Anticipando l’incontro odierno di Milano (Ispi- ActionAid), “La Lettura”,il supplemento domenicale del Corriere della Sera, già dalla scorsa domenica, ha proposto ai suoi lettori l’argomento del “landgrabbing” e cioè il diritto inalienabile ad uno sviluppo sostenibile per tutti, specie i Paesi poveri, contro il “furto” della terra, legalizzato grazie alle concessioni governative date alle multinazionali dell’agro-alimentare, nei Paesi in via di sviluppo, dai politici di turno.
Il landgrabbing- scrive Federico Fubini, l’articolista - altro non è che una vera e propria requisizione della terra ai poveri, con l’obiettivo da parte dei Paesi ricchi, una volta ottenutola, di fare export e guadagnarci oltre ogni realistica previsione in cambio dei pochi o molti spiccioli offerti ai cosiddetti presidenti –fantocci come, ad esempio, sta accadendo in più Paesi dell’ Africa, dove c’è una vera e propria conclamata corsa alla terra da parte d’investitori stranieri.
Il paese emblematico per questo,ma non è il solo, quello che Fubini ci presenta e Alfredo Bini ha documentato fotograficamente, nel continente africano, è l’Etiopia e il fantoccio-dittatore in questione è Meles Zenawi.
Sappiamo tutti della notizia della recente e ultima siccità sbandierata dai “media”qualche mese fa in ogni angolo del mondo e della conseguente carestia anche per milioni di etiopi, uomini, donne, anziani, bambini (84 milioni circa conta nell’insieme l’intera popolazione d’Etiopia), che sono poi quelli con il reddito annuo a persona, che non supera mai i trecentonovanta dollari.
Cioè un terzo della media che è già bassa per l’Africa sub sahariana.
Eppure per le ditte straniere, che hanno ottenuto ciò che volevano e cioè terre da fare rendere, tutto questo è solo un“no problem”.
Per altri forse una possibilità di lavoro e di reddito per gli indigeni.
Lì esse,le multinazionali dell’agro-alimentare, con i moderni mezzi e le nuove tecnologie in uso , strappano alla terra quanto più si può.
E quei prodotti agricoli ,alla faccia degli affamati del luogo, finiscono poi , lavorati e inscatolati da altri “forzati”, i quali sono sottopagati, sulle tavole o nelle mense di mezzo mondo.
Soldati americani inclusi, per esempio, in Afghanistan.
Dinanzi ad un eventuale contropartita degli”stranieri”(cinesi, sauditi, indiani), come vengono chiamati gli investitori, da dare ai governi locali,al di là del denaro sonante già pattuito, ci potrebbe essere, nei patti, una parte del raccolto da vendere obbligatoriamente nei mercati del posto.
Ecco dunque che scattano allora subito i meccanismi d’astuzia dell’umano ingegno.
In Etiopia, proprio per questo, si sono realizzate e si stanno realizzando, infatti, da parte degli “stranieri” moltissime coltivazioni di riso, la vendita del quale nel mercato locale assolutamente tira assai poco, perché gli etiopi non consumano volentieri il riso in quanto esso non fa parte delle loro abitudini alimentari.
Conseguenza?
La maggior parte del riso coltivato viene appunto esportato così come si voleva ,fin dall’inizio, da chi intendeva certo prendere e non dare o almeno dare il meno possibile.
Insomma un gioco da bambini-cresciuti , bambini magari un po’ furbetti.
Questa pomeriggio (ore 18,00 - via Clerici 5 - Milano) il tema sarà affrontato in un ampio dibattito e tra i partecipanti alla tavola rotonda Ispsi-ActionAid sarà presente per il Tanzania, altro Paese dell’Africa molto interessato allo sviluppo dell’agro-alimentare in casa propria, Dorcas Erskine di ActionAid-Tanzania, oltre ad un rappresentante del nostro ministero degli Affari Esteri, alcuni docenti dell’Università Bocconi e la giornalista di Panorama, Franca Roiatti, autrice di”Il nuovo colonialismo. Caccia alle terre coltivabili”.Un saggio che merita attenzione per l’attualità e la gravità del problema affrontato, che ci riguarda tutti.
Nessuno escluso.
In quanto sono in ballo quasi ovunque l’autonomia politico-economica degli Stati e il giusto e sano sviluppo di milioni di persone , che non sempre sono in grado di difendersi, punti di forza importanti questi ma contrapposti agli interessi prepotenti e iniqui dei grandi speculatori del mondo degli affari.
E non si potrà certo stare a lungo a guardare senza fare niente.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)