È stata da pochi giorni presentata l’Indagine sul “Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani”, un rapporto annuale sulla situazione economica delle famiglie del “bel paese”, che nasce dalla collaborazione tra Intesa Sanpaolo e il Centro di ricerca Luigi
Einaudi di Torino.
Quest’anno l’approfondimento è dedicato alle donne: un’analisi puntuale della loro capacità di risparmiare, di reagire alla crisi e di credere in sé stesse. L’indagine è stata svolta intervistando un campione eterogeneo di 685 donne.
Vediamo quindi alcuni dati che emergono da questa ricerca.
Partiamo dalla base: il reddito. Per la metà delle donne intervistate, il 50,1%, la disponibilità di denaro risulta infatti un problema. L’analoga percentuale riferita agli uomini è del 42,3%. Che le donne guadagnassero meno degli uomini era, del resto, già noto. Se poi guardiamo alle previsioni sul futuro, le prospettive non si allontanano molto dalla realtà attuale: il 52,9% delle donne si attende infatti una pensione non sufficiente. Per gli uomini il dato analogo è del 51,3%.
Nell’immaginario comune la donna è sempre stata vista come una brava massaia, parsimoniosa nelle spese da una parte ma senza autonomia nel decidere gli impieghi del risparmio familiare dall’altra. Ebbene, questo rapporto smentisce entrambe le affermazioni.
Il 62,3% delle donne dichiara infatti di non essere riuscita a risparmiare, a fronte del 60,5% degli uomini. Questo nonostante il 28,5% delle donne ritiene indispensabile risparmiare, a fronte del 25,8% dell’altro sesso. Insomma, risparmiano meno per necessità e non per negligenza.
L’altro aspetto di cui avevo fatto menzione era quello riguardante la gestione delle risorse economiche famigliari. Ebbene, il 59,6% delle donne dichiara di decidere autonomamente gli investimenti del risparmio; il 36,2% partecipa alle decisioni con un altro componente della famiglia e solo il 4,2% dichiara di non occuparsene. Insomma, la finanza famigliare è già in mano femminili. Quella mondiale lo sta diventando rapidamente (vedi la Yellen alla Fed).
Se pensiamo che la crisi che stiamo vivendo è nata da un eccesso di mutui facili (subprime), senza coperture e quindi molto rischiosi, il fatto che le donne amministrino la finanza non può che essere positivo dato che l’avversione al rischio è maggiore nelle donne che negli uomini: 54% contro 43,7%.
Se le donne sono meno propense a rischiare il denaro, non ci pensano però due volte a richiedere credito per lo studio dei figli: le donne che si indebitano per questo scopo sono infatti l’8%, gli uomini appena il 2,1%.
Per chiudere in bellezza è interessante notare quali sono gli aspetti positivi che le donne individuano nella crisi economica: il 60,4% sostiene che con la crisi si pensa due volte a ogni spesa; il 55,9% ritiene che “grazie” alla recessione si scelgono i prodotti da comprare con più criterio e, per finire, il 15,3% delle donne è contento di poter dedicare più tempo alla famiglia a agli affetti.Per par condicio, il 4,1% delle donne ritiene che la crisi non generi alcun valore positivo. È lecito pensare che questa percentuale corrisponda a quelle donne che la crisi la stanno subendo in modo drammatico.
Ottimiste si, ma senza esagerare.