Di tutto il brano di Friedrich Engels riportato (tratto da Ludovico Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, 1886, Editori Riuniti, Roma 1969), che - mi sembra- dovrebbe essere mandato a mente da tutti gli umani che non sono capitalisti, io vorrei limitarmi a rispondere alla domanda “finale”, che riscrivo:
«E le cose vanno forse meglio per quanto riguarda i mezzi spirituali della felicità, i mezzi dell'educazione intellettuale?»Per quel che mi riguarda, sì, anche se mi rendo conto che questo non basta, in fondo i mezzi spirituali sono le briciole che i padroni lasciano a noi che non abbiamo la vocazione, l'urgenza di essere loro servi o di emularli al punto di diventarlo anche noi, padroni. In fondo, dai tempi in cui Marx ed Engels scrivevano, il mondo è stato sufficientemente alfabetizzato, soprattutto la sua parte “occidentale”, che se uno vuole, almeno spiritualmente (leggi: seghe mentali), un po' di catene riesce a togliersele, riesce a godere, a essere felice fruitore della beltà, ovvero di quelle cose del pensiero per cui vale la pena vivere. Va bene, a casa non ho un Van Gogh, un Picasso o chi volete voi, ma posso comunque vederli. Va bene, nessun musicista mi compone variazioni, tuttavia le posso ascoltare; così come posso leggere Dante, vedere Amarcord, o altre cose che mi strappano alla disperazione. Certo, prima lo stomaco, un tetto, un po' di pelo, eccetera, tutto vero; ma poi, prendo un libro (anche Engels) o un post di qualche amica/o blogger e, anche se rasoterra, mi succede di volare.