La presidente dell’associazione omosessuale “Famiglie Arcobaleno”, Giuseppina La Delfa, ha espresso tutta la sua approvazione per la pratica del regalo di neonati (gestazione per altri) a coppie omosessuali da parte di “madri generose”. La vita umana di un bambino ridotta a bene da regalare agli amici più cari o alle minoranze discriminate.
In un articolo, pieno di anatemi e strali contro il quotidiano “Avvenire”, la giornalista Costanza Miriano e la bioeticista Assuntina Morresi, La Delfa si è lanciata a sostegno della maternità surrogata (che lei chiama, cercando subdolamente di addolcirne il termine, “gestazione per altri”). Il post è pubblicato dall’“Huffington Post”, dove è ospite fissa forse perché la direttrice, Lucia Annunziata, sa che deve farsi perdonare la sua uscita di qualche tempo fa: «Difenderei Celentano anche se dicesse di mandare i gay ai campi di sterminio».
La Delfa è inviperita con il quotidiano cattolico perché lascerebbe «intendere al pubblico, poco informato sull’argomento, che i gay vanno in India a sfruttare le pance di povere disgraziate per il loro futile capriccio di diventare padri ad ogni costo». In realtà è proprio quello che fanno in tanti Paesi e fino a poco tempo fa anche in India, lei stessa lo ha riconosciuto poco sotto: «l’India non permette più alle coppie gay, e nemmeno ai single maschi o femmine, di accedere alle tecniche di Pma entro i suoi confini». Se oggi non lo permette più è perché fino al 2012 funzionava così e allo stesso modo altri omosessuali (oltre che numerosi eterosessuali) continuano ad affittare il corpo di povere donne in altri Paesi, come l’”omofoba” Russia, la Grecia, il Sudafrica o l’Ucraina. Poco importa dove viene fatto.
In ogni caso La Delfa non si è dissociata da questa ignobile pratica di sfruttamento e moderno schiavismo, liquidandolo con una veloce frase: «non parlo dell’India, proprio perché è un mondo che non conosco». Eppure un quotidiano che certamente le è simpatico, “Il Fatto Quotidiano”, fin nei titoli ha spiegato come stiano le cose in India: “Donne sfruttate e non informate su rischi”. Ma non è solo in India: la rivista “Tempi” parla giustamente di “compravendita dei bambini” citando il caso francese di Aurore (34 anni), che in difficoltà economiche si è fatta pagare da una coppia gay per sfornare un bambino da consegnare dopo il parto ai due uomini e che poi ha finto la morte del nascituro per venderlo a un’altra coppia per un prezzo maggiore. E se il prodotto esce “difettoso” (magari affetto da Sindrome di Down)? Si spinge la madre ad abortire ricevendo però spesso un secco rifiuto da parte della “madre affittata”, come successo nel 2010 in Canada e nel 2013 in America.
La leader delle Famiglie Arcobaleno non ha voluto parlare di tutto questo, ma solo della «della maternità per altri come viene praticata in Canada o negli Stati Uniti quella che noi di Famiglie Arcobaleno conosciamo bene e promuoviamo». Le Famiglie Arcobaleno promuovono la pratica per cui una madre generosa regala il suo neonato appena concepito ad una coppia omosessuale? Come è possibile approvare e promuovere la mercificazione della vita umana, la banalizzazione dell’essere umano come oggetto da produrre con l’obiettivo di commerciarlo al miglior acquirente o regalarlo agli amici più cari?
Il suo articolo intende primariamente valorizzare quelle donne generose e non interessate al denaro che mettono a disposizione la loro pancia per sfornare bambini che cresceranno -senza averlo scelto- con coppie omosessuali. Bambini però resi fin dalla nascita orfani di madre o padre e soggetti a numerosi e gravi rischi riscontrati dalla letteratura scientifica. La Delfa esalta queste donne perché si tratta della «libertà delle donne di fare quel che pare loro del loro corpo, anche lo scegliere, consapevolmente e liberamente, di portare in grembo i figli di altri». Anche senza profitto da parte della madre generosa, si tratta della promozione della concezione del neonato concepito come bene da regalare, nella più totale violazione dei diritti umani, come spiegato da Alana S. Newman. Inoltre è vero e proprio egoismo da entrambe le parti, come ha osservato Annamaria Bernardini De Pace: «una mamma che non accoglie dentro di sé, l’altra che abbandona, il padre complice di entrambe. L’attenuante specifica di ciascuno è nella seduzione morbosa della scienza, che permette agli umani di travalicare i confini della finitezza naturale, fino a raggiungere, nel delirio di onnipotenza, il governo prepotente del mistero della vita». Una donna è anche libera di chiedere aiuto ad uno specialista per uscire dall’omosessualità, chissà se le Famiglie Arcobaleno sarebbero in quel caso d’accordo nel lasciarla libera di autodeterminarsi.
Ma quel che rende davvero ignobile la mercificazione dell’utero femminile è l’assoluto disinteresse per l’altra vita umana in gioco, cioè il figlio mercificato come un oggetto, nemmeno considerato nell’articolo di La Delfa. Il bambino venduto o regalato come si fa con un oggetto, violando i suoi diritti umani e privandolo del diritto di crescere con la sua madre (e il suo padre) naturale, con la quale ha stipulato nei nove mesi di gestazione una perfetta simbiosi, comunicando con essa tanto che, appena nato, saprà riconoscerla tra centinaia di donne.
Esiste una fitta relazione tra la madre e il feto umano nell’utero, fondamentale per determinare la sua salute futura. «La salute dell’individuo inizia nel grembo materno» dice Michel Odent, noto ginecologo francese pioniere della psicologia prenatale. E’ fondamentale far nascere il proprio figlio in un’atmosfera di amore, di attesa e di attenta partecipazione alla sua formazione, in modo da dargli da subito le basi per una vita sana e serena. Le sensazioni e gli stati d’animo materni sono legati ad ormoni e neurotrasmettitori che viaggiano attraverso il flusso sanguigno e la placenta verso il cervello del nascituro. Ma quale attesa, quale messaggio e quale amore potrà mai arrivare al nascituro da parte di una madre che è pronta a disfarsi di lui, come uno zainetto, per rifilarlo o regalarlo ad una coppia che ne è priva (omo o etero che sia)?
Rattrista questa gaia approvazione e sostegno da parte della presidente dell’associazione omosessuale Famiglie Arcobaleno a questa mercificazione di esseri umani, lesivo della dignità femminile, dei diritti e della salute dei neonati. Come è stato osservato si tratta di una «violenza sul bambino: la separazione dalla madre naturale. Per soddisfare i desideri egoistici e narcisistici di due (o uno, o più) adulti sterili, il bambino viene preso da sua madre ed allontanato. Potremmo dire che è molto più corretto dire, in questi casi, che ciò che avviene non è una sottrazione del bambino alla madre, ma della madre al bambino».
La redazione