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Chiaramente è scelto perchè si presume sia semplicemente una pedina manovrabile dall'onnipotente consiglio d'amministrazione ma non è così: Marc dimostra polso forte nelle trattative, idee imprenditoriali nuove, è costretto a diventare suo malgrado lupo in un mondo di agnelli. Da semplice impiegatuccio si trasforma in squalo della finanza e si trova a fronteggiare i metodi senza scrupoli di un fondo speculativo americano che se ne frega della legge e delle conseguenze morali nell'uso di derivati tossici potenzialmente in grado di mandare sul lastrico molti investitori.
E' una lotta all'ultimo sangue..pardon, banconota. E Marc dopo aver sceso tutti i gradini verso l'abisso dell'abiezione dimostrerà che i soldi non sono tutto. Ma quasi....
La carriera di Costa Gavras ha sempre seguito con particolare attenzione le varie emergenze democratiche su e giù per il mondo: dalla Grecia dei colonnelli tratteggiata nel feroce Z, l'orgia del potere, alla Cecoslovacchia sotto il giogo sovietico di La confessione, dal Cile in cui la CIA ha infiltrato la propria longa manus visto in Missing, alla Chiesa contigua ai nazisti narrata nel controverso Amen.
Cinema militante insomma, sempre ben attento alla società.
Le capital ,il suo ultimo film, è anche lui frutto dell'emergenza democratica allo stesso modo in cui lo erano i titoli precedenti:oggi l'emergenza si chiama economia e mancanza di lavoro.
E se Costa Gavras rileggeva in modo sarcastico la crisi nelle forme di una guerra tra nuovi "poveri" ( proprio per mancanza di lavoro) nel beffardo Cacciatore di teste, una black comedy con le cadenze di un thriller , in questo suo nuovo film siamo dalle parti dell'apologo (im) morale alla Margin Call o alla Too big to fail in cui un pugno di dirigenti impegnati in una sorta di risiko finanziario determina i destini di migliaia di investitori, non facendosi scrupoli di ridurli alla povertà.
Le capital seguendo la storia di Marc, un pesce piccolo che gradualmente si trasforma in squalo della finanza, segue anche la sua metamorfosi morale suggerendo che il denaro oltre che la vita può cambiare profondamente anche le coscienze.
Tanto da diventare irriconoscibile anche agli occhi della moglie che si ritrova in casa un marito assente e che imbastisce una storia con un'avvenente prostituta di origini indiane capace di tirargli fuori tutti i suoi istinti peggiori( forse la parte meno convincente del film proprio perchè è incredibile vedere certi potenti ragionare solo in base ai picchi ormonali).
Usando uno stile registico vivace e volitivo con dei picchi di visionarietà grotteschi ( vedi i brevi frammenti in cui vengono visualizzati i veri pensieri di Marc) , Costa Gavras riesce a rendere fruibile una storia che normalmente non lo sarebbe tra consigli d'amministrazioni, partite a scacchi tra dirigenti e milioni di euro spostati come se fossero bruscolini.
E tutti questi Robin Hood ( o forse sono Superciuk senza complicazioni alcoliche, chi ha letto Alan Ford capirà) all'incontrario pagati fior di milioni per rubare ai poveri e dare ai ricchi alla fine cadono sempre in piedi. Anche se venissero licenziati beccherebbero sempre buone uscite milionarie.
Proprio come succede nel film: Marc vince pur perdendo ma la sua non è la vittoria che ci saremmo aspettati.
E' un calice amaro da mandare giù.
Ottima la trovata di utilizzare un attore come Gad Elmaleh, maschera comica di grande successo in Francia, come interprete di Marc.
Se Il capitale di Marx terminava con una speranza, Le Capital di Costa Gavras termina con una certezza: se i soldi non fanno la felicità...beh figuriamoci la miseria....
( VOTO : 7 + / 10 )
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