Accattatevillo.
Con uno slogan memorabile reso celebre da una donna che avrebbe potuto diventare una forte icona gay e invece ha sprecato l’occasione, mi permetto di dare oggi un consiglio per gli acquisti “ad personam” e di segnalare che, finalmente, è arrivata in libreria “Diva Mon Amour”, la collettanea di racconti imperniati sul tema delle regine della cultura camp curata da Gaspare Baglio, edita da Azimut e inclusiva del un mio racconto “Viola, il colore dei lividi”.
Dando un’occhiata anche rapida all’elenco dei personaggi selezionati dai sedici autori presenti nella raccolta, mi viene in mente una rubrica radiofonica da me curata tempo fa e intitolata “Le grandi escluse”, in quanto salta subito all’occhio la mancanza di quelle che, per antonomasia, sono le due principali icone gay nel nostro paese: Mina, Raffaella Carrà.
Perché, al di là dei gusti personali, credo che nessuno possa avere obiezioni sul fatto che da sempre queste grandi signore dello spettacolo abbiano dominato tutte le classifiche dei personaggi più vicini al sentire omosessuale immerso in salsa pop.
Io, per esempio, posso dire di aver scelto d’istinto secondo il mio personale modo di costruirmi i miei miti e, come già spiegato in precedenti post anticipatori, di aver assecondato quella mia tendenza a preferire i personaggi un po’ sconfitti, meno divinizzati, più umani e veri, e quindi per me più interessanti.
La domanda, però, è inevitabile: che cosa è successo nell’Olimpo della froceria? Come mai nessuno degli scrittori aderenti al progetto ha pensato di presentare un testo sulle due iconissime? Quali sono le ragioni di queste pesanti assenze? Timore reverenziale nei confronti di personaggi troppo sacri, paura di venir poi accusati di scarsa originalità, o voglia di passare oltre e sconvolgere un dominio che era sempre apparso come oggettivo ed inopinabile?
E dire che, compatibilmente con i limiti imposti dalle 144 pagine del libro, gli altri nomi obbligati ci sono quasi tutti: da Patty Pravo alla Pausini, dalla Bertè a Madonna.
So che qui si potrà anche aprire una polemica infinita, e che ogni lettore gay avrà almeno un elenco di trenta personaggi “fondamentali” rimasti fuori (Oxa, Rettore, Cher, Dalida e chi più ne ha più ne metta, in un delirio di lustrini, piume di struzzo e cosmi secondo Agnetha), ma senza ombra di dubbio le vere dimenticate sono loro. E ancora continuo a chiedermi come mai.
Per tutti coloro che stiano scalpitando, consumati da un ardente desiderio di procurarsi al più presto una copia del libro, “Diva Mon Amour” è disponibile/ordinabile in qualunque libreria d’Italia oppure, online, cliccando sui seguenti links:
La Feltrinelli
IBS
Webster
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