Magazine Diario personale

Lacrime postume

Da Antonio

Accade che un incidente possa segnarti in qualche modo. Grande o piccolo che sia, se non hai la testa bacata inizi a pensare al valore della tua vita o del tuo tempo, prendi nota delle persone che hanno un pensiero gentile per te e di quelle che sono capaci di non accorgersi di nulla (per la serie, ci sei o non ci sei per loro non cambia granché…e tu che credevi fosse diverso…pivello!). Il miglior esercizio di stile resta però sempre quello dello “Sliding Doors”. Che cosa sarebbe accaduto se avessi fatto questo? Come poteva andare se non avessi fatto quest’altro? Domande cosmiche che nell’immediatezza non rovinano la tua esistenza, del resto a quello ci pensa già il trauma in se per sé, senza contare degenza ospedaliera, rieducazione fisica (e psichica!) e agenda di vita da riorganizzare, il tutto ovviamente condito da una buona dose di dolore, difficile da lasciarsi alle spalle. Il segreto per affrontare al meglio il calvario che ci aspetta non è (solo) un buon dottore o un ottimo fisioterapista, ma (soprattutto) un granitico carattere. È a quello che ci si deve appigliare per sopravvivere. Familiari, amici, le migliori cure, ecc., tutto il pacchetto insomma (per i fortunati che possono goderne) non vale un tubo se non si fa conto in primis su se stessi, dando fondo a tutta la tenacia, l’orgoglio, la forza e la determinazione possibile.
Se parlo in questi termini è perché ho avuto occasione, ahimè, di sperimentare mio malgrado cosa significa “inciampare” (mai locuzione fu più adatta!) in un disgraziato incidente. Nulla di particolarmente serio, proprio per questo, forse, nell’immediatezza non ho patito più di tanto le conseguenze (eppure il recupero non è stato affatto breve). Al di là della sciocchezza in sé, probabilmente ne sono venuto fuori grazie ad una buona dose di spensieratezza e d’allegria che riesco a fare emergere tra le pieghe di un carattere nient’affatto semplice da delineare. Una sorta di leggerezza d’animo che mi ha sempre permesso di superare nell’immediato situazioni particolarmente difficili. Se nel breve periodo riesco a lasciarmi scivolare addosso i problemi senza colpo ferire, a lungo andare, però, sono capace di rivivere l’ansia e l’angoscia che non avevo fatto emergere prima. Io non rielaboro il dolore, semplicemente lo accantono nella speranza di poterlo affrontare con animo più risoluto in un indeterminato momento successivo. Cosa che, per inciso, non è detto che accada.
Con l’avvicinarsi dell’anniversario (sic!) del mio piccolo incidente (a proposito: ricordarsi di pagare da bere agli amici e officiare un rito voodoo contro la sfiga cosmica) capita sempre più spesso di pensare e ripensare a quanto una sciocchezza abbia potuto influenzare i miei piani, e nonostante il peggio sia ampissimamente alle spalle sto avvertendo un’insolita e inaspettata inquietudine. Un magone che cresce prepotente quasi come se fosse stato ieri l’incidente. Mi chiedo come diavolo è possibile e da dove arrivino le lacrime che sento voler scendere giù. Possibile che mi sia rincitrullito fino a questo punto? Diavolo! Preso atto che le brutte emozioni le faccio (inconsapevolmente) riemergere sempre a distanza di diverso tempo, possibile che adesso insieme ad esse devo pure fare i conti con il pianto? La cosa mi preoccupa e non poco!



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