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La zona di comfort: fedele amica o pericolosa nemica?

Creato il 02 aprile 2014 da Assugoodnews @assunta73

Comfort-zoneImmaginate attorno a voi un cerchio che percorre un perimetro più o meno grande. Lo vedete? Quella è la vostra zona di comfort. Quella che vi abbraccia e vi coccola. Vi sentite sicuri avvolti dal suo calore. Lei è presente, ci da delle certezze e ci permette di sentirci sempre a casa. Si, è una casa accogliente e curata nei dettagli che più ci piacciono. In questo luogo noi inseriamo le nostre abitudini. La colazione sempre uguale, lo stesso lavoro per 20 anni, il percorso da casa all’ufficio talmente noto da non richiedere più alcuno sforzo durante il tragitto, l’appuntamento al sabato mattina con il parrucchiere, l’aperitivo con gli amici tutti i giovedì sera. Le nostre abitudini, insomma.

La zona di comfort non è altro che un’area con confini ben delimitati in cui ci sentiamo al sicuro nei vari ambiti della nostra vita. Che si tratti di lavoro, affetti, successo, bambini, relazioni, sogni. Qualunque cosa. Dalla più semplice alla più importante. Anche l’amore si trova li. Si, anche la relazione con il vostro partner che appare costellata di eventi imprevisti come nuove bollette, nuovi impegni da gestire, nuove sfide educative con i figli. Anche lei giace nei confini della zona di comfort.

Sembra l’immagine di una mamma affettuosa che vuole proteggerci. Bello vero? Una sensazione calda. Chi mai vorrebbe uscirne per andare verso l’ignoto lasciando quel che conosciamo e che più fa parte della nostra vita? Chi potrebbe desiderare di prendere in mano queste abitudini e cominciare a cambiarle? E perché farlo poi?

Ditemi, chi lo farebbe? Ok, vi do io la risposta: chi vuole migliorarsi. La zona di comfort, per quanto comoda e accogliente, è in realtà una gabbia. Si, avete capito bene. Una gabbia che impedisce di essere totalmente felici. Provate a chiedervi se davvero amate quel lavoro che fate da 20 anni o se resta tale perché “in fondo” ci va bene e guadagniamo lo stipendio che ci serve. E poi chiedetevi anche se quell’amico che si fa sentire solo quando ha voglia vi fa davvero stare bene. O magari è ancora tra i vostri amici “solo” perché lo conoscete da una vita. E che dire dell’idea di non cambiare casa perchè “rimettersi in ballo” è meno facile di restare dove ci si trova?

Dentro di noi c’è sempre la risposta. Imparare a parlare con noi stessi è il primo step che ci fa comprendere come è strutturata la nostra zona di comfort. Anche partendo dalle piccole cose. Io, per esempio, mi sono resa conto che per 40 anni la mia unica colazione possibile e immaginabile è stata latte, caffè e biscotti o cappuccino e cornetto. Da un paio d’anni io e mio marito abbiamo intrapreso un cammino di alimentazione consapevole. Siamo sostenitori di Marco Bianchi, lo chef scienziato. Ma anche di tutte le correnti che si muovono nella direzione di un’alimentazione sana. Per quanto mi riguarda, fino a 2 mesi fa, questo nuovo percorso riguardava tutti i pasti della mia giornata tranne la colazione. Quella era intoccabile. “Io non potrei mai fare una colazione con un frullato!” affermavo con decisione. Bene. Da due mesi non riesco a carburare se non ho bevuto un frullato o un centrifugato. I primi due giorni mi sono imposta di modificare la mia colazione. Il terzo giorno non ne potevo più fare a meno. Perché? Perché stavo meglio! E dire che io con latte e biscotti non ho mai avuto alcun problema.

Questo è un esempio molto piccolo che aiuta a capire come uscire dalla zona di comfort. In questi due mesi l’ho fatto anche per temi più importanti. Per esempio modificando il modo in cui comunico con alcune persone. Oppure cambiando strada al mattino quando porto Giulia a scuola. Ho deciso di intraprendere un nuovo progetto di lavoro e ho chiesto a me stessa di cambiare attitudine nei confronti del lavoro stesso. Ho anche chiuso relazioni che facevano parte della mia vita da tempo ma che oggi non mi appartengono più. Cosi come il latte con i biscotti. (Quanto al cappuccio e cornetto ogni tanto ci sta da, non sono una purista).

Cambiare è la parola d’ordine. Cambiare per migliorarsi. Cambiare per essere più felici. Cambiare perché oggi siamo felici ma domani possiamo esserlo di più.

Cambiare perché per sua natura l’uomo ha bisogno di stimoli. E nella zona di comfort stimoli non ce ne sono. (Click to Tweet!)

Costa fatica? Impegno direi. Mi piace di più. Si, impegno e allenamento. Come per la felicità. Il primo passo è il più complicato. Appena fuori da quel recinto, però, si assapora una straordinaria sensazione di libertà che è impagabile. Uscire dalla zona di comfort ci rende liberi, migliori, felici, vivi.

Fuori dalla zona di comfort si smette di sopravvivere e si comincia a vivere. (Click To Tweet!)

E mi dite che non varrebbe la pena allenarsi?

Cominciate con un piccolo cambiamento. La strada per l’ufficio: cambiatela domattina. Poi procedete con un’altra abitudine. Chiamate vostra madre tutti i giorni alle 11? Fatelo alle 12. Ogni mattina prendete l’ascensore? Fate le scale, vi aiuta anche a stimolare la circolazione. Domani cambiate bar per la colazione. Potete sempre tornarci ma dopo aver sperimentato altri posti. Fate lo stesso a pranzo. Piccoli passi che rappresentano un grande progresso. Da li a poco vi sentirete talmente forti e liberi da voler rivoluzionare anche abitudini più forti e radicate. Potreste trovarvi a farvi domande sul lavoro o sull’amore. Questo non significa che uscendo dalla zona di comfort buttate tutto all’aria. Non abbiate paura. Ci sono cose che restano però crescono. Fate una sorpresa a vostro marito o vostra moglie stasera. Un bigliettino che non avete mai scritto, per esempio.

E’ più facile di quanto si pensi. Anzi, dopo il primo passo viene il bello! Provateci e raccontatemi…



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