Questa storia inizia nel 1969 e si svolge tra Camogli, in Liguria, e Parma. In televisione scorrono le immagini di Carosello, ma anche della politica, della cronaca, della tragedia di piazza Fontana. Sono i giorni in cui la piccola Mika impara il gesto della penna puntata sulla carta: nel tentativo di comprendere quanto ha intorno dando alle cose il nome più esatto, la bambina sente crescere l’urgenza di imparare a scrivere.
Quando saprà farlo, gli amori di sua sorella, le frasi dei genitori, le storie dei vicini di casa e degli amici diventeranno pagine, scene di vita che andranno a comporre un quadro nostalgico e drammatico dell’Italia agli inizi degli anni Settanta.
Partendo dall’infanzia come fase della meraviglia e della curiosità insaziabile, Monica Dall’Olio ci regala una profonda riflessione sulla scrittura, sul linguaggio, sulla necessità di descrivere il mondo. Il suo stile, delicato e sottile, nasconde dietro la voce di una bambina la forza dello sguardo disincantato dello scrittore che osserva la realtà per conoscerla, investigarla e comprenderla attraverso l’atto primordiale della parola.
Ma scrivere non è sempre un esercizio portatore di serenità e certezza, almeno non quando il mondo prende il sopravvento sulla parola. Scrivere, ci dice questo romanzo, può essere un atto tragico nel momento in cui chi lo compie, di necessità, abdica davanti alla violenza della cose, quando la barbarie degli uomini travalica il segno e ammutolisce perfino coloro che, come Mika, nella potenza del linguaggio credono ancora.
Monica Dall’Olio è nata a Parma nel 1967 e vive a Bologna. Suoi racconti sono apparsi su diversi periodici e siti internet. Nel 2008 è uscito il suo primo romanzo, “Guida gastronomica al precipizio” (Barbera).