Le contraddizioni della “cattolica” Laura Puppato

Creato il 10 gennaio 2014 da Uccronline

Interessante il fenomeno in voga da alcuni anni di proclamarsi apertamente “cattolici” per poi essere liberi di contrastare la dottrina cattolica, senza il rischio di essere velocemente liquidati come militanti della fazione opposta. Il successo di questa operazione -si pensi alla notorietà mediatica di Vito Mancuso, di Ignazio Marino o Sandro Bondi- ha portato così alla “fase 2″: dichiararsi contrari all’aborto e poi difendere l’aborto, sostenendo la Legge 194.

Lo abbiamo visto recentemente commentando le dichiarazioni del cattolico e obiettore di coscienza dott. Nicola Surico, presidente uscente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) ed attuale Presidente dei chirurghi italiani, il quale ritiene che l’interruzione di gravidanza «si tratta pur sempre di interrompere una vita» ma «da cattolico non accetto che una legge non venga applicata». Per il cattolico Surico non è sacra la vita, ma è sacro applicare la legge che interrompe la vita.

Le stesse contraddizioni si riscontrano nella cattolica Laura Puppato, fenomeno emergente del Partito Democratico ma con già alle spalle una serie infinita di sconfitte elettorali che, ad una persona dotata di buon senso, suggerirebbero di ritirarsi dal mondo politico. Ha iniziato la carriera politica nel 2002 come sindaco di una cittadina veneta (eletta al secondo mandato con il 52,07%). Nel 2009 fallisce il tentativo di candidarsi alle elezioni europee, nel 2010 tenta allora di candidarsi alla presidenza della Regione Veneto ma i cittadini, ancora una volta, preferiscono qualcun altro. Un altro tentativo è stato nel 2012 quando si è candidata per guidare il centrosinistra italiano, ottenendo però il 2,6% dei voti e, ovviamente, piazzandosi ultima tra i candidati (dietro persino a Bruno Tabacci). L’ennesima performance è aver sostenuto con tutte le sue forze, nel 2013, la candidatura di Pippo Civati, il quale prevedibilmente è arrivato ultimo con il 14% di preferenze.

La Puppato ha quindi optato per aprire un suo blog su “Il Fatto Quotidiano” e recentemente ci ha regalato un articolo davvero interessante: «io sono contro l’aborto, per questo difendo la legge 194», ha scritto sfidando, da buon esponente politico, la legge della non contraddizione. Il motivo di tale posizione? La legge avrebbe dimezzato in 30 anni il ricorso all’aborto. Chi lo dice? La Puppato indica come fonte un articolo su “Repubblica” della femminista Maria Novella De Luca che si accanisce contro l’obiezione di coscienza e, tra un catastrofismo e un altro, spiega che nel 2013 si vivrebbe un «clima cupo degli anni antecedenti al 22 maggio 1978, quando finalmente in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza diventò legale? E gli aborti iniziarono a diminuire, arrivando oggi ad essere il 53,3% in meno rispetto agli anni Ottanta». Chi sostiene questa correlazione? Nessuno, la De Luca non cita fonti.

Innanzitutto è curioso che la Puppato sia contraria all’aborto. Per quale motivo? Si può essere contrari all’aborto di un grumo di cellule? Ovviamente no, cosa ci sarebbe di moralmente riprovevole? L’unico motivo per essere contrari all’aborto è perché si accetta l’evidenza che l’embrione è un essere umano. Mette i brividi allora leggere che per la Puppato esisterebbe (quale legge lo stabilisce?) «il diritto della donna ad interrompere una gravidanza indesiderata» e dunque esisterebbe il diritto ad uccidere un altro essere umano.

Passiamo alla sua tesi: la 194 avrebbe dimezzato gli aborti. Non solo non esistono fonti a sostengo, ma è dimostrato che la diminuzione del numero di aborti è dovuta ad una serie molteplice di fattori: contraccezione, pillole abortive e del giorno dopo (che in caso di concepimento sono abortive); è diminuita la fertilità generale; aumentata la consapevolezza della drammaticità dell’aborto, permessa dal progresso della medicina ed è cresciuta l’attività dei consultori familiari come certificato recentemente dal Ministero della Salute («il ruolo positivo che tali servizi hanno avuto nella riduzione del rischio di aborto tra le italiane. Forse la riduzione del tasso di abortività tra le cittadine straniere osservato recentemente, come riportato nel capitolo sulla cittadinanza, può essere in parte imputabile al lavoro svolto da questi servizi», pag. 31); infine è anche grazie all’aumento costante del numero di medici obiettori di coscienza (anche questo dato confermato dallo stesso rapporto: «si osserva come l‟esercizio del diritto all‟obiezione di coscienza abbia riguardato elevate percentuali di ginecologi fin dall‟inizio dell‟applicazione della Legge 194, con un aumento percentuale del 17.3% in trenta anni, a fronte di un dimezzamento delle IVG nello stesso periodo», pag. 8). I dati, inoltre, mostrano che le interruzioni di gravidanza sono cresciute notevolmente già subito dopo il 1978: 68.000 aborti nel 1978;187.752 nel 1979; 220.263 nel 1980, 224.377 nel 1981; 234.377 nel 1982. Poi c’è stata una diminuzione del numero ma non è pensabile che sia merito della Legge 194 dato che, proprio tale legge, è stata la causa di un progressivo aumento subito dopo la sua emanazione.

La cattolica Puppato non è solo divorziata ma si è anche risposata, auto-escludendosi dai sacramenti. Forse è per questa lontananza dal cattolicesimo che non conosce la parole chiare di Papa Francesco che se pochi mesi fa ha parlato contro la condanna a morte di bambini attraverso l’aborto, nel 2012, da arcivescovo di Buenos Aires, ha attivamente contrastato la legalizzazione dell’aborto: «Rispetto alla regolamentazione dei casi di aborto non punibili da parte delle autorità amministrative cittadine di Buenos Aires, prendiamo atto una volta di più della deliberata intenzione di perseverare sulla strada della limitazione ed eliminazione del valore supremo della vita, e della volontà di ignorare il diritto dei bimbi a nascere. Nei confronti di una donna in stato di gravidanza dobbiamo sempre parlare di due vite, le quali debbono entrambe essere preservate e rispettate, poiché la vita è un valore assoluto. Il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale. L’aborto non è mai una soluzione. Occorre ascolto, vicinanza e comprensione da parte nostra per salvare tutte e due le vite», proteggendo la salute della donna e del bimbo.  

Andrebbe anche ricordato, alla cattolica Puppato, che il card. Bergoglio ha anche presieduto il comitato di redazione della versione conclusiva dell’“Aparecida Document”, il quale non consente l’accesso all’Eucarestia per i cattolici che favoriscono l’aborto. Politici compresi.


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