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“Lanerossi Vicenza” di Moreno de Munari (La Serenissima)
Con Moreno De Munari abbiamo diverse cose in comune: siamo entrambi vicentini, figli dell'alluvione (classe 1966), siamo colleghi e amici, siamo padri di famiglia con prole in tenera età. Diversamente da lui non condivido la passione per il pallone; è anzi paradossale che sia qui a redigere delle note su un libro che parla di calcio. Eppure, complice l'amicizia (ora so qualcosa di più della tua storia, Moreno!) ho letto tutto d'un fiato e con piacere questo Lanerossi Vicenza, “il racconto che ogni tifoso biancorosso vorrebbe leggere”. Il Vicenza Calcio è la maggiore società calcistica in città, fondata nel 1902. È fra le squadre italiane che hanno giocato il maggior numero di campionati di Serie A: 36 di cui 20 consecutivi tra il 1955 e il 1975. Gli appassionati ricorderanno, fra i migliori piazzamenti, la finalissima del 1911 e il titolo di vice campione d'Italia del 1978, la coppa Italia del 1997 e la semifinale della Coppa delle Coppe nel 1998. Il Vicenza ha dato i natali a due campioni che hanno vinto il Pallone d'Oro: Paolo Rossi e Roberto Baggio. Scusate se è poco.
La passione viscerale per la squadra di casa nasce da un gesto fortuito: un anonimo getta l'Almanacco Biancorosso nella raccolta della carta parrocchiale, nell'anno di grazia 1979. Al tempo non c'erano gli eco-centri e la casa disabitata dei nonni dell'autore, messa a disposizione, diviene deposito. Moreno raccatta giornali stropicciati, ritaglia articoli, li archivia e custodisce con cura, annotando commenti personali in una serie di quaderni che poi battezzerà “Quaderni biancorossi”. Pino Dato e il suo Il sospiro del Tifoso, la lettura continuata della stampa sportiva divengono la palestra dove attingere lo stile. Se dovessi definire la scrittura di Moreno in funzione di questo e di altri suoi libelli (Memorabile quel campionato, 2008; Quattro anni con Mister Silvano, 2009) potrei dirvi che è un mix di Memoria + Entusiasmo. La memoria, coltivata con precisione quasi maniacale, frutto di appunti e collegamenti tra episodi della propria vicenda personale e i fatti che appartengono alla storia del calcio in quegli anni. Il materiale viene sedimentato, fissato e rievocato con l'enfasi e la meraviglia di allora: il filtro è quello dell'ex-bambino (De Munari non è immune da quella sindrome di Peter Pan che connota molti della nostra generazione, figli del baby-boom) e la bellezza di queste pagine è racchiusa a mio giudizio in quel candore fanciullesco, in quella naturalezza e semplicità con le quali l'autore rievoca aneddoti quotidiani di tifoso sfegatato biancorosso. Ne è testimone una lingua ruspante, velata di dialettismi che la colorano e connotano, colma di iperboli, con quella consecutio traballante che mischia spavaldamente passato prossimo a presente storico e imperfetto, a significare che anche gli eventi più lontani sono ancora palpitanti e vividi alla mente di chi scrive.
«Al termine delle partite era irrinunciabile la visione di '90° minuto': credevo che Maurizio Barendson e Paolo Valenti durassero in eterno, si sa, il tempo e la prospettiva per i bambini sono un'altra cosa rispetto alla realtà.» Come non tornare con la memoria, anche per chi tifoso non è, a una TV che poteva fregiarsi, in quegli anni, di essere davvero “di servizio”, con commentatori competenti ed essenziali come i rimpianti Nando Martellini e Bruno Pizzul, senza moviole o livori inutili. Lanerossi Vicenza sorprende e fa riflettere su un'Italia (non solo su una provincia) che purtroppo non esiste più. È l'Italia genuina del dopoguerra, col suo retroterra rurale, dove un giorno di festa cominciava sgozzando il maiale (il De Munari bambino, coinvolto fuochista, era addetto alla “caliéra”, il pentolone dell'acqua calda), passava per una funzione religiosa e continuava allo stadio, dove si andava con lo zio che aveva l'auto (magari una 850 grigia) o col pensiero, ascoltando la radiocronaca da una gracchiante radiolina nera. Anni dove il fenomeno Ultras muoveva i primi passi e la violenza negli stadi era ancora di là da venire; anni dove il calcio-mercato era ancora abbastanza contenuto nei binari di un'etica dei valori; anni dove la felicità, per un ragazzino, era anche raccogliere le figurine Panini («...come si fa a scordare l'odore della colla all'apertura delle bustine, per me sublime profumo?»); anni dove il calcio lo si concepiva con semplicità: «alla domanda quale fosse l'alchimia vincente di questa squadra, il saggio allenatore [G.B. Fabbri n.d.r.] dei biancorossi ricorda la bella serata di sabato, trascorsa mangiando bene e giocando a carte in assoluto relax.»Un altro mondo, insomma.
Lanerossi Vicenza è acquistabile su: http://laserenissima.net oppure potete contattare il suo autore: [email protected]
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