Magazine Diario personale
Da dove cominciare? Dal fatto che per la prima volta mi trovo ad avere a che fare con un Figlio adolescente. E vi assicuro che viverci insieme non è la stessa cosa che averlo come nipote, parente, ecc. ecc. Diciamo che è un po’ come avere… un estraneo in casa. È pur vero che mio figlio è un po’ speciale (tutti i figli lo sono per i loro genitori, ma nel mio caso è vero!). Lui è ancora affettuoso (fin troppo), sempre alla ricerca di abbracci e coccole. In famiglia praticamente sopporto solo io le sue “smancerie”, e solo perché sono come lui e ricordo ancora che da piccola i miei familiari – a parte mia madre – hanno sempre mal tollerato i miei slanci di affetto. Quindi la storia che sto per raccontarvi la dovete contestualizzare e relativizzare rispetto a un adolescente sui generis. Insomma, non che sia esattamente un santo. L’aspetto magari ce l’ha anche, così biondino, un poco intellettuale, con gli occhiali… Ma si sa, le acque chete rompono i ponti (e anche gli zebedei), e iniziando il ginnasio in una storica scuola della Capitale è venuto a contatto con il mondo, o meglio, si dovrebbe dire l’universo, dei writers (avete presente, no? quelli che negli anni ’70 erano chiamati graffitari). Attività che se a me piace poco, al Marito non piace per niente, visto che lungi dal coglierne l’aspetto artistico si limita a pensare solo al timore di ripercussioni civili e penali. Quindi economiche. Ecco ho finito la breve descrizione di mio Figlio e dell’ambiente in cui vive e che frequenta. Veniamo quindi al racconto. L’altra sera prima di andare a dormire stavo dando una sistemata alla stanza dei maschi. Spostando lo zaino di mio Figlio Grande, perennemente tra i piedi, cadono dalla tasca davanti, che era aperta, due bustine… sospette. Piccole (2 x 3 cm), trasparenti, chiuse con quella specie di zip di plastica. Il contenuto? Un miscuglio di “erbette” verdi e marroni, con un odore ambiguo. Di nascosto da mio Figlio le ho sottoposte al Marito e quindi certi a quel punto di trovarci di fronte a due dosi di marijuana, o di hashish [vall'a sape': il Marito e io non abbiamo MAI fumato uno spinello, né una sigaretta in vita nostra] le abbiamo messe al sicuro nel mio cassetto. Quindi (h 23.30) ho cominciato uno scambio di SMS e chiamate internazionali con l’amica Lea, che in quel momento era in Svizzera. Alla fine, per nulla tranquillizzati, anzi! il Marito e io andiamo a dormire con l’ansia a tremila. La mattina ci svegliamo, informiamo subito Laura dell’accaduto, ci consiglia di parlare con il Figlio, di metterlo di fronte ai rischi a cui può andare incontro, di salute, innanzitutto, ma anche penali, civili, amministrativi. Intanto cominciamo a fare una serie di elucubrazioni sul fatto che non siamo capaci di fare i genitori, che non abbiamo strumenti educativi efficaci, che non gli abbiamo trasmesso i valori che sono alla base della nostra vita… E via così. Poi iniziamo a pensare a delle strategie che possano allontanare nostro Figlio (ormai per noi tossicodipendente, da affidare a una comunità di recupero) dalla cattiva strada. Il marito parte dalle punizioni: non andrà più agli Scout il sabato pomeriggio. [Beh, forse in questo momento lui preferirebbe addirittura non andarci, così può andare liberamente a farsi le canne coi suoi compagni imbrattamuri!]. Poi, la prossima estate, che ha in programma un seminario in Israele… se lo può scordare! [Dai! Non arrivare a conclusioni affrettate, manca ancora un anno alla prossima estate!] Per non parlare del campeggio estivo, o dei week end con i suoi compagni di classe: Basta! Nisba! Niet! Raus! [Scusa eh? Ma deve essere una punizione per lui o per noi?] E comunque prima di aprire bocca non dimentichiamoci delle parole della mia Amica Lea: qualunque punizione gli diamo, non possiamo tornare indietro nemmeno di un passo. Approfittando intanto della temporanea assenza del protagonista di questa avventura, il Marito va a frugare dare un’occhiata allo zaino del Ragazzo… e che ci trova???? Una sacchetta di plastica piena di bustine di the verde e un sospettissimo pacchetto con un involucro di carta stagnola e al suo interno un cubetto di una roba marrone. Ecco! Lo sapevo io! Altro che marijuana! Questo è proprio hashish! [ribadisco che il Marito e io, che non abbiamo mai avuto a che fare con gli spinelli, stavamo parlando assolutamente a vanvera, non avendo mai visto, se non occasionalmente, in mani altrui e da lontano il fumo con i quali i nostri amici si preparavano le "canne"]. Eravamo sempre più arrabbiati. A quel punto meditavo già di coinvolgere i genitori dei compagni di classe che il Figlio frequenta: certo, io al posto loro preferirei essere informata delle malefatte commesse dal mio Ragazzo! E poi, sai che responsabilità sapere una cosa del genere e non riferirle ai diretti interessati. In ogni caso il primo passo era sicuramente quello di parlare con il Figlio, metterlo di fronte alle sue responsabilità, dimostrargli la nostra delusione nei suoi confronti. Spiegargli che noi gli abbiamo dato una bella testa e che abbiamo sempre cercato di dargli un’opportunità in più, oltre che con la sua istruzione, anche permettendogli di coltivare i suoi molti interessi extra e para-scolastici, e che era davvero un peccato aver messo a rischio tutto questo. Che sarebbe stato difficile riconquistare la nostra fiducia, che lo avremmo tenuto sotto stretto controllo: avremmo limitato al massimo le sue uscite e non gli avremmo reso certo la vita facile. Così, usciti da casa i due Figli più piccoli, il Marito e io avevamo calcolato di avere almeno mezz’ora di tempo per parlare con il Figlio Grande a tu per tu. Lo abbiamo convocato in salotto e lui, lillero lillero, è arrivato chiedendoci cosa ci fosse. Lo abbiamo invitato a sedere sul divano. E lui era lì, tranquillo pronto ad ascoltare, anche se cominciava a tradire un po’ di nervosismo. Ho iniziato io con una scena ad effetto: ho detto che per la sera avrei voluto preparare la pizza, e mi chiedevo, mostrando le due bustine sequestrate la sera prima, se avessi potuto usare quell’origano che avevo trovato nel suo zaino. Inizialmente irritato per questa palese violazione della sua privacy appena subita [mamma, intanto chi ti ha dato il permesso di frugare nel mio zaino], è stato presto messo a tacere dalla mia spiegazione [tu avevi lasciato il tuo zaino in mezzo alla stanza con la tasca spalancata, e non è stata colpa mia se le bustine sono scivolate fuori]. Poi, il Marito e io abbiamo tirato fuori il resto del bottino, cioè il the verde e il “pezzo di fumo”, e lui… si è immediatamente rilassato, e con il suo aperto sorriso “metallico” (per via dell’apparecchio) a 32 denti, ci ha spiegato ridendo che quella strana miscela altro non era che the verde e [reggetevi forte!] DADO STAR!!!! Si, qualcuno aveva detto loro che un miscuglio di the verde, dado da brodo, erbette provenzali e tabacco avrebbe dato l’impressione di fumare erba…. e quindi i deficienti, volevano fare uno scherzo a una compagna di classe un po’ “zecca”, che si vantava di farsi gli spinelli, vendendole una dose di… misto per arrosti! A quel punto non abbiamo potuto fare a meno di scoppiare a ridere, finalmente rilassati dopo un giorno di ansia, ma sicuramente consapevoli di dove possa arrivare l’idiozia genitoriale!
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