Come promesso la squadra di Fashion Psychology.it è pronta per le prime presentazioni.
Ci sono diversi ambiti d'intervento: dal cliente privato all'azienda che ricerca consulenza su più livelli. E poi ovviamente c'è la formazione, con cui già ho in progetto una sorpresa, per chi mi chiede continuamente un nuovo corso dedicato alla psicologia della moda.
Ci sarà poi un ambito che ho definito un po' ironicamente FASHION THERAPY a cui tengo tantissimo e che sto sviluppando con una collega, dedicato ai laboratori esperienziali ( i dettagli saranno presto pubblicati ).
Questo post oggi avrebbe la pretesa di rispondere ad alcune delle domande più frequenti che mi vengono rivolte su come lavoro come psicologa della moda, nelle consulenze private.Io provo a rispondere molto sinteticamente, ma spero sia chiaro. Se vi vengono dubbi potete metterli nei commenti.
Ma perché sarebbe utile la psicologia della moda?
La psicologia della moda è una cosa seria.
Non nel senso di seriosa, ma che si occupa di aspetti importantissimi: la comunicazione e l’identità.
O meglio l’identità: cioè chi sono e come mi sento; e la comunicazione: intesa come cosa dico al mondo e come vorrei che gli altri mi vedessero.
Chi sono i clienti privati che richiedono una consulenza?
Lavoro da anni con differenti percorsi di consulenza: dalle donne in crisi con il proprio aspetto dopo una maternità o dopo un cambiamento importante del loro aspetto fino alle imprenditrici e i libero professionisti che vogliono mettere in sinergia ruolo professionale e immagine.
Un settore in crescita è anche il wedding: molte spose arrivano a vivere profondi conflitti tra ciò che sognano e ciò che sentono irraggiungibile, d’altronde il matrimonio è un passaggio importante e la nostra identità viene messa in discussione.
E’ come andare in terapia?
No, assolutamente non è un percorso di tipo psicoterapeutico.
Lavoriamo sull’immagine partendo da un bisogno preciso che cerchiamo d’individuare durante la prima sessione. Non c’è spazio per approfondire aspetti emotivi profondi, ma ci concentriamo su ciò che emerge negli spazi che programmiamo per le nostre sessioni.
Partiamo sempre da un pezzo di abbigliamento che proviene direttamente dal guardaroba del cliente, che ha selezionato per me, ma indubbiamente anche le immagini di outfits preferiti o semplicemente ciò che s’indossa quel giorno, danno tantissimi spunti per lavorare insieme sull’immagine.
Più donne o più uomini si rivolgono al tuo servizio?
Ovviamente più donne, ma come sempre gli uomini faticano di più a chiedere aiuto in qualsiasi situazione di disagio. Per alcuni uomini è importante richiedere una consulenza qualora sentano che vogliono dare una diversa impronta al loro lavoro e alla loro immagine professionale.
Sono tutti alla ricerca di un’immagine più o meno perfetta?
Sicuramente dal punto di vista delle fantasie sul se’ideale, l’immagine ideale gioca un ruolo importante. Io però ho come compito aiutare le persone a fare i conti con se stessi e con la realtà e non a costruire un “personaggio” irreale e inautentico.
Nella comunicazione solo l’essere “veri” e spontanei ripaga. Sempre.