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“Le effemeridi” – Stéphanie Hochet

Creato il 04 maggio 2013 da Temperamente

“Le effemeridi” – Stéphanie Hochet«Il più affascinante romanzo sulla fine del mondo», si legge sulla fascetta gialla che avvolge il libro. La riassuntiva definizione è della (mia amata) scrittrice belga Amélie Nothomb. Permettetemi, però, di dissentire: questo non è un romanzo sulla fine del mondo. Non aspettatevi di trovare la classica coppia d’innamorati in fuga da catastrofi, cataclismi e compagnia bella, che nell’happy ending – non si sa mai come – riesce rocambolescamente a mettersi in salvo in un’oasi felice e a ricostruire il mondo, a guisa di novelli Adamo ed Eva.

No, in questo romanzo la fine del mondo è sullo sfondo, perché quello che viene pedissequamente registrato – proprio come nelle antiche Effemeridi – è lo stato d’animo di tre personaggi rispetto all’evento funesto. In cosa consista la catastrofe prevista per il 21 marzo 2013 noi ignari lettori non lo sapremo mai, ma scopriremo la reazione di un Occidente per la prima volta seriamente intimorito e piccolo, terribilmente piccolo, rispetto alle dimensioni incontrollabili di un cataclisma devastante. L’opinione pubblica si spacca fra coloro che continuano a tirare avanti come niente fosse, certi che questa sia un’altra trovata alla Nostradamus, e chi sente addosso il peso della terribile minaccia: la paura genera sospetto, il sospetto aggressività e si registrano devastazioni e disastri che anticipano quello definitivo.

Tutto il sostrato angoscioso sopra descritto non è che sullo sfondo di tre diverse esistenze (quella di Tara, Simon e Sophie), connesse fra loro attraverso un sottile filo rosso. Tutti e tre raccontano in prima persona e nel loro svolgersi le proprie vite, turbate da quel tarlo invisibile e presente che rode l’animo in modo differente. Nel poco tempo che li separa dalla morte, ciascuno si reinventa a modo suo. Tara riconosce di amare Alice, ma insieme alla compagna di sempre, Patty, intende allevare la razza feroce dei Dog, gli unici esseri in grado di sopravvivere alla calamità. Simon, malato terminale, cambia completamente atteggiamento nei confronti del suo male, non sentendosi più il solo a dover rinunciare alla vita nel pieno della giovinezza, e scopre amore e passione destinati a non conoscere la noia per mancanza di tempo. Sophie è angosciata non per il destino che le tocca, ma per l’amata figlia Ludivine, e si impegna a non trasmetterle la sua inquietudine.

Le effemeridi è un romanzo interessante specie per i suoi risvolti psicologici, sebbene in alcune parti la narrazione risulti troppo lenta e macchinosa. A fine lettura, difatti, non ho potuto fare a meno di chiedermi se incentrare la vicenda su di un unico personaggio e scavare a fondo nella sua storia e nella sua mente non avrebbe giocato un ulteriore punto a favore della Hochet, perché, se l’alternarsi dei tre punti di vista dà brio a un racconto che ruota attorno allo stesso perno, è pur vero che probabilmente serva a nascondere un tessuto narrativo un po’ debole.

Angela Liuzzi

Stéphanie Hochet, Le effemeridi, La linea, 2013, 14 euro


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