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Le "balle azzurre" di Mr. B. Oddio, Bersani c’è

Creato il 20 giugno 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Solitamente le manifestazioni dei partiti che non siano comizi, chiamate alle urne, indicazioni di voto, la conta di chi c’è e di chi no, si trasformano quasi sempre in una sorta di “scaldacuori” ad uso di chi sembra avere un attimo di smarrimento accompagnato da una sensibile perdita di senso di appartenenza. La manifestazione del Pd di ieri, al Palalottomatica di Roma, non ha stravolto la regola, anzi. Un Bersani in piena forma, ha scandito i tempi della protesta contro la manovra economica del governo con un serie di osservazioni e di piccole note “umoristiche” su Berlusconi che hanno dimostrato tutta la vis comica di cui è in possesso il segretario di D’Alema e dello statista Violante. Il suo accento romagnolo, a un certo punto, ci ha ricordato quello di Peppone impegnato in un comizio a Brescello, mancavano solo le campane a distesa di Don Camillo e qualche parola “di sinistra”. Dopo aver ricordato a Berlusconi che “la teoria dell’uomo solo al comando non porta da nessuna parte, non ci ha portato da nessuna parte”, ha continuato facendo notare a Silvio, al quale ieri devono essergli fischiate le orecchie a lungo, che “la Costituzione è questa e se non piace uno se ne va a casa”, sapendo benissimo che la casa di Berlusconi, come ha affermato più volte Di Pietro, non sarebbe la sua villa di Arcore ma una struttura pubblica a qualche chilometro di distanza. Inarrestabile, Bersani a tirato fendenti a destra e a manca: “Berlusconi ha risolto solo i problemi suoi e non quelli degli italiani”; “l’articolo 1 della Costituzione sancisce che la sovranità spetta al popolo e non a chi il popolo ha eletto, e questo Berlusconi che pure ha una memoria vivida, lo ha dimenticato”. Ma il massimo, il Pierluigi pidino lo ha toccato quando ha parlato di “balle azzurre”, che non sono le mozzarelle sequestrate ieri dai Nas, ma tutte le sparate che Berlusconi ha fatto in campagna elettorale e subito dopo essere tornato saldamente al potere. Le “balle” riguardano tutta una serie di domande alle quali, un politico serio, dovrebbe rispondere subito invece di affidarsi agli instant book di Bruno Vespa. Bersani ha sostanzialmente chiesto: “Dov’è finito il taglio all’Irap? Dov’è finito il posto fisso? E la Banca del Sud? E la mitica Credit Card? Possibile che colonne di piombo sono state scritte su queste bolle di sapone e nemmeno quattro righe per dire che erano tutte balle? Ma lo volete scrivere?”. Stavolta il fischio è andato a infilarsi dritto dritto nelle orecchie di Augusto Minzolini. Ma le domande mica sono finite qui. In piena enfasi oratoria Bersani ne ha messe in fila altre due molto serie: “Dove sono finiti i miracoli dell’Aquila? E quelli sull’immondizia di Napoli?”. Per quanto riguarda l’immondizia di Napoli, ci permettiamo di rispondere noi: si è clonata raggiungendo Palermo. Per i miracoli dell’Aquila bisognerebbe rivolgersi direttamente al Padreterno visto neppure le new town, a quanto sembra, rappresentano il massimo della sicurezza e dell’abitabilità. Quella di ieri è stata, insomma, una manifestazione in cui, fra il poco faceto e il molto serio, il segretario del Pd ha cercato di usare un linguaggio accessibile a tutti rifuggendo, almeno per una volta, dal politichese che pure gli è tanto caro quando va da Santoro a far ridere Tremonti. Per colmo della sfiga c’è stato un giornale che ha bollato il discorso di Bersani con un titolo imbarazzante (per chi lo ha concepito, of course), Questa sinistra è una barzelletta, scrivendo subito dopo: “La manifestazione anti-Manovra diventa uno show. Bersani preferisce buttarla sul ridere: sketch, battute e fischi a Berlusconi. Alla faccia dei contenuti e dei bisogni degli italiani”. Ci piacerebbe sapere cosa bevono nella redazione de Il Tempo e, soprattutto, se hanno mai seguito un discorso (uno solo) di Berlusconi in una qualunque occasione, italiana o estera. Quando va bene racconta la barzelletta di Mohamed Esposito, quando gli dice male quella dell’uomo più intelligente del mondo. Se c’è un politico barzellettiere questo è proprio il presidente del consiglio, ma da quelle parti, in una sede troppo vicina a palazzo Chigi, i colleghi del Tempo risentono degli influssi nefasti del potere. Ma la stampa non era tutta di sinistra?


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