Gaspare, Melchiorre, Baldassarre: già dai nomi sorgono pensieri fantasiosi su questi scienziati ricchi e ben vestiti, che recano doni preziosi quanto loro. E la befana? Lei non s’appella per nome. Lei è befana e punto, stop.
Se non l’avete capito, anche se nutro un debole per Baldassarre, io tifo Befana. Vuoi mai: anche solo perché nella “befanitudine” ci son già dentro e quasi fino al collo…
Due parole allora su chi era l’innominata Befana e di come accadde che fu costretta ad essere befana e un po’ strega per l’eternità e di più.
La sera di un lontanissimo cinque Gennaio la signora Cesira se ne stava tranquilla, intenta a preparar caramelle. Da qualche giorno girava di casa in casa la novella che era arrivato “quel bambino”. Da nonna tenerissima, ma di nessun nipote qual era, voleva portagli giocattoli e caramelle fatte in casa che sarebbero stati il suo dono. Fuori faceva molto, molto freddo e le sue ossa ne risentivano, tanto che lavorava vicino ad una stufetta per riuscire a scaldarsi. Bussarono alla porta. Sola, timorosa e circospetta non apriva mai dopo le otto di sera. Ma non erano degli sconosciuti: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre le si pararono dinanzi, pieni di mercanzie, ben tenuti ed eleganti come al solito. Lei si guardò il grembiule e le ciabatte e li invitò ad entrare.
“No, non ci fermiamo” rispose Baldassarre “ stiamo andando dal bambinello, vieni anche tu?”
“Baldassarre! Come ti sei fatto vecchio! No. Io non posso, son qui a preparar caramelle da portargli in dono e devono asciugarsi. Ci andrò domani, ci andrò. E poi fa troppo freddo.” E i tre se ne andarono, senza aggiungere altro.Sì, insomma, Baldassarre avrebbe voluto replicare, ma avevano molta fretta.
La mattina del giorno dopo, assai di buonora, Cesira riempì il paniere di giocattolini e caramelle colorate. Arrivò ansimante alla capannuccia, ma non c’era più nessuno. Aspettò un pochino, in mezzo ai brividi per il freddo mattutino, poi dovette tornarsene sui suoi fiacchi passi, tristemente.
“Eccola lì, la ritardataria!” urlò bruscamente un angelo del Signore
“ Ehi! Biondino caro, biondino bello, chiedo venia: stavo aspettando che le mie caramelle si asciugassero. Dov’è andato Gesù. Dove sono tutti?”
“Capo primo: biondino lo dici a tuo fratello! Io sono un angelo del Signore. Secondo: non so di preciso… Cercateli! Da qualche parte saranno andati…Terzo: se io son bello e biondo, tu sei una Befana e anche un po’ strega”.
Ecco fatto! Da Cesira diventò befana e per sempre.
E fu così che: per aver sbagliato i tempi, forse per un eccesso di confidenza, per un accesso di irriverenza, per l’artrite e non so cos’altro, Cesira sta ancora girando a cercare Gesù, lasciando doni e caramelle buonissime. Ma è Befana, nei secoli dei secoli.
Si dice che qualcuno l’abbia sentita parlare da sola. Tra sé e sé non fa che ripetersi: è proprio tutta una questione di tempo. Nella vita è solo una faccenda di ritmo…
Dunque, ditemi un po’: come si fa a non tifare Befana?
Ingredienti: 320 g di zucchero semolato, 80 g di succo di frutta senza zucchero, 1 cucchiaino di succo di limone, coloranti alimentari facoltativi
Occorrenti: casseruola, sac a poche senza bocchetta o cucchiaino, carta da forno teglia
Mettete gli ingredienti nella casseruola e mescolate fino ad ottenere un composto morbido. Scaldatelo per 5 minuti su fuoco basso, senza farlo bollire. Formate subito le caramelle grandi quanto vi piace. Il composto si allargherà leggermente. Lasciate asciugare per qualche ora poi staccatele dalla carta forno. Il colorante alimentare non è indispensabile. Il mio rosa è stato ottenuto mettendo al posto dell’acqua un po’ di succo residuo della cottura a vapore della prugne rosse.
Le caramelle si conservano per molto tempo se ben chiuse e in ambiente fresco e secco.
Per tutti una buona giornata felice!
Mentre scrivevo questo post ho appreso della morte di un grandissimo della musica: Pino Daniele. Mi viene spontaneo dedicarglielo.