Il romanziere non può far altro che lavorare con il tempo, e nulla nel suo romanzo può sfuggirvi.
Ecco, un tassello importante nella costruzione di un romanzo, e che pochi considerano, è il tempo. Si parla della trama, dello sviluppo della storia. In realtà Eudora Welty (è sua la frase in apertura di questo post) punta l’attenzione sul tempo perché ritiene che lavori, e debba farlo, in concorso con la trama.
Qualunque sia la narrazione, questa parte quando si verifica qualcosa. Il romanzo “Delitto e Castigo” si avvia “Al principio di luglio”. Tuttavia, questo non è mai la cornice dentro la quale il protagonista si muove, o meglio ancora: non è solo questo.
È uno dei motori che spinge, genera gli eventi, impone al personaggio di agire. Si potrebbe pensare che non ci troviamo davanti a una novità eccezionale.
Forse, ma sono quasi certo che non viene considerato con l’attenzione che gli spetta.
Una storia esiste perché accade qualcosa, che ha degli effetti sul personaggio o i personaggi. C’è una serie di eventi che seguono un percorso che può essere accidentato, difficile e pure contorto. Ma coerente, e di questa coerenza si deve fare carico chi scrive.
La Welty ricorda quelle formidabili macchine narrative che sono i gialli. In passato ho spiegato che è fondamentale una lettura scrupolosa dei gialli se si vuole avere una pallida idea di che cosa sia la scrittura, e cosa comporta.
Qualunque sarà l’esito della storia, il destino del personaggio, questi sono convincenti ed efficaci solo quando la trama riceve un ordine tale da risultare quello, e nient’altro. Se nelle pagine che si leggono troviamo dialoghi, individui, intrecci, messi a dura prova dagli eventi, o dall’evento che tutto scatena, tutto deve avere una soluzione efficace. Chi garantisce l’ordine e la risoluzione, se non il tempo?
Buona parte dei romanzi si avvia sempre allo stesso modo. L’autore indica il tempo, e il luogo, ed è una convenzione che dall’Ottocento, arriva a noi e che più o meno resta valida e viene applicata anche oggi. Affrontare un romanzo senza avere un’idea del senso e dell’importanza del tempo, sia un errore.
Non si tratta solo di un personaggio che a pagina 121 ha 34 anni e a pagina 456 ne ha 33. Questi sono dettagli, non è qui che il tempo gioca il suo ruolo. È il discreto regista di quello che avviene, prepara, confeziona e infine serve al lettore (e all’autore), quello che serve.
