Chissà se davvero Roberto Lassini era sincero quando ha chiesto scusa per i manifesti sulle Br in procura.
Chissà cosa pensa davvero un politico che prima inquina in modo esagerato la campagna elettorale di Milano, poi si pente e infine, con molta e sospetta ambiguità, spera in un giudizio del popolo per sapere quale sarà il suo destino.
Perchè è chiaro: il ritiro di Roberto dalla lista del Pdl a sostegno di Letizia Moratti è una dichiarazione a cui non segue l’automatica esclusione dalla lista stessa; è in sostanza un passaggio che lascia l’elettore libero di votare anche per questo candidato. Poi si vedrà.
Ma allora vorremmo davvero sapere cosa pensa Lassini: le Brigate Rosse devono uscire dalle Procure? Oppure è un errore? Quindi le Br possono rimanere nelle Procure in attesa che il popolo si pronunci e ci sia poi un sovvertimento dell’ordine attuale? In attesa che Lassini sia eletto e lanci la crociata (l’ennesima!) contro i magistrati di Milano? Contro tutti i magistrati, contro quelle procure rosse che perseguitano Berlusconi?
Di certo sulla parole di Lassini non si può fare affidamento: le Br in procura non ci sono, questo è evidente. Però non esiste neanche una politica per Milano del candidato Lassini che avendo inteso fare propaganda e aizzare la gente contro i giudici ha dimenticato di parlare dei problemi della cittadinanza, delle sue idee per migliorare Milano e di quanto tempo vorrà dedicare alla sua eventuale futura attività di amministratore se fosse eletto.
Ma è chiaro che quando non si hanno idee, quando si preferiscono le scorciatoie all’impegno sul campo, quando incendiare il clima politico è più semplice che stare con i piedi per terra e dare risposte concrete allora si mira davvero solo al posto e non a rappresentare gli elettori e la città di Milano. Questo Lassini ce lo ha chiarito molto molto bene.