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Le carte segrete sulla strage di Ustica

Creato il 03 settembre 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino Le carte segrete sulla strage di Ustica - 3 settembre 2014

strage-usticaDi Mario Marrandino. Dissidenti libici accusano Gheddafi di aver abbattuto il Dc9 Itavia. Ma lui non ci sta e accusa gli USA, che prima negano di avere portaerei nel Mar Tirreno, ma poi vengono smentiti. Sembra l’inizio di un romanzo di Dan Brown, con qualche mistero oscuro ed intricato da risolvere, ma in realtà è una questione che va avanti dal 1980.

Alcune documentazioni, solo ora consultabili, presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, parlano di una faccia nascosta della vicenda di Ustica: documenti, cartelle e fascicoli che portano la bolla del “segreto”, o addirittura del “segretissimo”. Nonostante tutto, però, il mistero continua a vivere.

Nonostante tutto perché la questione, come molte altre del resto, sembra sempre sul punto di svelare ogni suo lato oscuro, mostrandone però poi sempre degli altri: il 3 maggio 1992, l’ambasciata del Cairo informa il ministero degli Esteri che il giudice Rosario Priore ha ottenuto l’interrogatorio dell’ex primo ministro libico Abdel Hamid Baccouch da parte delle autorità egiziane. Sarà proprio lui a confermare molti dei sospetti sollevati fino a quel momento: “il bombardamento dell’aereo dell’Itavia” è opera “di un aereo libico per ordine diretto di Gheddafi”. E ancora “il presidente libico, da lui considerato elemento mentalmente squilibrato avrebbe personalmente diretto una serie di attentati terroristici di cui la strage di Ustica rappresenta solo un episodio anti-italiano organizzato come reazione all’azione italiana di garanzia della neutralità di Malta che annullava il controllo esclusivo da lui tentato sul primo ministro maltese Dom Mintoff”

L’ambasciatore di Tripoli, Alessandro Quaroni, è la mano che scriverà decine di telex “segreti” che ricostruiscono non solo le varie versioni libiche circa la strage di Ustica, ma anche del Mig libico schiantatosi sui monti della Silia in quel periodo. La sintesi dei suoi rapporti, citando Repubblica: ‘Per la verità ufficiale’, scrive Quaroni, ‘l’aereo è caduto un mese dopo la strage di Ustica, a luglio. Ma dai documenti ora disponibili emerge con tutta evidenza quanta disponibilità e fretta le autorità italiane abbiano messo nello sbarazzarsi del corpo del pilota, reclamato dai libici che sostengono trattarsi di un aviatore esperto rimasto vittima di un improvviso malore che lo avrebbe portato fuori rotta. Il carteggio custodito e coperto finora da massima segretezza è tutto un susseguirsi di raccomandazioni alla “sollecitudine” e di inviti ad assecondare la richiesta dei libici di una propria commissione ispettiva che viene accolta in Italia e dalla quale si riceverà poi la verità su quell’incidente’.
In un “Memorandum” del 2000, stilato dalla Farnesina e dall’intelligence, vi sono racchiuse tutte le comunicazioni e varie relazioni tra i vari governi del mondo, ovviamente compreso il nostro, sulla questione. Massimo D’Alema e Giuliano Amato, si rivolgono alle più alte autorità francesi, americane e libiche per chiedere di fare luce sulla strage; ci si incentra soprattutto sul motivo per cui, quella notte dell’80 ci fosse un’attività aerea tanto intensa e insolita.

Gli Stati Uniti si mordono la coda. Secondo il “Memorandum” in un primo momento affermeranno che “nell’area dell’incidente non vi era alcuna nave né aereo statunitense, ivi compresi quelli della sesta flotta” ma successivamente, dai dati raccolti, risulta non solo il movimento di aerei americani ma anche di ulteriori veicoli di cui è impossibile identificarne l’appartenenza, in quanto sprovvisti di sigla ma che sono decollati da basi francesi o americane. Gli Usa continueranno a negare, andando contro, addirittura, a registrazioni radar. Interviene però il comandante della loro portaerei Saratoga, asso della smentita: “un traffico aereo molto sostenuto nell’area di Napoli soprattutto in quella meridionale: sul radar abbiamo visto passare molti aerei”.

Un mistero archiviato e non ancora risolto, ancora oggi.


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