│La copertina del Bachmann uscito nella collana Quaderni della Fenice, al numero 41;
prima ,a luglio del 1978 , al numero 36 dei Quaderni
era uscito [ con Lavori dal desiderio]…l’autore della Stimmung!│
inzuppati di pioggia und Sterne im März che
vanno dentro l’universo, come la luce
che non sfiora la neve lassù sul Séllaro e sotto,
unter dem Schnee che cosa potrà esserci
se non polvere und, was nicht zerfiel,
il nutrimento futuro della polvere?
Il vento qui si leva, e essendo sempre più libeccio
non manda avanti i binari che sono dall’altro lato
e i treni merci che con il nume della pioggia
stanno abitando la nostra tetra casa da quando
anche noi stiamo passeggiando letterariamente nel sole
più selvaggio che dorme infatti più giù del monte Panno Bianco
░ © marisa g. aino 1982
quel principe compagno di sabotaggio del brigante e da dove il libeccio ist Wind, der anhebt;
le giornate tendono a farsi più lunghecon questa primavera che si è levata un giorno prima entro quei solchi e l’erba che non è docile né alla pioggia né alla luce che cosa c’è in questa latitudine più bassa che tanto fece la fortuna di Paul Klee e non di Sebald, né la tua o di Thomas Bernhard così dentro l’inverno e Saturno[2], come se qui l’Orsa Maggiore, Grossen Bär, fosse più vicina e le sue zampe e gli artigli e i suoi lombi
e le zanne aguzze siano lontane dagli agnelli che
non strappi i lacci, che raccolga, das dieser Bär,
le pigne cadute dai pini rimasti nella Pinoca e
dia una buona parola all’uomo ciecoscendi irsuta Orsa,
animale dal vello delle nuvoleein Zapfen, ein gutes Wort;
è davvero questione di luce, c’è davvero quest’orbita
larga di Saturno che passa al nostro meridiano, inesorabile
analemma esponenziale o bagliore ainico che fulmina
il romanticismo nordico, dove cazzo è questa distesa
di cieli azzurri ha pernottato dentro la mia bocca dentro
i miei occhi e ha rivelato il segreto a questo corpo serrato?
Ci fossero almeno Silben im Oleander o i lampi candidi
che spazzano via le canzoni che vedevi, Ingeborg,
nella Napoli dove l’inverno al cielo Posillipo
e il Vomero espone, und bis Camaldoli
rühren die Pinien die Wolken, l’oro dei mandarini
forse ancora un po’turbina nelle impetuose folate
del libeccio das Mandarinengold treibt in den
wilden Böen Die Blutorange rollt, u purtuâllë rotöledë
ma è primavera, non prezioso lustro invernale
e qui come un albero tra gli alberi e le cornacchie
hanno ancora quella traiettoria obliqua del ritorno
al crepuscolo di cui, a vederla,la volpe, se ci fosse,
ne riderebbe e le nuvole, sempre che questa nebbia
ce ne faccia vedere qualcuna, come rabbrividirebbero
al richiamo delle Krähen che sopra di me drizzano le ali
stürz ich auf offenem Feld mia cognata spenna i polli
e domani ne mangeremo le bianche clavicole in mezzo
all’amaro pulviscolo di piume al meridiano in questo
crepuscolo così saturnino le cornacchie sugli alti tacchi
stanno nei bar con la cannuccia e trovano parole per tutti
ma io che sono poeta diese Sprache verstehe nicht.
░© alessandro gaudio 2014
[1]Nella Stimmung si passa al meridiano nella primavera di una latitudine al sud con “Sterne im März”, qualcuno dei “Lieder auf der Fucht”, “Salz und Brot”, “Nebelland” e “Anrufun des Grossen Bären”, l’ Invocazione all’Orsa Maggiore; se ne vedano le traduzioni di Maria Teresa Mandalari in: Ingeborg Bachmann, Poesie, Guanda , Milano 1978.
[2]Cfr. il “Post Scriptum” di Luca Arnaudo, Pittura e paesaggio nella scrittura di W.G. Sebald, “Il Ponte” n. 1, gennaio 2010: pagg. 108-109.
│La 4^ di copertina del Bachmann uscito per Guanda │
v Questa Stimmung è apparsa online in “Gli Anelli di Saturno”.51▬