Help me put a roof on this house
Un giorno come tanti
(Labor Day)
Jason Reitman, 2013 (USA), 111’
Nonostante la giovane età, Henry (Gattlin Griffith) è costretto a diventare “l’uomo di casa” dopo la separazione dei suoi genitori, che ha lasciato la madre Adele (Kate Winslet) in una valle di lacrime e insicurezze. L’incontro-scontro con un fuggitivo (Josh Brolin), durante il weekend lungo del Labor Day, cambierà radicalmente il futuro di questa famiglia disfunzionale.
Con Un giorno come tanti, il cinema di Jason Reitman ultima la sua migrazione di genere, dalla commedia sofisticata (Thank you for smoking, Juno) fino al dramma, già in parte esplorato col tagliente Young Adults. Peccato che la storia scelta, per la prima volta “non originale” ma tratta dall’omonimo romanzo di Joyce Maynard, non sia all’altezza delle precedenti: un coming-of-age melenso, che si affida senza ritegno alla sospensione dell’incredulità di chi assiste. Proprio la debolezza del soggetto finisce però col mettere in evidenza le qualità del Reitman regista, sinora nascoste dalle brillanti sceneggiature sulle quali aveva lavorato; il suo Un giorno come tanti è confezionato infatti con gusto raffinato ed una attenzione particolare al ritmo, reso fluido ed incalzante sin dalle primissime scene grazie all’uso intelligente delle dissolvenze incrociate – questa cifra viene mantenuta poi durante tutto il film, anche nell’approccio alle sempre insidiose sequenze-flashback, abilmente fuse nella narrazione. L’atmosfera carica di avvincente tensione che aveva contraddistinto l’incipit perde però di efficacia col passare dei minuti, perché la storia scivola sempre più verso l’inverosimile, combattuta tra l’attenzione da dedicare alla insolita coppia di amanti ed i tumulti pre-adolescenziali del giovane Henry ; è qui che il trio di protagonisti riesce a salvare la pellicola, rendendo convincenti anche i momenti meno credibili. La Winslet, in particolare, si conferma una certezza granitica: ne è passato di tempo dai sorrisi della patetica giovane di Titanic; ora al suo posto c’è un’attrice completa, credibile e ben più affascinante, in grado di restituire con uno sguardo più di quanto possa fare un monologo ben scritto.
Con la sua ultima opera, Reitman insomma si garantirà il favore di molti cinefili innamorati della forma (come chi scrive) e del pubblico che alle complesse dinamiche dei suoi film precedenti preferisce la bella favola di un amore tormentato. Ma, soprattutto, lascerà a tutti un po’ di amaro in bocca per quella che sembra davvero un’occasione mancata.
Incompiuto.