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Ultimamente ho visto un film del 2010, una coproduzione franco-statunitense. La recensione dello stesso è più un pretesto per parlare di un certo fenomeno sociale e culturale, la fedeltà.
Il film è Last Night, diretto da tal Massy Tajedin, ignota regista iraniana. E' importante sottolineare il fatto che la produzione è anche francese: in Francia hanno una certa mania morbosa di scavare bene la psicologia, con una patina di raffinatezza. Magari presto o tardi commenterò qualche film che ho visto. Anzi... Lo farò subito dopo questo per farvi capire cosa intendo.
La trama è tanto scontata quanto immortale: Joanna (una sempre più strepitosa Keira Knightley) e Michael (Sam Worthington: mai visto... lo sguardo fisso nel vuoto e un inutile tentativo di interpretazione) sono due giovani sposati da tre anni. Ad una cena di lavoro Jo si ingelosisce di una collega di Michael, Laura (una ugualmente mai vista sensuale Eva Mendes). Dopo una litigata e una notte che denota la freddezza del loro rapporto, Michael deve partire con Laura per lavoro. Jo si ritrova così ad uscire sola al mattino e ad incontrare Alex (Guillame Canet, il solito sorrisone da divo del cinema e poco altro), un ex che non ha mai dimenticato. La giornata muore e si approssima la notte, "l'ultima notte"... I due coniugi sono tentati dal desiderio. Il parallelo delle due situazioni, il calcolo spietato di Laura e la tenerezza di Alex, fanno arrivare il mattino. Il finale che non è un finale è il tocco alla francese del film.
Insomma il film non è brutto, ma non è bello. Peccato che quasi solo la Knightley si salvi. Lo scopo non è raccontare una storia, lo scopo è creare l'attesa nello spettatore che, in modo morbosamente francese, non vede l'ora che si consumi il tradimento.
Alla fine del film la riflessione è immediata: quanto è naturale la fedeltà? La risposta è ovvia: poco. Che sia un fattore culturale è oggettivo. Si tratta di una sorta di contratto sociale supplementare che non si crea tra la società e i suoi componenti, ma tra i due amanti. Per ricollegarmi ai post precedenti sulle istanze meno nobili dell'uomo, è un artificio volto a limitare l'insaziabile ricerca del piacere, eccessivamente animalesco.
Il discorso si applica soprattutto alle coppie giovani. Sono convinto che se esistesse una dimensione alternativa, in cui il senso di colpa e il timore di essere scoperti non sussistessero, molti ne utilizzerebbero la chiave. L'amore c'entra poco o niente: la pulsione sessuale è qualcosa di diverso. Spesso chi tradisce si giustifica estremizzando questa posizione, "Ma io amo te", rivelando un'ipocrisia non trascurabile. Ciò che invece rapisce la persona tradita è il senso di inadeguatezza, inammissibile. Perciò essa ricorre a una serie di idee coinvolgenti il rispetto, l'amore, la dignità, travisando completamente la questione.
Ma se si trattasse solo di questo sarebbe troppo semplice. Alla base di un tradimento non risiede solo la naturale pulsione sessuale generalizzata: si tratta di un fenomeno strano, non trattabile analiticamente, perchè anche la situazione specifica conferisce elementi per la comprensione di ciò che è accaduto.
Un esempio di ciò che ho appena scritto. Coinvolgiamo anche la terza persona per sfumare le cose. Supponendo che sia libera e informata del fatto che la persona con cui consuma sia impegnata, i casi sono due: o conosce il tradito oppure no. Nel secondo la sua moralità viene salvata, perchè di certo tra i tre è colui che se la sta raccontando meno. Nel primo possono invece presentarsi centinaia di situazioni differenti, che abbassano più o meno il suo livello di moralità, a seconda dei casi. Io non avrei problemi a consumare con una persona impegnata che mi piglia bene.
Il tradimento è una cosa ordinaria. La fedeltà molto meno. Proprio per questo il primo è più "naturale" della seconda. Per me "naturale" non significa "più semplice". Significa "meglio rispondente alle esigenze animali dell'uomo", contrapposto alle costruzioni artificiali della società.
Cosa questo significhi nel mondo reale lo lascio a voi.
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