato di sonno simile al coma.
Iniziano, così, lunghi giorni di agonia per Felix che, disperato per lo stato della moglie, chiama la suocera Angelina affinché si prenda cura del bambino.
Intanto, per Julia i sogni diventano l’unica realtà: si imbatte nei fantasmi del passato, vivendo in una dimensione in cui tutto sembra reale, vede l’incidente come se fosse capitato a qualcun altro e si ritrova, confusa e disorientata, a camminare senza telefono, senza soldi e senza riuscire a trovare la strada per tornare dalla famiglia.
Il precedente romanzo della Sánchez, Il profumo delle foglie di limone (Trad. di Enrica Budetta, Garzanti, 2011), trattava temi più delicati, come il dolore dei sopravvissuti dei campi di concentramento, ma l’autrice aveva già in quell’occasione dimostrato di possedere la capacità di descrivere sentimenti così forti con naturalezza senza risultare mai fuori luogo.
La voce invisibile del vento (Trad. di Enrica Budetta, Garzanti, 2012), invece, è incentrato sulla storia di una famiglia costruita da appena due anni che sta lentamente iniziando il suo declino senza accorgersene.
Il coma di Julia non è soltanto una disgrazia, ma è anche la possibilità di superare gli errori del passato e ricominciare: una «pausa da sé stessa» che la trascina in un mondo irreale fatto di sogni e ricordi dove tutto può succedere e gli edifici cambiano posto nel giro di qualche ora.
Degna di nota è la capacità dell’autrice di descrivere la fragilità e le emozioni dei personaggi; anche nel precedente romanzo, la Sánchez caratterizzava psicologicamente i protagonisti del libro in modo tale che il lettore potesse immaginarli come persone reali piene di difetti e pregi.
Felix è un uomo troppo razionale, sempre occupato a pensare al lavoro; Julia è una donna distratta e impulsiva e si lascia trascinare dalle passioni sbagliate, ma tra loro due così diversi c’è il piccolo Tito, presenza determinante nella vita dei genitori: è per andare a prendere il suo latte che Julia esce di notte, è per Tito che Felix trova il coraggio di non lasciarsi andare alla disperazione, è dopo il parto che la donna inizia a sentirsi stanca e frustrata, ma è proprio grazie a lui che riesce a trovare la forza di svegliarsi dal coma e ricominciare a vivere.
Anche questa volta, la Sánchez si è rivelata padrona di uno stile semplice e scorrevole, alternando sapientemente il racconto di Julia a quello di Felix e lasciando al lettore la sensazione che, durante lo scorrere delle pagine e attraverso numerosi colpi di scena del tutto inaspettati, tutti i pezzi si incastrino perfettamente.
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