Le ambizioni del club dei BRICS: il direttore Graziani su “Il Sole 24 Ore”

Creato il 20 marzo 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Il prestigioso quotidiano economico Il Sole 24 Ore, all’interno della sua edizione di lunedì 19 marzo, ha dedicato un lungo articolo a Le ambizioni del club dei Brics, in vista dell’imminente summit delle cinque nazioni. Al BRICS ed alle opportunità economiche che offre l’Italia l’IsAG e Geopolitica hanno recentemente dedicato un convegno a Roma.

Nell’articolo l’autrice Chiara Bussi raccoglie le opinioni d’alcuni esperti internazionali, tra cui Jim O’Neill (inventore dell’acronimo) e proprio Tiberio Graziani, presidente dell’IsAG e direttore di Geopolitica. Ecco l’estratto con le dichiarazione di Graziani:

In parallelo con la loro metamorfosi economica prosegue, lenta ma inarrestabile, la trasformazione in un nuovo soggetto politico. La svolta è scattata nel 2006 a margine dell’Assemblea generale dell’Onu. Poi è arrivato il primo summit, organizzato dalla Russia nel luglio 2009. Il terzo vertice in Cina nel 2011 ha segnato un’ulteriore evoluzione, quando il club si è allargato al Sudafrica ed è diventato Brics. «I cinque – spiega Tiberio Graziani, presidente dell’Istituto di Alti studi in geopolitica e scienze ausiliarie (Isag) – hanno preso posizione sui temi della sicurezza internazionale, come il terrorismo e l’andamento del conflitto in Libia, hanno votato per il riconoscimento della Palestina in ambito Unesco e richiesto la riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu». Dal prossimo anno i Brics peseranno di più anche nel Fondo monetario internazionale: in virtù della riforma delle quote Cina, Brasile, India e Russia figureranno fra i dieci principali azionisti.

Nel frattempo il loro potere si rafforza anche in ambito del G20, dove tengono riunioni prima dell’avvio ufficiale dei lavori. Come quello di Cannes dello scorso novembre, quando i Brics (che detengono nei loro forzieri più di un terzo delle riserve mondiali in valuta estera) si sono detti disponibili a mettere mano al portafogli per aumentare la dote del Fmi per arginare la crisi del debito nell’Eurozona. Ma a patto che a fare il primo passo siano i Paesi europei, finora ben lontani da un accordo.
Accanto alla spinta di rinnovamento nelle organizzazioni mondiali, nate quando il sistema era bipolare, i “big five” – fa notare Graziani – «stanno creando altri tavoli paralleli, mattoni per un nuovo sistema multipolare». Ne è un esempio il dibattito sulla nuova Banca dei Brics, sollecitato dall’India a margine dell’ultimo summit del G20 a Città del Messico. Un istituto multilaterale finanziato interamente dai Paesi in via di sviluppo per progetti a loro destinati.

La versione integrale dell’articolo può essere letta cliccando qui (HTML) o qui (PDF).


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