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Le fasi della mia scrittura

Creato il 22 luglio 2014 da Anima Di Carta
Le fasi della mia scrittura Da diversi giorni sono entrata in una fase di rifiuto totale per il romanzo che ho terminato di revisionare. Non riesco a leggere neppure più una riga, apro il file, mi viene la nausea, lo richiudo. La saturazione mi dice che per ora il lavoro su quella storia è finito, è arrivato il momento di guardare avanti.
Sarà il caso di prendermi una bella pausa dalla scrittura in generale?
Questo stato d'animo mi ha fatto pensare, però, che il processo della mia scrittura ormai ha assunto un suo percorso abbastanza regolare, con fasi che grosso modo si susseguono sempre. Dopo tre romanzi completati, uno riscritto totalmente e due lasciati incompleti, più vari racconti risalenti ad anni fa, si può dire che la sequenza sia sempre la stessa, con alti e bassi nel mio rapporto con la storia e i personaggi, in un susseguirsi costante di emozioni oscillanti e qualche volta ambivalenti.

Arriva l'idea


Andare in cerca di un’idea specifica non mi ha mai portato a nessun risultato, e così lascio che l'intuizione sorga in modo del tutto spontaneo e mi colpisca come il classico colpo di fulmine. Di solito arriva mentre sto pensando, leggendo, scrivendo altro, spesso mentre ho la mente occupata in faccende di tutt'altro genere.
A volte gli spunti sono più d'uno e capire quale sia il seme giusto non è facile, quindi lascio fare all'inconscio: se un'idea continua a frullarmi in testa a lungo, predominando sulle altre, forse vale la pena di prenderla in considerazione. È solo una possibilità, molto vaga, ma è anche emozionante vedere come basta un piccolo fugace pensiero per farti intravedere un'intera storia.

La gestazione della storia


Trasformare l’idea iniziale in un tema più definito genera nella mia mente sempre grande caos. Ho capito che in questa fase non devo precipitarmi a scrivere, ma lasciare che il seme riposi, entrando in un periodo di gestazione. È un momento di riflessione, in cui devo capire come definire personaggi e trama. Non scrivo, ma prendo molti appunti, sconnessi tra loro e sempre di getto, come tessere di un puzzle che ricomporrò in seguito.
Amo molto questa fase, nonostante la confusione: mi piace raccogliere materiale, documentarmi, elaborare i personaggi, decidere l'ambientazione, delineare a grandi linee la trama. Apparentemente non produco nulla, ma getto le basi per il futuro, ed è una tappa del percorso più creativa di quanto sembri.

Inizio a scrivere


Ci sono mille possibilità in un inizio e questo senso di potere è entusiasmante, non credete? Vedere che la storia prende vita è un momento quasi magico. Come vi ho raccontato altrove (Storie in cammino) non ho l'abitudine di pianificare, non troppo per lo meno, credo molto di più nell'ispirazione, nel trovare le svolte giuste mano mano che procedo, nell'istinto che mi dice che strada prendere, nell'intuito che mi fa tagliare ciò che non mi convince, spostare e combinare i pezzi nel modo che mi sembra più funzionale e accattivante. Credo che se progettassi fin dall'inizio nel dettaglio capitolo dopo capitolo, mi perderei tutto questo, non avrei il piacere di modellare la trama e i personaggi nel corso della scrittura, non sperimenterei la gioia di lasciarmi trasportare dall'ondata creativa degli inizi.
Certo, questo procedere ha un alto costo: il tanto tempo che impiego per finire un romanzo. Prima o poi dovrò trovare un compromesso...

Amo i personaggi e la storia


Quando i personaggi cominciano a essere più definiti, inizia anche un naturale processo di innamoramento nei loro confronti. Creare una realtà significa immergersi dentro, vivere per metà in quel mondo, e anche questa è una fase ricca di emozioni. Rileggo e mi dico: non è affatto male!
Man mano che il romanzo prende corpo, può perfino accadere che siano i personaggi a trascinarmi dove non pensavo di andare, riuscendo a sorprendermi.

Fa tutto schifo


Questo è il momento in cui mi assale il dubbio di aver fatto un pessimo lavoro. L'entusiasmo si sgonfia, guardo ogni pagina come se la vedessi per la prima volta in tutta la sua bruttezza. Non sono più sicura di nulla, i personaggi mi sembrano tutti stereotipati, la storia insignificante, dio mio come ho potuto scrivere questa roba?
Comincia a pesarmi anche il non aver pianificato in modo più accurato la trama. Ora che l'ispirazione non mi sorregge più, mi sento impantanata in situazioni senza via di uscita, intrappolata nell'intreccio come tra un rovo contorto da cui non verrò mai fuori. Sono stanca e mi pare di camminare sotto la pioggia, senza sapere dove sto andando. Non riuscirò mai a finire.

La sospirata fine


Nonostante tutto, ce l'ho fatta a scrivere il finale. L'agognata fine è arrivata, portando con sé un misto di soddisfazione, svuotamento, dubbi, stanchezza. Scrivere un romanzo arrivando fino all'ultima parola della storia non è affatto scontato, è il momento in cui ti rendi conto che bene o male hai vissuto un'esperienza, forse tutta interiore, ma comunque ricca e importante. I personaggi sono cambiati e in qualche modo sei cambiato anche tu. E hai imparato molto anche sulla scrittura, perché un romanzo portato a termine significa aver fatto tanta esperienza, aver acquisito nuove abilità. Aver affrontata una sfida e averla vinta.

La revisione


Di solito a questo punto non vedo l’ora di iniziare qualcosa di nuovo e già nella mia mente si aggirano idee per il prossimo progetto. Nello stesso tempo però sono consapevole che la revisione è una tappa fondamentale, anzi solo di recente ho capito che il lavoro di riscrittura incide in una percentuale molto alta sul risultato finale. Ed è per questo che sto dedicando tanti post all'argomento.
Si potrebbe paragonare a un momento di crescita, di riflessione, in cui metti tutto in discussione e cerchi di portarlo a un livello più alto, a una qualità superiore rispetto alla prima stesura. Chi dice che la revisione è noiosa e poco creativa, non la pensa come me.

Nausea e rifiuto


Ed eccomi tornata a quello che dicevo all'inizio di queste riflessioni. Dopo aver dedicato tanto tempo a un romanzo, non ho più voglia di toccare neppure una virgola. Qualcosa dentro di me dice "basta". Sono esausta, punto.
Forse ci sarebbero altre fasi da descrivere, come il confronto con i lettori, l'ansia di far leggere qualcosa di tuo, le frustrazioni della ricerca dell'editore, e tutto ciò che consegue, periodi non meno intensi. Ma in un certo senso l'avventura della scrittura vera e propria finisce qui.
Vi ritrovare in qualcuna di queste fasi? O magari ne avete altre?
Anima di carta

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