Economia di guerra senza guerra
di Robert Kurz
Tutti sappiamo, o sospettiamo, che la pretesa amministrazione della crisi da parte dello Stato, ora nuovamente di moda, porta all'inflazione. Lo Stato non produce plusvalore, ma al contrario consuma una parte di esso. Se è proprio il maggior consumatore improduttivo quello che deve far rivivere l'agonizzante valorizzazione del capitale, non è certo al paziente che può essere sottratto il potere di acquisto necessario a far questo. Il problema è emerso, per la prima volta, nelle economie di guerra, a partire dal 1914. Il consumo richiesto dallo sterminio della guerra industrializzata poteva essere finanziato soltanto attraverso un'eccessiva offerta di denaro senza alcuna sostanza, da parte delle banche di emissione. Si pose fine al "gold standard" (la convertibilità in oro). La pronta contropartita fu la svalorizzazione del denaro, la distruzione dei beni e la svalutazione delle monete. Ma l'inflazione non era mai venuta meno. Aveva rosicchiato il capitalismo nel XX secolo, e nel XXI secolo ha incominciato ad ingoiarlo.
Per una ragione molto semplice: l'economia di guerra era diventata permanente. E questo è vero anche in un senso molto immediato. Allo sviluppo industriale fece seguito l'armamento, che diventava sempre più costoso. Né la Guerra Fredda, né le più recenti guerre di ordinamento mondiale avrebbero potuto essere finanziate per mezzo della produzione regolare di plusvalore. Il consumo militare improduttivo viveva della creazione del debito, mediata dai mercati finanziari internazionali, ossia, dalla rapina anticipata del plusvalore futuro. La nuova crisi economica mondiale non può più essere "risolta" dalla guerra. E questo non solo perché il capitale mondiale trans-nazionale oramai non include più alcuna opposizione di blocchi di potere imperiale e perché il mondo è pieno di armi nucleari. Ma al contrario perché ormai il capitalismo ha già avuto la sua economia di guerra; e questo mezzo è già stato consumato.
Tuttavia, il problema è più complesso. La forma economica improduttiva dell'economia di guerra ha già raggiunto da molto tempo anche la produzione di beni civili. La sostanza del lavoro che produce il plusvalore nel suo insieme è stata minata dallo sviluppo delle forze produttive. Il risultato è stato l'alimentazione artificiale del processo di valorizzazione per mezzo del sistema creditizio e, più recentemente, attraverso le bolle finanziarie: essenzialmente, un'economia di guerra senza guerra. Ragione per cui anche l'inflazione è diventata un effetto collaterale permanente. In quanto può essere apparentemente mantenuta solo per mezzo della rapina anticipata sul plusvalore futuro, l'inflazione rimane bloccata nei centri capitalisti, mentre, a partire dagli anni 1970, la periferia soffre di una serie di iper-inflazioni, la più recente nello Zimbabwe. Ma ora è scoppiata la bolla del credito globale. E di nuovo lo Stato deve tornare ad impegnarsi in prima persona per stampare il denaro di una economia di guerra senza guerra.
La sovrabbondanza di denaro senza sostanza in un'economia quasi di guerra deve soddisfare ad una necessità di finanziamento che oltrepassa di gran lunga quella di un'economia di guerra. Già, nei dibattiti a proposito della crisi ecologica e della catastrofe climatica, si può sentir dire che il risanamento ambientale può essere reso possibile solo attraverso gli standard dell'economia di guerra. Lo stesso avviene ora con il risanamento globale dei bilanci. Ma al di là di questo, tutta la successiva produzione di plusvalore dovrà essere alimentata dalla stampa di denaro. Le decisioni sono già state prese, anche se i ministri delle finanze lo negano. Il capitalismo, come economia di guerra senza guerra, è diventato improduttivo secondo i suoi stessi criteri. Il sacro, amato denaro, che tutti vogliono "guadagnare" per sempre, deve abdicare alla sua posizione di dominatore del mondo; finirà per diventare solamente, e nient'altro che un pezzo di carta.
- Robert Kurz -
Pubblicato col titolo "KRIEGSWIRTSCHAFT OHNE KRIEG" su Neues Deutschland - Berlino, 27 marzo 2009 -
fonte: EXIT!