Le donne di Lisbona hanno bei polpacci...
danielebailo Job
...ma anche gli uomini, i bambini, gli anziani... insomma tutti, anche noi (io e Lucignolo, il mio cicerone di fiducia nelle trasferte estere).
Ora la domanda è: perché tutte questa speciale attenzione al polpaccio sebinonelico?
E' una caratteristica dei portoghesi? (bho... forse)
E' semplicemente una mia fissa? (si lo è, ma questo è un altro discorso)
E' la moda dell'anno? (non mi pare)
La risposta è che l'attenzione a questa parte del corpo affonda le sue radici in una esperienza inizialmente straziante: immaginate di arrivare la mattina dall'aeroporto, coi mezzi pubblici, armati trolley (eh...sono finiti i bei tempi dello zaino da inter-railer) e di scoprire che la strada dal tram all'alloggio si sviluppa in direzione quasi verticale. Sulle prime sembra uno stradello in salita pieno di sanpietrini, poi ci si rende conto che il sanpietrino - già giurato nemico del trolley che per non sganganare le rotelle deve essere caricato sulle spalle - si esaurisce gradualmente in una serie illimitata di gradini.
Gradini. Scale. Corrimano. Cordoli di marmo. E ancora altri gradini.
Scalette. Rialzi. Curvette. Sanpietrini. Rientri. Sbalzi. Gradinate. Scalinate.
La strada verso casa si sviluppa attraverso quegli angusti e caratteristici vicoli che affiancano case piastrellate di maioliche, porte che si aprono su edifici instabili, piazzette con 'locals' al bivacco. E mentre il fiatone mi rende cianotico cerco di ammirare questo bundle di bellezza.
Arrivato sulla soglia dell'alloggio abbandono pesantemente la valigia sul terreno sanpietrinoso e mentre mi appoggio allo stipite del portone per riprendere fiato e lasciare che il sangue defluisca nuovamente verso le gambe per irrorare i polpacci, il mio collega mi informa che siamo al terzo piano.
Senza ascensore ovviamente.
Rassegnato alla mia sorte, pronto ad installare un pace maker una volta rientrato a Roma, mi avvio per l'ultimo brano della mia ascesa, giurando di non muovermi più per altre 48 ore.
...E infatti nemmeno un'ora dopo - tempo di una doccia - rieccoci fuori a battere inesorabilmente le strade di Lisbona, evitando come la peste i luoghi ingolfati da turisti.
Chilometri a piedi su e giù per le scale di Lisbona, miglia a promenarsi along infinite alleys, per tutti i cinque giorni di trasferta. Sempre trasportandosi il peso della fatica della giornata di lavoro sulle spalle, manco fosse l'Armadillo di Zerocalcare.
Visto che il tempo a mia disposizione si sta esaurendo, indico solo due posti davvero carini e allego un po' di foto delle sante scale lisboniche.
1. Il cinese illegale
Un posto che ti chiedi: come hanno fatto a pensarci? Come gli è venuto in mente?
Si tratta di una casa normalissima, in cui i muri sono stati buttati giù per fare spazio... ad un ristorante cinese. Tutto ovviamente illegale: si entra da un normale portone, si salgono le scale, si arriva nella sala coi tavolini. Un posto fuori dal mondo, con cibo buono. Ma il cinese è sempre cinese, e la notte er fritto s'è fatto sentì!
Ecco un post carino che indica come arrivarci
Vabbè, qui si tratta un grande classico: il pubbetto che fa anche cene, un posto carino... ma aspetta. Da dove si entra?
Si tratta in realtà di un centro culturale in cui si fanno spettacoli e performances artistiche. I prezzi sono buoni, il luogo caratteristico... e poi insomma, ve lo googlate e ne parlano in tanti, senza che mi ripeto
Bene mi pare tutto e posso anche salutarvi.
A proposito: alla fine della trasferta i polpacci mi si sono rivitalizzati, zompavo grillescamente su e giù per le scalinate, il fiato si era fatto più lungo e i polmoni avevano riacquisito la loro originale capacità volumetrica.
Bell'allenamento, 'ste scale.