Zaino in spalla, costume e felpa (controsenso solo apparente), Federica ci porta alla scoperta delle spiagge Canarie, nel primo dei suoi “caffè”.
Il caffè che si beve in Spagna è decisamente diverso rispetto all’espresso al quale siamo usi. La versione Canaria presenta la particolarità di essere un po’ meno lungo e con latte. Ma l’originalità è nel versare latte condensato al posto di quello caldo, e del non aver bisogno di zucchero.
Magari sembrerà strano, ma siamo a luglio ed io studio con calzini, pantaloni felpati e giacca in pile. Ebbene sì, perché nonostante sia alle Canarie, isole dell’eterna primavera, ci sono 15 gradi. Sono coerenti, dicono che la temperatura si mantiene costante e così è: 15 gradi tutto l’anno, inverno o estate che sia!. Ma vivo pur sempre su un’isola, prossima al Tropico del Cancro per cui, di tanto in tanto, mi concedo un po’ di mare; mi tocca quindi partire con scarpe chiuse, pantaloni (possibilmente lunghi), maglia, felpa, sciarpa e, ovviamente, il costume; zaino in spalla e si parte: mi dirigo al intercambiador de La Laguna, scelgo la guagua a seconda del tipo di spiaggia (di sabbia bianca del Sahara, nera di origine vulcanica o di scogli, turistica o immersa nella natura, a 15 minuti di bus o a una/due ore con cambio a Santa Cruz) e via. Così si passa dai 15/18 gradi de La Laguna ai minimo 22°C di Santa Cruz, 25°C del Puerto della Cruz, 30°C di Radazul e via dicendo.
La guagua parte tra 20 minuti, andiamo a prendere un caffè? Perché no!
Scendiamo le scale e ci dirigiamo al bar più vicino: “Dos cortados por favor”. Ci servono il nostro caffè, che di cortado ha ben poco: una tazzina bianca della Lavazza piena di un liquido di un marroncino pallido. Iniziamo a bere “Puah, fa davvero schifo!!”. “La prossima volta chiedetelo a me il caffè, si sa che come lo fanno gli italiani, nessuno!!”. La voce del barista ci destabilizza, non ci aspettavamo ci fosse qualcuno che potesse capirci! “Ok, sarà fatto”.
Sorridiamo e andiamo via, dirette in spiaggia.
Acqua gelida (che mantiene la pelle giovane, dicono), ragazze che non amano il costume e preferiscono l’abbronzatura integrale coperte solo da un quasi impercettibile perizoma, ragazzi dai fisici statuari arricchiti da immancabili tatuaggi (spesso di dubbio gusto), una cervecita fresca (garimba in canario, perché qui parlano uno spagnolo proprio) bevuta quasi fosse acqua e papas fritas in busta. Cosa vuoi di più dalla vita?
Il ritorno a casa è sempre traumatico: sbalzi termici di anche 20°C in una manciata di km! “Sono i microclimi”,continuano a ripetermi!
Al prossimo caffè canario (o canarino, non ho ancora ben capito come si dica in italiano).