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“Lasciate che i bimbi vengano a me”: Benedetto XVI e il Simposio sulla pedofilia

Creato il 07 febbraio 2012 da Alphaville

Ho appreso ieri che papa Ratzinger, all’apertura del Simposio internazionale “Verso la guarigione e il rinnovamento” dedicato alla piaga della pedofilia nel clero, ha individuato nella “cura delle vittime” la “preoccupazione prioritaria per la comunità cristiana”.
Sua Santità mi sorprende: ero convinta che “loro” ponessero e si ponessero come priorità il non nocere, il non commettere il male — non il rimediare ai danni.
Anche perché nei Vangeli sta scritto con bella chiarezza:

«Disse ancora ai suoi discepoli: “È inevitabile che ci siano occasioni di peccato; ma guai a colui per colpa del quale esse avvengono. Meglio sarebbe per lui buttarsi nel mare con una macina da mulino appesa al collo, piuttosto che essere occasione di peccato a uno di questi piccoli”» (Luca 17,1-2).

Eppure la sensazione diffusa è che di questo passo non si sia tenuto gran conto nel corso dei secoli, preferendo il più ambiguo “lasciate che i bimbi vengano a me” (Marco 10,14), aperto ad ogni e possibile contorsione del caso; o forse quell’ondivago di Agostino d’Ippona ha fatto più guasti di quanto si pensi.
Quell’onest’uomo di fra Cristoforo direbbe forse che omnia munda mundis, tutto è puro per chi è puro; ma io, che sono donna e quindi impura, come amava ripetere san Girolamo, inclino a pensare che la Chiesa abbia preferito glissare su di un argomento tanto scivoloso lubrìco, per dirla alla latina — per risolvere a modo suo quella perversione legittimata che è l’obbligo del celibato (ci sarebbe da dire parecchio anche sul nubilato, ma per adesso mi fermo qui).
È già buono che in Vaticano ci si cominci a preoccupare delle vittime; ma un giro di vite sui carnefici non sarebbe affatto male.


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