I lavoratori dei call center di Almaviva Contact sabato scorso hanno organizzato un flashmob in contemporanea a Catania in piazza Università, a Palermo in piazza Politeama, a Napoli in piazza del Plebiscito, e a Roma al centro commerciale Cinecittà 2, per dire NO alla delocalizzazione che distrugge il settore e le vite dei lavoratori (qui potete leggere i dettagli). L’isola dei cassintegrati ha intervistato i lavoratori delle quattro città per conoscere l’esito di questa giornata di protesta pacifica.
Circa 250 tra dipendenti e precari si sono presentati alle 18:00 in piazza Università, a Catania, per gridare tre volte “NO alla delocalizzazione”, rimanendo immobili durante 60 secondi. L’idea del flashmob partita da Catania è stata accolta con entusiasmo anche dai lavoratori delle sedi di Palermo, Napoli e Roma. Isabella Cassibba ci racconta così il flashmob di Catania: “Durante l’evento si sono presentati il Sindaco Raffaele Stancanelli ed Enzo Bianco, entrambi hanno firmato la petizione contro la delocalizzazione che ha come obiettivo la raccolta di 50.000 firme”. Tanta soddisfazione quindi, per aver acceso i riflettori sul problema, ma anche qualche delusione: “Nonostante fossimo in tanti, alla fine di questa giornata il mio sospetto è che molti colleghi non abbiano compreso il rischio che corre il nostro settore. Allora è lecito chiedersi: su una popolazione Almaviva Contact di circa 2.500 persone dove si trovavano tutti quei colleghi che in quel momento non erano in turno?”
Partecipazione molto sentita anche a Palermo, dove un folto gruppo di lavoratori ha unito la sua voce al coro nazionale del “NO alla delocalizzazione”. Coordinati dagli instancabili Angela Giambona ed Axel Russo i lavoratori si sono immobilizzati per 60 secondi in contemporanea con le altre piazze coinvolte nella manifestazione. “Siamo contenti che la stampa locale e nazionale abbia risposto al nostro invito – dice Salvo Montevago -, è un sintomo del fatto che è stato colto e capito il messaggio: il problema delocalizzazione è un problema che riguarda tutto il tessuto economico e sociale del paese”. La soddisfazione è tanta perché i lavoratori, pur senza illudersi, hanno ottenuto anche l’attenzione del sindaco di Palermo e di diversi referenti istituzionali. ”Se non riusciamo a fermare questo abominio del sistema economico rischieremo davvero tanto”, spiega Salvo. “Per questo motivo i lavoratori si sono presi (e si prenderanno) la responsabilità di fare tutto il possibile per portare a casa una legge che regolamenti una volta per tutte il mercato italiano dei call center. Per una vera tutela dei lavoratori”.
Soddisfazione anche a Napoli, come ci racconta Anna Maria Bova: “È stata una bella iniziativa, partita dai lavoratori. Potevo leggere la gioia nei volti dei miei colleghi per essere lì in piazza. Uniti, senza colori né bandiere, per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul problema della delocalizzazione. Era presente anche il sindaco. La maggior parte delle persone non sa neanche cosa sia la delocalizzazione, e non tutti quelli che lo sanno conoscono le reali conseguenze”. E c’è anche un problema legato alla privacy e ai dati sensibili: le aziende che spostano i propri call center all’estero immagazzinano i dati dei loro clienti nel rispetto delle leggi del paese straniero. In questo modo è impossibile garantire una tutela in linea con le leggi italiane. “È per questo che chiediamo delle regole – conclude Anna -, leggi chiare che vengano applicate”.
Anche i lavoratori Almaviva Contact di Roma, la cui sede di via Lamaro è vittima di una sorta di delocalizzazione nazionale (dalla capitale alla Campania), sono scesi in piazza. “Pure noi abbiamo urlato il nostro “NO alla delocalizzazione”, con un unica voce e la speranza di essere ascoltati”, racconta Marina Chimenti. “Serve una legge seria contro la delocalizzazione del lavoro all’estero, con regole chiare precise e, sopratutto, regole che vengano fatte rispettare”.
di Marco Nurra | @marconurra
(Foto: Anna Maria Bova da Napoli)