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Le donne e la “scollatura” sociale della Chiesa

Creato il 27 dicembre 2012 da Albertocapece

preticarismaticiballanoIl papa va su twitter, ma non per questo perdono d’attualità le parole del cardinal Martini nella sua ultima intervista: “La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni”. Diciamo anche di 1000 per seguire il precipizio in cui l’hanno trascinata prima Wojtyla e oggi, con determinazione più evidente e dichiarata, Ratzinger. Anzi l’utilizzo dei sistemi di comunicazione più attuali fa risaltare a tutto tondo gli anacronismi ormai intollerabili di gerarchie  dedite a preoccupazioni secolari e impermeabili  a una qualsiasi autentica fede che non sia devozione funzionale agli strumenti del potere.

Sarebbe un errore pensare che le recenti uscite di Pontifex, il sito teocon, diretto tra l’altro da uno arrestato per stalking e di un pretino ligure, siano isolate aree di stupidità o frutti selvatici di sessualità adolescenziali o pervertite: l’idea che le donne siano complici e colpevoli delle violenze a causa del loro abbigliamento o addirittura del femminicidio a causa del loro atteggiarsi fa parte a pieno titolo dell’ambigua sessuofobia della Chiesa. Certo il parroco di Lerici si difende come un ragazzino dedito all’onanismo: “Quando lei vede una donna nuda, quali sentimenti prova? Quali reazioni? Non se e’ un frocio anche lei o meno…cosa prova quando vede una donna nuda? Non e’ violenza da parte di una donna mostrarsi in quel modo li’?” Forse non vale la pena dire a questo signore  che la cosa a una persona adulta non fa mettere le mani in tasca o armeggiare con il sottanone: sarebbe una rivelazione a cui non potrebbe reggere, perché molto della teologia volgare si basa su questa  fobia che è allo stesso tempo inscindibile dalla mania.

Una rivelazione imbarazzante nella sua sconcertante nudità intellettuale che ha costretto il vescovo a far levare  l’editto dal portone della chiesa e l’autore a sospendersi, ma costituisce pensiero diffuso e radicato nel mondo ultracattolico che si lega ad un visione arcaica della famiglia e della società: ”Una stampa fanatica e deviata attribuisce all’uomo che non accetterebbe la separazione la spinta alla violenza. Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre piu’ spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni” Queste parole presenti su Pontifex e nella lettera del pretino rivierasco riportano immediatamente al ruolo subalterno della donna, alla sua dipendenza dall’uomo e al ruolo demoniaco che svolgono istituzioni come il diritto di famiglia o il divorzio. Fatta la tara delle personalità border line del direttore di Pontifex e del parroco di Lerici, sono la sostanza delle varie giornate della famiglia e di molte prediche papali o cardinalizie. Laddove la tentazione non è solo nell’abito succinto, ma anche nella semplice esistenza fuori di casa, nella società: “Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno.” Dice argutamente la lettera del pretino che forse dimentica la sacrestia come luogo di perdizione.

Ma insomma tutto ciò che contrasta con una visione medioevale della famiglia è peccaminoso e da mettere alla gogna. Fosse anche l’omosessualità che infatti viene condannata senza ritegno, tanto che  pochi giorni fa è stata accusata dal papa di essere un pericolo per la pace. E in questa affermazione non trovo nulla che stoni con l’editto del parroco di Lerici. Tanto più che Ratzinger ha voluto presentarsi come successore ideale e diretto di Benedetto XV, papa dal 1915 al 1922 che disse:  “È opportuno il voto alle donne perché sono più conservatrici e più legate agli ambienti ecclesiastici, ma ciò non toglie valore alla loro necessaria ineguaglianza e inferiorità in quanto la Sacra Scrittura sottopone soprattutto alla nostra attenzione due dei maggiori pericoli: vino e donne.”

Ritorniamo però ora all’inizio di questa cronaca di cose ignobili  e all’ultima intervista del Cardinal Martini: quando dice che la Chiesa è rimasta indietro di 200 anni non fa una cifra a caso, si riferisce ai due pontificati che segnarono i primi trent’anni dell’1800, quelli di Pio XII e Leone XII che furono i papi della restaurazione e del rifiuto della nuova società che si stava creando dopo la rivoluzione francese. Furono loro che impostarono la politica di rifiuto delle dinamiche sociali, dell’attaccamento delle gerarchie al potere costituito e alle sue ideologie cui la chiesa prestava la propria autorità metafisica. Da allora l’attenzione all’evoluzione sociale è sempre stata guardata con sospetto, con aperture minime, qualche slancio e precipitose marce indietro. E dunque l’accento sulla sessualità come peccato pervasivo è aumentato in maniera ossessiva mentre tutto il resto, l’ingiustizia sociale in primis, è passato in secondo piano , è diventato bazzecola o demagogia o ancora tema per paternalistiche prediche subito dimenticate. La sessualità stessa è divenuta da peccato personale (salvo che per i preti, come abbiamo visto) peccato sociale poiché capace di scardinare i presupposti dello statu quo su cui si regge il potere.

Ovvio che in questo quadro si sia perpetuata l’idea di una subalternità femminile come aspetto essenziale dell”arcaismo sociale predicato. Dunque donne sappiatelo non è la gonna corta o l’esuberanza mammaria che vi si rimprovera davvero, anche se tutto fa brodo, ma la libertà che vi siete prese di lavorare e di vivere, persino di divorziare: questo i pastori non possono tollerarlo. Giustamente si preoccupano solo di tosare la lana.


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