Nel corso degli ultimi 150 anni si sono susseguite riforme che prevedevano un'età sempre più alta per l'istruzione obbligatoria. Si è mai fatto, parallelamente, una campagna culturale - e non propagandistica - sul valore e sul senso dell'istruzione? Dell'istruzione, dico. Dell'istruzione e non di anni scolastici o di titoli.Non mi allargo alla cultura, mi fermo alla preparazione. Preparazione a cosa? Preparazione per tutti o anche per quelle singole persone che ora possono accedervi e magari (in alcuni casi) non sanno neanche bene cosa sia e a cosa serva? Preparazione per essere preparati (e, di nuovo, a cosa?) o preparazione per non essere esclusi?
E, ancora, esclusi da cosa? Sembra quasi che talvolta si consideri l'istruzione come il viatico a una società, ma questo viatico a un certo punto è stato dato a un numero spropositato di persone. Di quale viatico e di quale società si trattava, allora? E che posto in società si guadagna oggi con l'istruzione?
(Talvolta le domande sono retoriche perché non si ha una risposta complessa. E poi, diceva Oscar Wilde, le domande non sono mai indiscrete, però le risposte invece possono esserlo. Ok, io non mi scandalizzo, tranquilli, rispondete, rispondete pure. Ma non ditemi che oggi è indispensabile essere istruiti. Non vi credo.)






