La xenofobia di Beppe Grillo, dal 2009 a oggi

Creato il 16 ottobre 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

La politica istituzionale è sempre stata ostile ai più deboli e chi si è battuto per l’uguaglianza, la libertà, i diritti. Lo Stato ha sempre tutelato i più forti anzi esiste per questo. Anche il M5S appartiene in parte, e non da solo, a questo modo di pensare violento, radicato nell’antica pulsione barbara della xenofobia. L’odio come la paura dello straniero, del diverso, del debole, ha una lunga storia. Abolire la schiavitù è costato una guerra negli Stati Uniti, battere il razzismo è una lotta pericolosa che non finisce mai. Nel resto del mondo l’abolizione della servitù della gleba è abbastanza recente, più di quanto si creda. La xenofobia di Grillo (un pregiudicato) non è nuova. Serve per raccogliere voti di bassa qualità da parte di un elettorato facile da gestire per ottenere altri scopi. Segue un articolo che racconta le brutture ideologiche del vecchio clown.

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L’altro ieri il Movimento 5 Stelle è riuscito a far passare un emendamento in Commissione giustizia al Senato che prevede l’abolizione del reato di immigrazione clandestina. “Siamo orgogliosi di aver eliminato il reato di immigrazione clandestina,” aveva dichiarato trionfante il senatore Maurizio Buccarella, “che portava disagi e anche dei costi, oltre ad essere una norma ingiusta.”

Ad alcuni l’emendamento non era andato giù per nulla. Mariastella Gelmini, ad esempio, subito dopo il voto aveva posto un’angosciante domanda retorica: “ma stiamo scherzando?”.

In un certo senso, il tweet stizzoso della Gelmini era la conferma che l’emendamento del M5S (per una volta) andava nella giusta direzione. La circostanza era stata messo in risalto anche sulla pagina Facebook di Beppe Grillo: “Non lasceremo più morire nessuno in maniera inumana, ci sarà più sicurezza, più legalità e più umanità.” Tuttavia, nello stesso post c’era una frase che spostava il focus dall’abrogazione di un reato odioso a qualcosa di sensibilmente diverso: “Da oggi le espulsioni dei clandestini sono più semplici.”

La contraddizione (chiamiamola così) è poi esplosa definitivamente nel famigerato post di scomunica firmato insieme a Casaleggio, in cui i due leader del M5S disapprovavano “sia nel metodo che nel merito” l’operato dei loro Cittadiniportavoce: “Nel merito questo emendamento è un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice. [...] Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?”. Ad accompagnare il post, inoltre, la foto di un’anziana china a raccogliere i pomodori di scarto di un mercato, che non faceva altro che rafforzare la retorica dell’invasione allogena e rimandare ai manifesti di Forza Nuova, Casapound e camerati vari.

Come prevedibile, c’è stato un grande stupore intorno al diktat. Il deputato Pd Kalid Chaouki ha detto che Grillo, “con le sue dichiarazioni di contrarietà all’abrogazione del reato di clandestinità e il suo attacco ai senatori 5 stelle che lo hanno votato, ha finalmente gettato la maschera.” Ma davvero Grillo ha gettato la maschera una volta per tutte, mostrando il volto feroce del populismo formato nouvelle droite? Per nulla: è da parecchi anni, infatti, che in tema di immigrazione e diritti di cittadinanza il blog di Beppe Grillo è allineato su posizioni destrorse—se non apertamente xenofobe.

Il 5 ottobre 2007, all’apice della paranoia securitaria pompata al massimo dai mass media, nel blog venne pubblicato un articolo dal titolo piuttosto significativo: “I confini sconsacrati”. Grillo (o chi per lui) se la prendeva apertamente con i rom, descritti come “un vulcano, una bomba a tempo” che “va disinnescata,” e con l’Europa, che permette “migrazioni selvagge di persone senza lavoro da un Paese all’altro,” senza “la conoscenza della lingua” e “senza possibilità di accoglienza.” L’ultimo bersaglio del post era (ovviamente) la Kasta, che si era macchiata del gravissimo crimine di “sconsacrazione” dei confini della Patria.

In un post del 2009 (“Lazzaretto Italia”), Grillo prima partiva con la critica di un emendamento infame della Lega Nord al Decreto Sicurezza (quello che obbligava i medici a denunciare i clandestini), poi si abbandonava a scenari degni di uno zombie-movie: “Per scoprire un clandestino si mette a rischio la salute degli italiani. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Tra le malattie d’importazione vi sono tbc, scabbia, aids, colera, malaria, lebbra.” Grillo continuava prendendosela con degli imprecisati loro: “Hanno inventato le malattie clandestine. In Italia ci sono migliaia di casi di tbc, una malattia diffusa in Romania e Bulgaria, paesi comunitari.” L’allarme contagio raggiungeva l’apice alla fine del post: “I bambini italiani sono vaccinati contro il morbillo e dall’est arriva la tbc senza controlli alla frontiera. Le porte della stalla Italia sono sempre aperte ai virus e il Governo riesce sempre a peggiorare la situazione.” L’unica soluzione, proponeva Grillo, era quella di introdurre “il passaporto sanitario per gli immigrati dei Paesi a rischio.”

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