Magazine Cinema
Durata: 131'
La trama (con parole mie): Ben e Chon sono due amici inseparabili, imprenditori a capo di un'impesa milionaria legata alla coltivazione e distribuzione di marijuana che li ha resi noti in tutta la California. Il primo è un pacifista plurilaureato che con i guadagni gira il mondo aiutando popolazioni in difficoltà, il secondo è un ex navy seal, un killer. Il primo si perde in notti da letto e carezze, il secondo scopa dove capita esorcizzando il male che porta dentro.Ben e Chon condividono tutto, anche l'amore della loro vita: Ophelia detta O, devota ugualmente ad entrambi, come se fosse possibile essere innamorati in tre, contemporaneamente.La vita da sogno dei ragazzi è però bruscamente interrotta con l'arrivo di un'offerta del Cartello messicano diretto con pugno di ferro da Helena e coordinato dal suo braccio armato, Lado: Ben pensa di poter semplicemente rifiutare la collaborazione, Chon sa già che la situazione precipiterà.Prima di riuscire ad attuare il piano di dileguarsi facendo perdere le proprie tracce, infatti, O viene rapita dagli uomini di Helena: i due amici inseparabili non potranno, a quel punto, più tirarsi indietro dalla guerra.
Qualche anno fa, quasi per caso, acquistai in libreria un romanzo che mi avvinse già dalla trama in quarta di copertina, e che - questo ancora non lo sapevo - mi avrebbe rivelato uno degli autori destinati ad entrare nell'Olimpo letterario di casa Ford, un signore di nome Don Winslow: L'inverno di Frankie Machine era il titolo in questione.
Raccontava il ritorno in azione - molto poco voluto - di un ex killer della Mafia che figurai nella mia testa durante la lettura come una sorta di Michael Madsen un pò più vecchio, sognando già l'ipotetica trasposizione cinematografica - finora rimasta nel limbo - firmata da Michael Mann con De Niro protagonista.
La lettura fu ottima, tanto da ricordarmi uno dei miei libri preferiti di tutti i tempi - Come una bestia feroce di Edward Bunker -, e quando tempo dopo recuperai Il potere del cane realizzai di avere tra le mani l'opera di uno scrittore assolutamente incredibile.
Come se non bastasse, i lavori di Winslow che lessi di seguito mi stupirono tutti in positivo, almeno fino a Le belve: per la prima volta, infatti, quello che stringevo tra le mani aveva l'aspetto dell'opera finta e posticcia, cool e alla moda abbastanza da stuzzicare immediatamente l'appetito di Hollywood che pronti via avviò la macchina della produzione coinvolgendo un regista discontinuo eppure decisamente potente, Oliver Stone, nell'operazione.
In questo senso, ammetto di essere partito discretamente prevenuto a proposito dell'operato del regista di Platoon - altra enorme delusione per il sottoscritto -, che speravo si rivelasse più una tamarrata dai colori sgargianti che non una prova da "ambizione molto superiore al talento" quale era stata, di fatto, quella del romanzo: purtroppo per me, Le belve - sarà anche per la collaborazione alla sceneggiatura di Winslow - mantiene lo spirito del libro alla grandissima, cosa che sarebbe stata particolarmente apprezata se il punto di riferimento fosse stato in grado di farmi gridare al miracolo - come i già citati Come una bestia feroce e Il potere del cane, ad esempio - ma non nel caso di uno scritto ipertrofico e pompato che probabilmente il vecchio Don ha partorito in un momento di profonda e radicata crisi di mezza età sperando di poter tornare giovane, muscoloso, con i capelli e vivere un'avventura incredibile accanto ad una tipa mozzafiato pronta a soddisfarlo in tutto e per tutto.
Da questo punto di vista, forse, Stone è riuscito in un'impresa non da poco - soltanto i Coen con Non è un paese per vecchi, di recente, ce l'avevano fatta conservando lo stesso rispetto per il romanzo d'ispirazione -, tra l'altro ritrovandosi a maneggiare una materia che già conosceva, e addirittura il finale - reso più morbido rispetto a quello disperato e definitivo del libro - pare quasi non stonare all'interno dell'economia di una visione che fa dell'eccesso la sua parola d'ordine, quasi si stesse parlando di una versione aggiornata di U-Turn, uno dei film di Stone meno amati dal sottoscritto, tra le altre cose: il montaggio frenetico e videoclipparo, i protagonisti scelti principalmente per la loro fisicità - anche se, occorre ammetterlo, Taylor Kitsch in originale pare assumere uno spessore maggiore, a livello attoriale -, il gusto dell'estremo che filtra attraverso le figure sopra le righe - e a tratti irritanti - di Del Toro e Travolta sono tutto il fumo negli occhi di una pellicola che vorrebbe fotografare le sfumature dell'essere selvaggi - interessante notare il parallelo secondo il quale gli uomini del Cartello da una parte e Ben, Chon e O dall'altra ritengano gli avversari, per l'appunto, tali - ma che, di fatto, si preoccupa soltanto dell'impatto creato in superficie.
Quasi come se, per uscire a farci una bella bevuta, affittassimo una Hummer per andare a parcheggiarla in doppia fila, invece che entrare in sordina nel locale e riuscire a bere più di chiunque altro: troppo facile, caro Oliver.
Come era stato troppo facile per il caro Don.
Resta, dunque, con lo scorrere dei titoli di coda, la sensazione di aver assistito ad uno spettacolo che non sarà stato così male ma decisamente non si ritroverà destinato a rimanere impresso nella memoria, quasi come una conquista in una serata di baldoria: il mattino dopo, più della stessa, sarà la presenza dell'hangover ad occupare tutti i nostri pensieri.
Forse Winslow e Stone sono più e troppo simili di quanto non sarebbe stato utile al romanzo - e al film -.
Forse ci sarebbe voluto un Rodriguez, per raccontare le gesta leggendarie di un terzetto che, invece di uscire dalla pagina e dallo schermo come la sua leggenda vorrebbe, finisce per essere il ritratto senza spessore di una generazione che bada solo ed esclusivamente alla copertina.
MrFord
"Here comes the sun, doo doo doo doo
here comes the sun, and I say
it's alright
little darling
it's been a long, cold, lonely winter
little darling
it feels like years since it's been here."The Beatles - "Here comes the sun" -
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