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Le dinamiche del Cambiamento

Creato il 23 aprile 2013 da Angelo @shinmazinger

“Alcuni cambiamenti sono così lenti che non te ne accorgi, altri sono così veloci che non si accorgono di te”

Ashleigh Brilliant

Dopo il post dell’altro giorno in cui difendevo l’operato di Bersani e, sostanzialmente, davo la responsabilità al M5S e sopratutto ai suoi elettori, del caos politico/istituzionale in cui è finita la nazione, sono stato accusato di essere fazioso, di essere fascista, di essere comunista, mi hanno consigliato di votare direttamente il PDL alle prossime elezioni (questa viene direttamente dal blog di Grillo) e mi hanno minacciato di morte un paio di volte; niente di nuovo in realtà.

 

cobolL’altra accusa che è venuta sopratutto via Facebook è stata quella di non volere il cambiamento, ed è proprio di questo che voglio parlare.

 

Io, costituzionalmente, sono un informatico. Un informatico quando si trova a lavorare in ambienti “in produzione” impara subito alcune cose:

 

NON si cambia mai quello che funziona, non importa quanto sia vecchio, non importa quanto sia brutto, se un sistema fa il suo lavoro, lo fa bene e lo fa da un sacco di tempo, non si cambia a meno che non ci sia un motivo maledettamente buono e no, la nuova interfaccia 3D uberfiga NON è un buon motivo.

 

NON si cambia mai tutto insieme, cambiare un elemento di un sistema complesso porta quasi sempre a dei risultati imprevedibili ma con delle cause circoscrivibili e facilmente  eliminabili. Sostituire grosse porzioni di un sistema rende impossibile  o comunque molto costoso trovare la causa dei problemi.

 

NON si cambia niente senza averlo testato in un ambiente controllato, è talmente ovvio che non ci sarebbe nemmeno bisogno di scriverlo, non si fanno cambiamenti senza avere la certezza di avere un sistema ragionevolmente stabile. Certo non è sempre possibile fare dei test in un ambiente uguale a quello di produzione e l’accuratezza del test dipende dalla criticità del sistema, ma diavolo non si può cambiare un sistema in produzione senza uno straccio di test.

 

NON si fanno cambiamenti di venerdì, a meno che non ci sia un motivo dannatamente buono non si cambia nulla quando non si ha la possibilità di monitorare gli effetti del cambiamento e sopratutto quando non si hanno a disposizione tutte le risorse necessarie per poter far fronte ad eventuali problemi.

 

Sono contrario ai cambiamenti? No, sono prudenzialmente contrario agli equlibrismi senza rete.

 

Una nazione è un sistema complesso e la nostra nazione ha bisogno sicuramente di tanti upgrade ma, mi dispiace, non si può pensare di rottamare tutto, perché:

 

NON è tutto da buttare,

NON sapete dove un cambiamento così radicale vi potrà portare,

NON avete avuto modo di sperimentare il cambiamento in una realtà meno complessa,

NON avete più il tempo per mettere una pezza agli inevitabili casini.

 

Quando mi dicono che la classe politica ha portato allo sfacelo attuale e che è ora di cambiare tutto e ricostruire non posso fare a meno di ricordare che non si può gettare l’acqua sporca con tutto il bambino, ma sopratutto non posso fare a meno di dire che la classe politica è espressione e specchio della gente che l’appoggia e oggi signori, che ne siate soddisfatti oppure no, siete rappresentati da  un uomo di 88 anni che è stato costretto a prendersi la rogna di salvarvi il culo quando, legittimamente, potreva fregarsene; nella vostra infinita incapacità, nel vostro elogio del dilettantismo avete dimostrato che non siete stati in grado (per fortuna) di esprimere nessun cambiamento e il vostro unico risultato è stato quello di portare alla paralisi istituzionale e alla necessità di affidare il Paese ad un’anziana balia.

IN BOCCA AL LUPO.

 

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