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Le evoluzioni in Siria e la posizione dell’Iran

Creato il 30 gennaio 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Le evoluzioni in Siria e la posizione dell’Iran

Riceviamo e pubblichiamo quest’articolo di S.E. Seyed Mohammad Ali Hosseini, Ambasciatore della Repubblica Islamica d’Iran, riguardo alla crisi siriana.

 
Sin dall’inizio delle attuali vicende siriane la R. I. dell’Iran, in qualità di membro attivo ed impegnato della comunità internazionale nonchè Paese amico della Siria, ha cercato di svolgere un ruolo costruttivo per trovare una soluzione alla crisi attraverso un atteggiamento dinamico nelle relazioni bilaterali e una stretta collaborazione con i protagonisti regionali e internazionali. L’Iran in questo lasso di tempo ha sempre sostenuto le iniziative dell’ONU e in particolare le proposte di Kofi Annan e di Lakhtar Brahimi ed ha partecipato attivamente in ambito regionale, insieme a Egitto, Turchia ed Arabia Saudita, ai colloqui quadrilaterali del Cairo finalizzati al raggiungimento di un cessate-il-fuoco e della stabilità della Siria. Nel corso della riunione del Cairo l’Iran ha suggerito l’adesione di altri Paesi e di Lakhtar Brahimi al Comitato Quadrilaterale per la Siria e ha sollecitato consultazioni dell’inviato speciale ONU per la Siria con detto Comitato, per dare attuazione alla proposta iraniana rivolta a tutte e quattro le parti di presentare un’iniziativa politica da valutare poi successivamente.

Per la R. I. dell’Iran la soluzione della crisi in Siria deve essere politica e Ali Akbar Salehi, Ministro degli Affari Esteri iraniano, a margine dell’Assemblea Generale ONU a New York ha presentato la proposta dell’Iran al Comitato quadrilaterale e a Lakhtar Brahimi. Il piano iraniano ha per punti cardine la cessazione delle violenze, la soluzione politica negoziale e la fine del sostegno esterno ai gruppi radicali e terroristici. L’Iran ritiene che il problema siriano possa essere risolto per via politica, ma a condizione di un immediato cessate il fuoco e della fine delle azioni armate e violente. Successivamente, e attraverso il dialogo tra i rappresentanti del governo siriano ed i gruppi di opposizione, si potrà arrivare ad un periodo di transizione in grado di condurre il Paese verso le elezioni parlamentari, che significherà per i siriani la possibilità di decidere del proprio futuro senza interferenze esterne.

L’obiettivo è quello di aprire un dialogo tra le parti coinvolte senza ingerenze straniere; l’Iran nei suoi contatti con i gruppi di opposizione, mai prescindendo dal proposito primario di porre fine alle sofferenze, ha sottolineato il proprio sostegno al popolo siriano e alle riforme avviate dal Presidente Bashar Assad. Lakhtar Brahimi ha accolto favorevolmente l’iniziativa di Teheran portandola al cospetto del governo siriano. Attualmente Tehran è in attesa di ricevere le proposte complementari da parte dell’Inviato speciale dell’ONU per la Siria, nonchè di Damasco, Egitto, Arabia Saudita, Turchia, e porta avanti consultazioni con l’Iraq attraverso il Presidente di turno della Lega Araba e con il Venezuela attraverso il membro della Troika del Movimento dei Non Allineati.

Le posizioni di principio dell’Iran nei confronti degli eventi siriani

La R.I. dell’Iran nutre pieno rispetto per le legittime aspirazioni del popolo siriano e ritiene che solo i siriani debbano decidere circa il proprio futuro. Per uscire dall’attuale crisi in Siria è necessario continuare e completare il processo delle riforme avviate dal Governo del Presidente Assad, porre fine alle ingerenze straniere e controllare le frontiere del paese medio orientale per contrastare l’arrivo di armi e di terroristi dall’estero. Senza tenere in seria considerazione quanto segue è assai improbabile riuscire a porre fine al conflitto in atto in Siria:

  1. La soluzione per la Siria è esclusivamente politica e qualsiasi sostegno ad azioni violente porterà ad ulteriori complicazioni.
  2. Qualsiasi azione unilaterale causerebbe indesiderate conseguenze in quanto la via di uscita non potrà essere mono dimensionale.
  3. Per uscire dalla crisi in Siria bisogna tenere in considerazione governo, opposizione e popolo siriano.
  4. L’ultima proposta iraniana di cambiare il formato quadrilaterale in 3+2 includendo il Pakistan e l’Indonesia va letta in quest’ottica.

 
L’Iran auspica il successo della missione di Lakhtar Brahimi, simile a quella già affidata a Kofi Annan. La proposta informale (non-paper) dell’Iran è stata consegnata a Brahimi durante la sua visita a Teheran unitamente alla raccomandazione di adottare una posizione imparziale e rispettosa delle idee di ambedue le parti. La R. I. dell’Iran pone l’accento sull’importanza dell’atteggiamento siriano di apertura ed accoglienza verso i piani dell’ONU, a partire da quanto proposto da Kofi Annan. L’adesione del governo siriano (e inizialmente, in maniera unilaterale, dell’esercito siriano) alla proposta di Brahimi di cessare il fuoco durante la festa del sacrificio è stato un segnale importante, e qualsiasi ulteriore passo necessiterà del sostegno regionale e internazionale.

L’Iran ritiene che le proposte dell’Inviato Speciale ONU per avere successo dovrebbero contemplare alcune questioni importanti qui di seguito meglio specificate, come era stato affermato in precedenza anche a proposito del piano di Kofi Annan:

  1. la fine della campagna di propaganda e la conseguente disinformazione relativa a ciò che realmente accade in Siria;
  2. la fine del sostegno finanziario e dell’aiuto logistico e militare ai gruppi armati attivi in Siria;
  3. l’armoniosa realizzazione del piano di pace senza preclusioni e pregiudiziali;
  4. la revoca delle sanzioni contro la Siria, che colpiscono inanzittutto la popolazione e sono in palese contrasto con i diritti legittimi dei popoli;
  5. il sostegno al governo siriano per la realizzazione delle riforme promesse.

 
La R.I. dell’Iran crede fortemente che l’aggravarsi delle condizioni di instabilità e insicurezza in Siria renderà il quadro regionale incandescente ed instabile; qualsiasi intervento esterno, alla luce delle esperienze maturate in Iraq o in Libia, non solo danneggerebbe la credibilità degli organismi internazionali, ma creerebbe un altro precedente pericoloso per la sicurezza mondiale. La pratica del doppio standard da parte dell’Occidente relativo ai diritti umani, l’atteggiamento ostile nei cofronti della Siria ma l’indifferenza verso le gravi violazioni dei diritti dell’Uomo in alcuni paesi della Regione, trova la sua peggiore espressione nel sostegno ad alcuni gruppi terroristici che operano contro la popolazione civile in Siria.

La proposta della Russia di avviare il dialogo tra Opposizione e Governo siriano è stata accolta con favore dall’Iran che la ritiene un acceleratore del processo delle riforme avviate nel paese. L’attuale situazione in Siria è il frutto di pressioni ed interferenze straniere che hanno generato la crisi nel paese, e la sua persistenza può frustrare le aspirazioni dei popoli della regione per l’autodeterminazione e mettere a repentaglio la sicurezza e la stabilità dell’intera area. L’indifferenza verso la crescita del radicalismo in Siria trascinerà la regione verso il baratro dell’insicurezza, e l’ammissione dell’Amministrazione USA che il fronte Al-Nusra sia un gruppo terroristico legato ad Al Qaeda è ulteriore prova dell’errore strategico dell’Occidente nei confronti della Siria.

Proposta in sei punti per una soluzione della crisi siriana

La Repubblica Islamica dell’Iran, nella ferma convinzione della necessità di pervenire ad una soluzione pacifica delle situazioni di crisi e con l’obiettivo di costruire una strada adeguata per superare la crisi attuale in Siria, ha presentato alle parti coinvolte una proposta basata sulle realtà siriane, e principalmente nel solco di altri progetti proposti in passato da alcuni paesi e da organizzazioni regionali e internazionali. La proposta iraniana, che può essere descritta attraverso i seguenti sei punti fondamentali, insiste in particolare sulla necessità di rispettare il diritto esclusivo del popolo siriano di determinare le sorti e il futuro politico del proprio paese attraverso un processo democratico:

  1. Arresto immediato di tutte le azioni violente e armate sotto la supervisione dell’ONU. In questa fase il governo e tutti i gruppi armati di opposizione dovrebbero immediatamente porre fine alle loro azioni militari, specie nelle zone abitate, e collaborare con il rappresentante dell’ONU e del Comitato da lui diretto per stabilizzare la situazione e far cessare le ostilità.
  2. Successivamente alla cessazione degli scontri, dovrebbe immediatamente e senza discriminazione alcuna iniziare la distribuzione degli aiuti umanitari al popolo siriano in tutte le zone colpite; a garanzia di ciò sarebbe necessario sospendere le sanzioni economiche imposte alla Siria e creare i presupposti per il ritorno di tutti gli sfollati nei rispettivi luoghi di provenienza.
  3. Contemporaneamente agli sforzi verso la stabilizzazione, un dialogo nazionale comprensivo avente l’obiettivo di formare un comitato di riconciliazione nazionale con la partecipazione dei rappresentanti dei diversi gruppi di varia estrazione sociale e politica e del governo siriano. Questo dialogo a sua volta dovrebbe poter creare l’alveo adatto alla formazione di un governo di transizione riconosciuto da tutti, i cui compiti principali saranno indire libere elezioni per la scelta del nuovo Parlamento e per la costituzione di un’Assemblea Costituente per la redazione della Carta costituzionale, nonchè per lo svolgimento nella data stabilita di elezioni presidenziali.
  4. Le persone arrestate solo per le loro pacifiche attività politiche, di qualsiasi provenienza politica o sociale, dovrebbero essere rilasciate al più presto sia dal governo sia dai gruppi combattenti. Saranno invece i Tribunali preposti e competenti in materia a sottoporre a giudizio equo e giusto quanti sono accusati di azioni criminose.
  5. Le campagna di informazione scorretta e fuorviante sugli accadimenti siriani dovrebbe cessare al più presto. Tutti i media dovrebbero avere la stessa possibilità di lavorare in Siria in sicurezza al fine di essere in grado di informare correttamente l’opinione pubblica mondiale, prendendo in considerazione in modo imparziale e completo la pluralità delle voci e posizioni esistenti nel Paese.
  6. Dovrebbe essere istituito un comitato per la valutazione dei danni e dei costi della ricostruzione; obiettivi prioritari del comitato dovrebbero essere innanzitutto la definizione delle modalità più corrette per attirare aiuti stranieri per progetti di ricostruzione, in un secondo momento determinare le priorità del processo di ricostruzione nel paese e infine stabilire modalità e caratteristiche della partecipazione di organizzazioni e paesi amici nel suddetto processo.

 
Infine, si ribadisce che l’obiettivo fondamentale è il ritorno alla stabilità e ad un clima di pace che pongano fine alle sofferenze del popolo siriano. Ovviamente questo progetto, come qualsiasi altro volto al beneficio della collettività, potrà realizzarsi solo allorquando esisterà una convergenza di fondo e una costruttiva interazione tra i gruppi politici siriani e le parti regionali e internazionali coinvolte, in grado di esercitare efficacemente una positiva influenza.


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