Pubblicato da lapoesiaelospirito su maggio 12, 2012
di Guido Michelone
Il 13 giugno prossimo sono trentatré anni dalla scomparsa di Demetrio Stratos, tra i maggior vocalist del XX secolo: se, nella musica leggera del Novecento, la ‘voce’ per antonomasia resta quella Frank Sinatra, l’altra ‘voce’, sperimentale, alternativa, unica appartiene di certo Demetrio Stratos. Il singolare personaggio (22 aprile1945 – 13 giugno 1979) all’anagrafe fa Efstràtios Dimitrìu, ma nome e cognome vengono poi capovolti, perché più facili da memorizza nel pubblico nostrano.
Il musicista ellenico, trapiantato in Italia appena ventenne resta una figura importantissima nel vocalismo contemporaneo, benché il contributo rimanga al limite dei soli undici anni, dall’esordio beat con I Ribelli (1968) alla grande esperienza nel quintetto ‘Area – International Pop Group’ di Patrizio Fariselli (tastiere), Paolo Tofani (chitarra), Giulio Capiozzo (batteria), Patrick Dijvas (basso) poi sostituito da Ares Tavolazzi, tra il 1974 e il 1978, in parallelo ai due lavori sperimentali solisti Metrodora e Cantare la voce (1976-1978), fino all’ultima trovata forse un po’ revivalistica di Rock’n’roll Exbition (1979) accanto a Tofani e Mauro Pagani (da poco uscito dalla PFM). Ovviamente è con gli Area – una ‘creatura’ fortemente voluta dalla Cramps Records di Gianni Sassi – grazie agli album in studio Arbeit Macht Frei, Caution Radiation Area, Crac!, Maledetti e il live Are(a)zione (e l’ultimo Gli dèi se ne vanno gli arrabbiati restano per CGD), che Demetrio Stratos dà il meglio di sé.
Gli Area, come afferma egli stesso, risultano un gruppo che “vuole coagulare diversi tipi di esperienze: fonde il jazz, come il pop, la musica mediterranea, la musica contemporanea elettronica; la problematica qual è? abolire le differenze che ci sono fra musica e vita; gli stimoli che trae questo gruppo vengono direttamente dalla realtà; [Area] trae spunto dalla realtà, dalla strada chiaramente”.
La voce di Demetrio all’inizio, lungo tutti gli anni Sessanta, è rock, nel ruolo di cantante (e tastierista) di vari complessini, benché le inflessioni e gli interessi vadano anche in direzione della black music di tipo popolare dal blues al soul: e non è un caso che alla fine della breve intensa carriera egli torni a queste origini ‘nere’ dedicandosi a un r’n’n grintoso, memore della lezione rhythm and blues. Ma con gli Area (quintetto composto da musicisti anche di area jazz, sia prima sia dopo) Stratos si evolve vocalmente andando verso impervi cammini avant-garde, abbracciando l’idea radicale di uno sperimentalismo antiaccademico (alla John Cage, insomma, data anche la stima reciproca fra i due), inteso a valorizzare sonorità etniche persino extraeuropee che la musica novecentesca conservatoriale ignora o esclude e che solo oggi inizia a essere presa in serie considerazioni.
E all’interno di un gruppo strumentale dal forte impatto comunicativo con molte parti improvvisate, la voce unica di Demetrio va oltre la forma-canzone, inserendosi in una neoavanguardia vicina altresì a forme arcane quasi primordiali di suoni gutturali: la capacità della sua gola di emettere due suoni parallelamente (studiata persino dagli scienziati) lo conduce a sforzi creativi intensi che forse gli procurano un’insolita malattia all’apparato fonatorio, destinandolo a una morte precoce. E il destino vuole che Stratos muoia in ospedale a New York proprio il giorno in cui a Milano si organizza un grande evento concertistico per raccogliere fondi atti a pagargli la costosissima degenza americana.
Per capire meglio l’arte di Demetrio Stratos, oltre il riascolto dei 33 e 45 giri, tredici dischi ufficiali in vita (più sei post mortem e sette collaborazioni ufficiali) e a un paio di bei libri come gli omonimi Demetrio Stratos (Mursia, Milano 1979) di Mario Giusti e Demetrio Stratos (Auditorium, Milano 1999) di Janete El Haouli, l’approccio migliore, anche per la novità della proposta, risiede in un curioso oggetto mediale, come La voce stratos (Feltrinelli, collana Real Cinema), in cui un audiovisivo in dvd (perlopiù documentario) fa da pendant a un libro (cartaceo) sullo stesso argomento. In questo caso al film La voce Stratos di Luciano D’Onofrio e Monica Affatato segue Oltre la voce a più mani, diviso in due parti: Attorno a Demetrio Stratos con saggi di Enzo Gentile, Alessandro Besselva, Antonio Oleari, Gianni-Emilio Simonetti, e Attorno alla voce con scritti di Diego Cossu e Francesco Avanzini e di Janete El Haouli. Questo agile volumetto, simbolicamente, completa un video bellissimo, composto da filmati d’epoca e da interviste d’oggigiorno.
Il film di D’Onofrio e Affatato unfatti racconta sia la vita privata (peraltro seria e riservatissima) sia quella pubblica concepita in funzione dell’arte musicale e canora: e il racconto si svolge cronologicamente intercalando rari filmati su di lui accanto alle testimonianze degli altri membri del gruppo (tranne Capiozzo, anch’egli scomparso prematuramente nel 2000) e di colleghi, artisti, intellettuali di quell’ambiente milanese anni Settanta a lui vicino: Roberto Masotti, Silvia Lelli, Massimo Villa, Paolino Dalla Porta, oltre due straordinarie vocalist come Naynkho e Joan La Barbera dalle qualità affini all’ugola di Stratos. Ne vien fuori un ritratto umano e culturale di straordinaria pregnanza, assai ben contestualizzato in un decennio di ricerca, sensibilità, coraggio, immaginazione nella cosiddetta ‘area’ espressiva, di cui la figura-chiave di Demetrio spicca tra i protagonisti essenziali. La mancanza di extra nel dvd – magari qualche brano musicale intero, come si trovano su YouTube, per far conoscere soprattutto ai giovani l’importanza e bravura sia degli Area sia di Demetrio Stratos solista non inficia però un lavoro coeso, intelligente, duttile e, alla fine, esaustivo.
AA. VV., La voce Stratos, Feltrinelli, Milano 2011, libro+dvd, euro 16,90.