Magazine Diario personale

Lavorare come autonomo in Spagna, sí se puede!

Da Giulia Calli @30anni_Giulia

Le settimane più pesanti del mio lavoro in Clinica sono state le ultime, quelle successive all’annuncio delle dimissioni. Arrivare al lavoro e passare otto ore al giorno sotto al neon stava diventando una tortura. Dopo alcuni episodi sgradevoli e momenti di burnout, avevo iniziato un approccio più distante con le pazienti, che mi permettesse di somatizzare meno e vivere più serenamente fuori dalla Clinica. Ma non ci sono riuscita: auto-imporsi delle barriere quando si svolge un lavoro fondato sull’empatia e sull’ascolto, senza che qualcuno ti insegni a farlo in qualche modo, può avere l’effetto deleterio di svilire la propria mansione e meccanizzarla. Così mi sentivo negli ultimi mesi, un robot; sensazione accentuatasi nelle ultime settimane, a decisione presa, con la mia mente già altrove, fuori dai problemi della Clinica.

Una collega che va via genera sempre molta curiosità. La domanda che vince è “Quindi dove vai?”. Le persone vogliono sapere con quale alternativa sostituirai il lavoro attuale, se andrai a lavorare alla concorrenza, che mansioni svolgerai, se il nuovo stipendio sarà buono. Tutte curiosità nel mio caso deluse dalla risposta “Non vado da nessuna parte“.

Non vado da nessuna parte, sto a casa. Rimango a Barcellona ma per il momento metto un punto a questa vita sotto il neon. Già avevo avuto momenti di rigetto, anni fa. Se sapessero, non è mica la prima volta che lascio un lavoro a tempo indeterminato mossa dal desiderio di aria fresca e cambiamento. Però riconosco che non avere un piano B, un nuovo contratto da firmare, un nuovo stipendio su cui contare a occhi chiusi, sia qualcosa di difficile concezione al giorno d’oggi.

In ogni caso, mi sono decisa a fare il passo dell’autonoma, diventare ufficialmente freelance in Spagna.

Come si fa? Prima di tutto – anche prima di lasciare il lavoro, naturalmente – leggere molto, più che altro per capire se ci si sta mettendo nella bocca del leone. Dai racconti di amici liberi professionisti in Italia, avevo un certo pregiudizio nei confronti della condizione di freelance. Burocrazia, IVA da versare, contributi e tasse, sono quel genere di gruppi lessicali che fanno venire i brividi. Però insomma, una possibilità volevo dargliela. Anche perché ogni Paese ha le sue regole, e la situazione può cambiare molto varcando il confine.

Quando vi informerete su come diventare freelance in Spagna, troverete molti siti web che vi metteranno in guardia sulla difficoltà della modulistica da compilare, degli oneri da pagare e della difficoltà nell’avere risposte. Non so se – memore della burocrazia italiana – sono riuscita a vedere le cose con più facilità, ma la mia esperienza a riguardo non è stata traumatica.

Naturalmente il mio percorso riguarda la creazione di una posizione come libera professionista, senza la creazione di una società. Si tratta di quello che in Italia viene chiamato lavoro autonomo con partita IVA.
Qui in Spagna non esiste il concetto di partita IVA, ma è necessario comunque aprire una posizione fiscale tramite la Seguridad Social e Hacienda (l’Agenzia delle Entrate spagnola di cui avevo già parlato quando ho fatto la dichiarazione dei redditi).

Una mossa utile, prima di iniziare quello che qui chiamano il papeleo – la trafila burocratica – è cercare un centro pubblico che offra un servizio di informazione gratuito, in modo da poter parlare direttamente con qualcuno che possa risolvere i vostri dubbi. Qui a Barcellona c’è un bellissimo servizio del Comune, Barcelonactiva, che orienta le persone che vogliono mettersi in proprio, creare una società, cercare lavoro o approfondire la propria formazione. È un servizio totalmente gratuito e la gran parte degli uffici informativi si trova nella zona del Poblenou, conosciuta come il 22@: è il polo tecnologico della città all’ombra della famosa e colorata Torre Agbar.

Qualche settimana fa sono stata a una giornata introduttiva organizzata da Barcelonactiva, in seguito alla quale tutti i partecipanti ricevono la password d’accesso al portale. Qualche giorno dopo sono andata direttamente a parlare con un tutor per chiedere conferma delle informazioni che avevo raccolto su internet e farmi spiegare esattamente quali sono i passi da fare per diventare autonoma in Spagna.

Le fasi sono due: compilare e consegnare i moduli di Hacienda e poi portare tutto alla Seguridad Social.

Il modulo di cui avrete bisogno per la prima fase con Hacienda si chiama Modelo 37, che è quello più semplice e breve. In alternativa potreste avere bisogno del Modelo 36, che è un po’ più complesso e serve per chi dovrà fatturare anche all’estero (come nel mio caso, in cui i clienti non sono solo spagnoli: fatelo presente all’impiegata!). La cosa più saggia da fare è risolvere il tutto riservando un appuntamento nella sede di Hacienda più vicina a casa vostra: sul sito web dell’Agenzia si trova un bel link per prenotare la vostra cita previa, e ci si reca direttamente all’appuntamento. Lì vi diranno quale modulo andrà meglio per voi e come compilarlo.

Le informazioni di cui avete bisogno prima di andare all’appuntamento sono:

  • il vostro NIE, cioè il numero identificativo di tutti gli stranieri che vivono in Spagna [do per scontato che lo abbiate già, se vivete legalmente in territorio iberico: se così non fosse, lo si deve richiedere con una procedura a parte nell’Ufficio Immigrazione]
  • il documento di identità italiano da abbinare al NIE
  • sapere in che categoria professionale volete lavorare come freelance: ne esistono centinaia, ognuna identificata dal cosiddetto codice IAE. Io pensavo di rientrare in una, ma poi parlando con l’impiegata di Hacienda ne abbiamo trovato un’altra più adatta. In base alla categoria scelta, si applicheranno le diverse normative sul pagamento di IVA e IRPF
  • sapere in che data vorrete iniziare la vostra attività come freelance

Una volta compilato il modulo con Hacienda, tenetelo ben stretto e passate alla fase 2: appuntamento alla Seguridad Social. Qui non c’è bisogno di prendere un appuntamento in anticipo. Io sono andata direttamente in una delle sedi indicate nel sito, e mi hanno dato un numerino per aspettare il mio turno. Non c’era quasi nessuno, quindi ho aspettato una decina di minuti. Avevo già con me il modulo da compilare (il TA 0521/1), ma in ogni caso ve lo consegneranno al banco e l’impiegata vi aiuterà a riempirlo.

L’importante è portare con voi:

  • NIE e passaporto italiano
  • il Modelo 36 o 37 compilato in Hacienda
  • il numero del vostro IBAN bancario per pagare mensilmente la quota autonomo

Fino a qua non ho parlato di quanto costa lavorare come autonomo in Spagna: se lo chiedete a uno spagnolo vi guarderà strano e sicuramente vi dirà che non conviene, se non avete già dei clienti. Il che è in parte vero: ma c’è da dire che è in vigore un regime agevolato che facilita l’entrata in attività di nuovi professionisti, e per i primi 18 mesi come freelance potrete godere di uno sconto notevole sulla quota mensile da pagare.

In Spagna infatti un lavoratore autonomo deve pagare una quota mensile minima di 265 € al mese (dato 2015) che copre la contribuzione pensionistica e l’assicurazione: la quota massima può variare e dipende dalla scelta del lavoratore (che si suppone disponga già di una buona entrata mensile). Per l’assicurazione bisogna scegliere una mutua dalla lista che vi forniranno alla Seguridad Social: la scelta della mutua non è rilevante né determina un costo maggiore o minore. Il consiglio è quello di scegliere una mutua di grandi dimensioni, che sia facilmente raggiungibile nella vostra città.

Se quindi è la prima volta che vi registrate come autonomo in Spagna, godrete della famosa tarifa plana 50 €. Il termine può trarre in inganno, ma si riferisce al fatto che per i primi 6 mesi di attività pagherete una quota ridotta dell’80% (pari a 50 € se la vostra base di contribuzione è quella minima di 265 €), che successivamente verrà scontata del 50% e infine solo del 30 % negli ultimi 6 mesi. Passati i 18 mesi, entrerete nel regime pieno dei 265 € mensili. Teoricamente in questo lasso di tempo dovreste aver capito se riuscite a sopravvivere o meno come lavoratori autonomi: in caso positivo, tanto di cappello! In caso negativo, potete decidere di annullare la vostra posizione da libero professionista e ritornare a lavorare come dipendente, se ne avete la possibilità.

Quanto tempo ci si mette a concludere queste pratiche? In totale un due/tre ore. Io le ho ripartite in due giornate distinte. Una cosa da evidenziare è che potrete passare al secondo step delle Seguridad Social solo a partire dal giorno in cui volete iniziare la vostra attività lavorativa autonoma. Se quindi andate in Hacienda il 4 ottobre, per dire, ma avete intenzione di indicare come data inizio attività il 10 ottobre, potrete andare alla Seguridad Social solo a partire dal 10 ottobre, non prima.

Attenzione a un dettaglio (su cui io mi sono sbagliata)! Se vi iscrivete nel registro degli autonomi nella seconda metà del mese, dovrete pagare comunque la quota mensile per intero. Se potete, quindi, meglio registrarsi a inizio mese per risparmiare soldi e tempo (e non perdere il primo mese di contribuzione agevolata).

Quanto costa realizzare queste pratiche? Zero. Nessuna marca da bollo da pagare, nessuna tassa sull’attività. Niente, se non le vostre buone quote mensili (e in base all’attività che svolgerete, IVA e IRPF, ma per questo meglio rivolgersi direttamente a un gestor comercial).

Qualcuno di voi ha fatto la stessa scelta ed è diventato autonomo in Spagna o nel suo Paese di adozione? E chi invece è autonomo in Italia, come si trova?

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