Un ulteriore tassello della rassegna di cabaret organizzata dalla compagnia “ilgattoblu” alla Sala Hárpago di Catania è stato lo spettacolo di Max Pisu. Il comico legnanese irrompe quasi a sorpresa al cospetto del pubblico etneo: durante il consueto monologo introduttivo e interattivo con gli spettatori del capocomico Gino Astorina, poiché si stava parlando proprio di lui e di come si sia ambientato bene nella città di Catania, prendendone subito le abitudini, tra cui aver imparato a parcheggiare in tripla fila, Pisu “compare” affacciandosi al balconcino laterale della scenografia, in un fuoriprogramma che, data l’abilità dei protagonisti, proprio non riusciamo a capire se sia genuino o pianificato. “Disturbandolo” con vari interventi, costringe Astorina a raccontare controvoglia il divertentissimo aneddoto legato a quella volta che l’attrice Cinzia Leone venne nella stessa sala per esibirsi in compagnia del suo amatissimo cane! Lo spettacolo, intitolato Amnesìe, come da programma si propone di farci capire che «dimentichiamo solo quello che ci fa comodo e non ascoltiamo gli altri»; ed in effetti il filo conduttore di tutta la serata non è tanto l’aver poca memoria, quanto la caratteristica di certi personaggi a voler sempre privilegiare il proprio punto di vista quasi non accorgendosi di quello delle persone che stanno loro accanto. Pisu è sempre da solo sul palco, ma in realtà in ogni gag ci sono sempre altre persone assieme a lui… persone che immaginiamo, persone di cui solo lui può sentire i discorsi (discorsi che ripete o a cui reagisce e risponde per farli comprendere al pubblico), persone che in realtà non c’è bisogno di rappresentare fisicamente in quanto di volta in volta il personaggio interpretato dall’attore tende sempre a prevalere verbalmente su di loro, appunto non ascoltandole a sufficienza e volendo sempre imporre il proprio punto di vista; e da qui, ovviamente, nascono gli equivoci e nasce sia la comicità sia la riflessione. Scegliendo di ripercorrere le varie tappe della vita umana in ordine cronologico, Max inizia interpretando un neonato già in conflitto coi genitori, e subito dopo un padre che rimprovera il bambino piccolo perché troppo al centro dell’attenzione; lo sketch dedicato all’età scolare vede Pisu nei panni di un genitore che aspetta il figlio fuori dalla scuola, e nell’attesa dialoga con mamme e papà facendo parecchie gaffe fino a rendersi conto di aver… sbagliato edificio!
Nella gag coniugale si evidenzia la bravura di Pisu nel creare un climax, partendo dal racconto di una situazione nata ad un party e man mano, frase dopo frase, aggiungendo sempre più informazioni con molta nonchalance (quasi non fossero importanti) per arrivare a stravolgere completamente i fatti enunciati all’inizio e a far capire allo spettatore cosa sia realmente successo. L’uomo single che non ha amici e per fare una festa in grande si rivolge all’agenzia per reclutarne di finti, compresi quelli antipatici e una moglie, fa ridere ma mette anche tristezza, evidenziando la solitudine umana e il concetto che tutto si può comprare coi soldi, anche se poi il finale ci dimostra che non sempre è così… ma solo perché il preventivo si rivela essere più caro delle aspettative! Ma l’amnesìa vera e propria citata nel titolo dello spettacolo entra in gioco in un post-rimpatriata coi compagni delle superiori, in cui Pisu proprio non riesce a ricordarsi i nomi degli ex-studenti con cui ha appena trascorso la serata, e chiede aiuto ad un amico rimasto con lui. Invece, la battuta di cattivo gusto, pur fatta in buona fede nel tentativo di tirare su il malato, la fa da padrona nella gag del tizio che va a trovare un conoscente morente in ospedale. L’amaro finale, avendo il comico seguito un rigoroso ordine cronologico, non può che riguardare la fine della vita, ovvero un anziano ormai sul punto di andarsene, che conclude dunque questo ideale ciclo dell’esistenza umana che Pisu sintetizza con dei flash divertenti e umoristici ma anche realistici, rappresentando attraverso dei monologhi che in realtà sono dei dialoghi (o viceversa) un campionario di personaggi bizzarri, cinici, imbranati ma non inverosimili, in cui magari ognuno di noi può in parte riconoscere i propri difetti e il proprio «non accorgersi di chi ci sta vicino». Per non lasciarci con l’amaro in bocca però, Max concede una sorta di bis in cui dialoga col pubblico prendendolo un po’ in giro, poiché considera il “fare il pubblico” come un vero e proprio lavoro, tra l’altro rischioso, perché c’è anche la possibilità che l’auditorio non piaccia al protagonista dello spettacolo, ed esamina in dettaglio tutti i vari aspetti organizzativi di chi si accinge ad andare a teatro a vedere lui. I presenti, pur venendo simpaticamente sbeffeggiati, dimostrano di gradire e continuano a sorridere, così come hanno fatto per tutta la durata dello show, sentendosi persino gratificati di essere presi così sul serio (si fa per dire!).