alessia e michela orlando
ELOGIO DELLA BUGIA
…e se le bugie non avessero le gambe corte, ma si reggessero su una corta memoria?
È del 1947 "LE BUGIE CON LE GAMBE LUNGHE". Il fortunatissimo testo teatrale di Edoardo si regge tutto nel titolo che è tanto significativo quanto suggestivo, quindi capace di contenere ogni vicenda raccontata. La stessa storia, l'insieme delle vicende narrate con le tecniche edoardiane, ben note e studiate, si sviluppa in casa Incoronato.
La domanda che si può porre in maniera pertinente è: come si fa a conoscere ciò che accade nei diversi ambienti di una casa? Come si può diffonderle? Quanto tempo occorre affinché tutti possano conoscere tutto? Limitando il discorso e rifacendoci all'epoca, ai mezzi di comunicazione allora in uso, ovvero alla radio e al telefono (la televisione sarebbe esplosa in Italia decenni dopo: negli anni '50-'60 si trovava solo in qualche bar e nelle case dei ricchi; di Internet neppure l'ombra…), si potrebbe opinare che sarebbe necessario un tempo lunghissimo e che molti potrebbero non essere raggiunti, ignorare i fatti per sempre, morire senza saper nulla.
Naturalmente non è più così, adesso tutto è troppo veloce. Troppo, insopportabilmente esagerato, come dimostrano le ultime vicende, quelle connesse a Wikileaks.
Su questa vicenda, ancora troppo recente, è difficile prendere una posizione, ma si può dire con certezza: un testimone, nel 1947, poteva sapere tutta la verità, la sua naturalmente, e ciò che accadeva in una casa. Poteva anche raccontarla decidendo di modificarla. E poteva ricordarsi di averlo fatto. Insomma: era agevole mentire.
Adesso, nel mondo globalizzato, si può conoscere tutto di tutti, velocissimamente. E si può ancora mentire. Ma sarà mai possibile ricordare di averlo fatto? Sarà mai possibile non tradirsi?
Il dibattito su Wikileaks e sulla sua incidenza nella società globalizzata si è in ogni caso acceso. Se ne può trovare traccia anche qui: http://www.ilculturista.it/cultura/?p=5963, dove si può leggere un articolo firmato da Maurizio Gregorini. Ne riportiamo una parte:
"Evitiamo di perdere tempo con inutili panegirici. La domanda cruciale è: l'attività divulgativa di Wikileaks è utile ai popoli e alla libertà o dannosa? Perchè qui sta il punto, a noi non può e non deve interessare se danneggia questo o quello, se Assange è uno scalatore sociale o un maniaco sessuale con delirio di onnipotenza e se le sue rivelazioni contengono solo pettegolezzi scontati o notizie rilevanti. A noi deve interessare se la sua azione, in futuro replicabile da altri e resa sempre possibile dai media digitali, incide positivamente o negativamente sul futuro della società e della vita delle persone. Per appurare il vero seguiamo una strada ad reducendum, cioè proviamo a paragonare i segreti degli stati alla vita privata dei singoli. Poniamo dunque che un nemico, esperto di informatica, di tal Giorgio Rossi decida di entrare nel suo computer, appurarne il contenuto e divulgarne i segreti cruciali, in nome della libertà e del diritto d'informazione, a tutti gli amici e i nemici, i parenti, i conoscenti, i colleghi di lavoro. Senza nulla omettere: vaghi tradimenti, sciocchi intrallazzi, piccole menzogne, chiacchiere e dicerie e personalissime opinioni."
(…)
E conclude:
"La gestione del potere sottintende anche un patto oscuro fra chi lo detiene e chi lo concede: fai il lavoro sporco nell'interesse della nazione tu, io ti eleggo e non farmelo sapere; guai a spezzare questa intesa, l'anarchia è dietro l'angolo. Assange e quelli come lui, dunque, sono dei veri guastatori , pericolosissimi anche perché a senso unico, forse appartenenti a quella schiera di forsennati nichilisti rossi che minano la nostra società, forse foraggiati da qualche nemico dei paesi europei e degli Stati Uniti. Perché lo slavato e viscido australiano non prova nemmeno a violare gli archivi digitali del governo cinese? Nordcoreano o iraniano?"
Come si nota, emerge una analisi retta da una opzione politica, nonché un coinvolgimento personale quanto meno concitato.
Noi non lo facciamo; preferiamo non esprimerci. Preferiamo ricordare le parole pacate con cui Eduardo conclude il suo "LE BUGIE CON LE GAMBE LUNGHE", riportando anche le note di regia:
LIBERO (comprende il complesso di lui, si rimette la giacca, e per trarlo d'impaccio) No, grazie. Ho da fare. (Poi a Graziella) Cammina, tu.
Benedetto segue con lo sguardo i due che, lentamente, escono per la comune.
Illustrazione: Eduardo e Totò.