a cura di Sabina Terziani
Voglio parlare di una copertina che ci porta nel cuore dell’Europa.
Il titolo, innanzitutto. L’ordine regna a Berlino è una citazione dall’ultimo articolo pubblicato da Rosa Luxemburg prima di essere uccisa nel gennaio 1919. «L’ordine regna a Berlino! Stupidi sbirri! Il vostro “ordine” è costruito sulla sabbia. La rivoluzione già da domani “si ergerà di nuovo con fracasso” e vostro terrore annuncerà con clangore di trombe: io ero, io sono, io sarò!»
L’autore: Francesco Masci è un filosofo, vive in Francia dal 1994 e scrive in francese.
L’editore: Gérard Berréby di Allia, ha creato negli anni un catalogo in cui conflagrano anarchia, Leopardi, situazionismo, pensiero libero e libertino.
Gérard Berréby
Interrogato sul senso e sulla storia dell’immagine, l’editore ha risposto così:
«L’immagine di copertina ci è stata proposta dall’autore stesso. Si tratta di un dettaglio di un’opera dell’artista tedesco Michael Wesely, intitolata Potsdamer Platz 1997-1999, una fotografia costituita da immagini raccolte da cinque macchine fotografiche diverse, puntate sul cantiere della piazza in piena ricostruzione, con l’otturatore aperto per 2 anni. L’immagine descrive uno spazio ma anche una sorta di compressione del tempo che corrisponde alla durata della ricostruzione di un luogo. Nel libro, Masci evoca più volte questa piazza-incrocio che è stata per anni un terreno incolto, una sorta di “visione apocalittica di un futuro impossibile”, per poi diventare un centro nevralgico della speculazione immobiliare la cui ricostruzione è stata guidata da prospettive culturali precise che vengono denunciate nel libro stesso».
Per tornare alle parole di Rosa Luxemburg, l’unica cosa che oggi a Berlino “si erge con fracasso” è, per Allia, la «cultura assoluta con la sua produzione di avvenimenti intercambiabili che ha finito per sostituirsi interamente alla densità politica del territorio, alle sue contraddizioni, alle sue opposizioni latenti. L’ordine e l’obbedienza si confondono in essa con la libertà e il caos.»
La trama, la consistenza dell’immagine di copertina con il suo dilavamento nei toni del grigio scurito dalla pioggia, smog che cola lungo la facciata di un palazzo, sembra abolire la profondità raccontata dalle stratificazioni deposte sulla tela da due anni di otturatore aperto. E poi le macchine fotografiche come occhi impersonali, la palette nero-grigi-bianco del titolo spingono il discorso nella direzione opposta al fracasso del nuovo, della soggettività festosa e consumista che oggi caratterizza la città secondo Masci. Berlino «ormai non è che il polo sentimentale di un pellegrinaggio culturale alimentato da un folklore della rivolta e della creazione.»
Forse è proprio questo il vero volto di Berlino, impersonale come una visione sovrastampata infinite volte a somiglianza delle sovrapposizioni di volti, in cui l’umano tocca il disumano per sfinimento dell’idea.
«Se una volta Berlino dimorava al cuore della guerra civile europea che ha attraversato la prima parte del ventesimo secolo segnandola delle ferite più profonde, oggi la città è diventata l’avamposto di una resa generalizzata alla narrazione dell’individuo autonomo in quanto “forma astratta e pronta all’uso”, struttura che può farsi ricettacolo di qualsiasi contenuto. La soggettività fittizia vi ha trovato l’ambiente ideale per gli sfoghi festanti del proprio ego ipertrofico.»
Qui le altre copertine dei Serpenti.