Magazine Cucina
Niente a che vedere con il TasteofMilano (a parte i piatti di carta e le stesse forchettine di legno).
Meno chef, meno stand. Una sola serata. Un numero chiuso. Sembrerebbero limiti. E invece.
Una fiera diventa improvvisamente un Evento.
Il tema: I cibi primitivi.
A far da padroni, 10 chef. I migliori a livello mondiale, probabilmente (de gustibus...).
Ad allietare i nostri sensi, un giusto sound, con dj del Plastic e musica elettronica. Il gruppo elettronico più in vista in Europa.
A completare la serata, le designer culinarie fiorentine con i loro shaker e i loro cocktail bizzarri.
E allora, si aprano le danze, con i racconti di 10 finger food adorabili e non, ma anche di splendidi ritrovi tra blogger, di piatti rovesciati, di gusti "interessanti" e di incontri ravvicinati.
In ordine (il nostro):
1. David Chang - Momofuku, New York --> Presenta delle piccolissime polpette di riso con acciughe ricoperte di nori strapazzato. Curiosa la presentazione e l'idea dell'alga "sfilettata". Il gusto non particolarmente diverso dal solito. Con una nota piccante nelle polpettine di Angela, assolutamente assente nelle mie. Strano.
2. Cesare Battisti - Ratanà, Milano --> Per lui una Sfoglia di nocciole e rosmarino, cubi di fassone, sale affumicato e aceto tradizionale. Divina. Un equilibrio perfetto di consistenze, con un croccante e saporito "contenitore" di sfoglia e teneri cubetti di fassone, ben conditi e molto ben "acetati"(l'aceto balsamico era un gusto prevalente del piatto). Ok, abbiamo fatto il bis. Lo ammettiamo.
3. Davide Scabin - Combal Zero, Rivoli --> Lui propone lo "Shake Pizza Margherita". Un bicchiere con una base liquida di pomodoro, basilico e acciughe, un bicchierino di mozzarella liquida e un cucchiaio di conchiglie (il formato di pasta) cotte al punto giusto. Da agitare e mangiare caldo.
Idea divertente, perfetta per un finger food estivo, adatta ad ogni età. Il gusto non rimanda alla pizza margherita, il sapore non avvolge come potrebbe fare una pasta saltata in padella, e il concept rimanda ai famosi shake di prosciutto&melone e di caprese di Adrià. Nonostante questo, rimane uno dei migliori finger food. Per versatilità, semplicità e italianità.
--> Da ricordare il mio primo tentativo di shakerare il tutto, senza prendere le apposite istruzioni (ci vorrano mai delle istruzioni per agitare un bicchiere?), con apertura tappo e volo della mozzarella liquida su giacca mia e di almeno altre tre persone.
Questo però non ci ha frenato dal fare il secondo bis.
4. Carlo Cracco - Cracco, Milano --> Che dire, di Cracco. L'ultimo ricordo fu nel suo ristorante, la sera del mio compleanno, quando, alla domanda di mio padre "prepariamo qualcosa di speciale per lei", lui mi presentò un "filettino di rognone con cozze crude". E deve essere una fissazione, allora. Perchè il suo finger food, splendidamente presentato, era un Tartare di rognone alle ostriche. Mi sono avvicinata e ho provato a prenderlo, ma, lo ammetto, non ce l'ho fatta. Angela in compenso ha avuto il coraggio.
Mi considero acerba e ineducata su determinati abbinamenti, motivo per cui preferisco non dare giudizi. Un consiglio però, si. Non sempre l'estremo è sinonimo di creatività.
5. Arturo e Roberto Maggi - La Latteria, Milano --> Una fila interminabile per un piatto creativo, fresco e leggero. Carote, finocchio, pomodori e lattuga tritati e serviti con bulgur, un simil cous cous dai chicchi più grandi. Un ristorante nel cuore di Brera che conoscevo di nome, ma che ora ho voglia di provare. Esperimento riuscito, direi.
6. Renè Redzepi - Noma, Copenaghen --> Primo posto indiscusso. Non ho replicato, solo per sazietà estrema. La sua finger creazione è una foglia di acetosa contenente 6 tipi di cereali dimenticati mantecati con piante selvatiche e condita da una salsina di calamaro. Se proprio devo trovare un difetto, il calamaro era inesistente. Ma l'abbinamento perfetto tra la foglia e i cereali croccanti, il modo di mangiarla con le mani, la semplicità della creazione eppure la complessità del gusto. I miei complimenti - non a caso è considerato lo chef più influente del mondo - urge viaggio in Danimarca.
7. Massimo Bottura - Osteria La Francescana, Modena --> Nonostante fossi restia all'assaggiare La lingua di vitello con mostarda di mele e kren, ho voluto tentare. Unico chef all'interno di una "camera oscura" dove il piatto veniva illuminato da appositi faretti. Particolare nel suo genere, sicuramente estrosa la ricetta. Su Bottura ho sempre pochi dubbi. E' sulla consistenza della lingua che continuo ad averne troppi. Peccato.
8. Inaki Aizpitarte - Le Chateubriand, Parigi --> Noce di Vitello con crema di fegato di baccalà ed erbe. Un connubio forte, anche in questo caso. Troppo, per i miei gusti. E nonostante questo, mancava di qualcosa. Equilibrio instabile, diciamo così.
9. Aimo Moroni - Aimo e Nadia, Milano --> Bombetta di maiale, vitello e frattaglie con pomodoro marinato al timo, limone e focaccia di grano arso. Ci ho provato, ma la fila era interminabile. Ho optato per un gelato da CioccolatiItaliani e un Muffin da Galdina della Seta.
Era bisogno di dolce, il mio.
10. Galdina della Seta --> La sua bavarese con arance amare sarà stata sicuramente divina, ma il mio stomaco era fuori uso. Completamente.
Il tutto, quasi dimenticavo, innaffiato di Veuve Cliquot.
E, cosa più importante, il tutto accompagnato da tre splendide foodblogger: Barbara, Manuela e Giada.
Grazie per la splendida serate, ragazze.
La compagnia, come abbiamo già detto, cambia le cose. E non poco.
Attendiamo il vostro Grand Fooding per confrontare idee e pareri sui grandi, eppur discutibili, chef del mondo.
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