Ogni volta che, partendo da sé, si sconfina in spazi e situazioni sociali si realizza un coinvolgimento affettivamente significativo che produce espansione personale, crescita, arricchimento e quindi evoluzione sia di se stessi che dell’ambiente sociale circostante.
L’energia vitale in azione è l’energia creativa; l’essere umano, quale esemplare della forma più sofisticata ed organizzata, grazie anche all’ausilio dell’intelligenza, è la creatura depositaria della formula capace di realizzare quei valori umani universalmente riconosciuti quali sono: il benessere e la sopravvivenza.
Da quanto premesso è lecito pensare all’azione umana quale motore della vita e dell’intera comunità. L’uomo è costantemente ispirato dal principio del piacere nel senso che tutto il suo fare assume connotazione positiva in prospettiva della realizzazione di un piacere oggettivo definibile anche esperienza emotiva positiva.
Detta prospettiva costituisce la motivazione all’azione. Difficilmente la persona non motivata si coinvolge e si mette in gioco, ma quali sono gli elementi psicologici capaci di motivare l’uomo? Con molta franchezza si può sostenere che l’essere umano è sempre motivato da due ampie categorie di esperienze emotivi che sono: il piacere scaturente dalla dimensione dell’“essere” ed il piacere generato da quella del“fare”.
Sotto la categoria del piacere di “essere” sono raggruppati tutti i risultati personali che nutrono l’intimo bisogno di: considerazione, rispetto, fiducia, amabilità, stima, bisogno di appartenenza ecc.; sotto la categoria relativa al piacere del “fare” sono raggruppabili tutti quei risultati dell’azione personale che aumentano gli agi materiali quali ad es. una bella casa, un’automobile nuova, una vacanza, un bel guardaroba ecc. ecc..
Molti individui sono fortemente motivati dal piacere del fare tanto da negarsi il piacere dell’essere; altri sono fortemente motivati dal piacere dell’essere tanto da trascurare il piacere del fare.
Nel nostro tormentato mondo del lavoro, dall’ottica del precariato, della disoccupazione e del superlavoro spesso richiesto ai più fortunati, quali sono le motivazioni che muovono l’energia vitale e quindi l’azione umana?
Paradossalmente nella nostra epoca le due categorie di esperienze emotive positive risultano spesso mortificate; la mortificazione del piacere dell’essere sfocia sempre più spesso in dolore di esistere (depressione) e la mortificazione del piacere del fare sfocia sempre più spesso in azione violenta, sleale o delinquenziale; la penuria di motivazioni sane e propositive mette in crisi i valori universali quali, come detto sopra: il benessere e la sopravvivenza di molti cittadini ed, inevitabilmente, quelle dell’intero sistema sociale.
Dott:ssa Elisabetta Vellone