Spesso le fiabe vengono confuse con le favole, e sono erroneamente associate alla sola infanzia. Se avete dubbi leggetevi Il mondo incantato di Bruno Bettelheim, saggio che ogni tanto cito, e poi ne riparliamo.
Questi sono racconti ma la cosa è fattibile pure con i romanzi, come dimostra La figlia della foresta di Juliet Marillier, derivata da I sei cigni.
Quante altre ne conoscete voi? Io ovviamente cito solo quelle che vengono in mente a me nel momento in cui mi piazzo davanti alla tastiera, magari ne ho pure lette altre e non mi ricordo. Una storia però, basata sulla fiaba di Cenerentola, la ricordo piuttosto bene visto che è uno degli ultimi libri che ho letto. Si tratta di L’incanto di cenere di Laura MacLem.
Il romanzo l’ho letto per caso: è stato spedito a una mia amica, la quale l’ha spedito a me. Possiamo dire che è un libro che ha viaggiato parecchio. Io lo avevo in giro per casa, non avevo niente di urgente da leggere e così l’ho iniziato. Mi ha piacevolmente sorpresa, almeno fino a un certo punto.
Come faccio a dirlo? La zucca c’è nella versione di Perrault, e di conseguenza anche in Disney, che si è liberamente basato sullo scrittore francese. Le due sorellastre però nelle varie versioni della fiaba non hanno un nome, e solo Disney le chiama Anastasia e Genoveffa. La protagonista dell’Incanto di cenere si chiama Genevieve, sua sorella Anastasie e la sorellastra Christelle. Nomi, evidentemente, non scelti per caso.
Per raccontare la fiaba bastano 4-5 pagine, il romanzo si aggira sulle 200. Eppure non ho mai avuto l’impressione che la MacLem stesse allungando il brodo. In questo caso la cattiva è Christelle, e tutte le attenzioni si concentrano su Genevieve, la protagonista del romanzo. L’atmosfera è cupa, da romanzo gotico, ma all’inizio ci si chiede se davvero Christelle sia pericolosa quanto si sospetta. Abbastanza in fretta arriva un episodio inquietante e mortalmente pericoloso, ma poi la storia sembra diventare una normale vicenda di crescita di una nobile fanciulla d’altri tempi. Questa quanto meno è l’apparenza, ciò che percepiscono le persone che si muovono intorno a Genevieve ma lei, e noi con lei, sappiamo quanto il pericolo sia concreto. Lei perché conosce la sua sorellastra, noi perché conosciamo la fiaba. Laura è brava a riprendere gli elementi noti, ad approfondirli e a giocarvi, spesso ribaltandoli completamente. Conosciamo la fiaba, ma Disney ha edulcorato una versione già edulcorata. La MacLem no, lei ha recepito in pieno certe atmosfere dei Grimm e le ha riproposte con una diversa sensibilità e una diversa finalità. Qui a un certo punto si vira nell’horror, e visto che questo non è esattamente il mio genere preferito non ho gradito la cosa, anche se da un punto di vista narrativo regge.
Decisamente il libro mi ha sorpresa, e in parte mi è anche piaciuto. Il resto semplicemente non rientra nei miei gusti. Laura però sa tenere insieme una storia e guardare le cose in modo originale. Se volete conoscerla meglio vi segnalo questa bella intervista: http://www.fantasymagazine.it/interviste/18703/laura-maclem-e-la-fantasy/. Qui invece c’è un racconto suo, Non è successo: http://www.fantasymagazine.it/racconti/20058/non-a-successo/. Un estratto del libro: http://www.alilibri.it/servizi-mi/img/pdf/889531339.pdf.