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Le grandi sorprese dei vecchi progetti (1883) all’#Esquilino e non solo

Creato il 03 gennaio 2015 da Esquilino

Non è un mistero che dopo la breccia di Porta Pia, l’arrivo dei piemontesi e la proclamazione di Roma capitale d’Italia ci fu un fervore  enorme per cambiare il volto urbanistico ed architettonico alla città eterna per non farla sfigurare al confronto delle altre grandi capitali europee dell’epoca, più moderne e al passo con i tempi. Interi quartieri furono rasi al suolo o quantomeno profondamente ristrutturati secondo i canoni e gli schemi dell’urbanistica tardo ottocentesca. Abbiamo ritrovato la tavola del piano regolatore di Roma del 1883, redatto dall’ingegner Viviani, in cui si vede chiaramente che gli interventi più rilevanti erano iniziati o stavano per iniziare nelle zone dell’Esquilino, Prati, Aventino e Flaminio. Ci soffermeremo, ovviamente, all’Esquilino dal momento che non poche sorprese sono venute fuori dall’ esame del progetto urbanistico originario con la certezza che anche a quei tempi, purtroppo, si progettava una cosa e se ne realizzava un’altra. Innanzitutto bisogna ricordare che questo non è il primo piano regolatore pensato dal Viviani perchè ne esiste un altro più antico di circa 10 anni anche se non ufficilmente approvato e quindi questo rifacimento, valido anche formalmente, è dettato da aggiustamenti e modifiche scaturite da difficoltà attuative e chissà, anche pressioni politiche. Quindi si tratta di un piano regolatore lungamente pensato e non redatto in fretta e furia. Da una prima lettura si evince chiaramente che il primo “quartiere” ad essere interessato da questi enormi cambiamenti è stato proprio l’Esquilino perchè la legenda parla di  “nuovi quartieri in costruzione” (colore marrone) mentre per gli altri  si parla “nuovi quartieri da costruirsi”(colore rosa). Ecco la tavola d’insieme del piano regolatore del 1883 (cliccare per ingrandirla)

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La prima grossa sorpresa viene da Piazza Vittorio Emanuele II : come si vede chiaramente nell’ingrandimento sottostante l’intento del Viviani era quello di mantenere l’asse dell’antica Strada Felice (la via che collegava la basilica di S. Croce in Gerusalemme a quella di Santa Maria Maggiore) e per fare questo aveva diviso il giardino della piazza in quattro, non solo era attraversato dall’antica via ma ne era stata concepita un’altra ortogonale per  collocare all’intersezione il monumento a Vittorio Emanuele II (quello che ora è al Vittoriano). Come è facile vedere anche da alcune foto pubblicate da questo blog già alla fine dell’ottocento la piazza era stata rimodellata con un enorme giardino all’interno anche con un laghetto e senza alcuna strada che lo tagliasse e senza alcun monumento commemorativo. Ovviamente l’antica Strada Felice risultava così divisa in due tronconi : dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Piazza Vittorio e da Piazza Vittorio alla Basilica di Santa Maria Maggiore in netto contrasto con le direttive del piano regolatore.

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In questa immagine possiamo facilmente vedere anche che, originariamente, in piazza Manfredo Fanti e in piazza Guglielmo Pepe non fossero previsti edifici e che quindi l’Acquario Romano prima e la vecchia centrale del latte poi furono progettati e costruiti in tempi successivi  o in deroga a quello che era il piano regolatore vigente o con modifiche nei piani regolatori redatti negli anni seguenti.

Ma le sorprese più grandi vengono dalla parte sud, sud-est dell’Esquilino, quella che in seguito è stata pesantemente martoriata da decisioni spesso al limite dell’assurdo e senza alcun dubbio contrarie a qualsiasi idea non solo urbanistica ma anche solo sensata che invece pur nella furia distruttrice del rinnovamento a tutti i costi, il Viviani mostra in questo elaborato.

La prima cosa che si evince (vedi immagine sottostante) è che si era pensato a due sottopassaggi per collegare l’Esquilino a S.Lorenzo e più in generale alla Tiburtina : uno è quello che c’è oggi ossia il tunnel di S. Bibiana ma l’altro non esiste più anche se per il progettista era considerato più importante del primo perchè era in asse con viale Manzoni arteria importantissima e fondamentale del rinnovato assetto urbanistico del rione.

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Un’altra cosa che suscita interesse è l’importanza che era stata riservata al Ninfeo degli Horti Liciniani con una grande area di rispetto ( circa la metà di piazza di Porta Maggiore) sia dalla parte della ferrovia, sia principalmente dalla parte opposta. Interessante il fatto che l’attuale via Giolitti era considerata un’arteria principale ed importante  per il rinnovato rione tanto che era stata progettata per essere un viale alberato alla stessa stregua di viale Manzoni, via Merulana, via di Porta Maggiore e via di S. Croce in Gerusalemme. Da sottolineare anche come una vasta area (tra via di Porta Maggiore e via di S. Croce in Gerusalemme) fosse stata destinata come “area per gli edifici governativi” e in particolare per la nuova costruzione del Policlinico poi intitolato ad Umberto I, allora ancora da progettare e poi spostato in altra zona. Nei decenni successivi in quelle stessa area vennero costruite unità di edilizia residenziale e l’attuale sede della filiale romana della Fiat.

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Come si può notare da questa pianta che ritrae la medesima zona ai giorni nostri, del sottopassaggio in asse con viale Manzoni non c’è più traccia, la zona di rispetto di fronte al Ninfeo degli Horti Liciniani non è stata rispettata e si costruì quasi a filo della strada e nel 1917 venne creata la linea ferroviaria Roma Fiuggi che restrinse in maniera ancor più significativa la carreggiata e di fatto costrinse alla chiusura del monumento. Altro martirio urbanistico lo ha subito nel corso degli anni  la chiesa di S. Bibiana (capolavoro di G.L.Bernini) che il Viviani aveva preservato incastonandola in una piazza di non modeste dimensioni : la ferrovia Roma Fiuggi prima, l’ala Mazzoniana della nuova Stazione Termini dopo, l’hanno praticamente nascosta e relegata in una posizione di secondo piano accresciuta oggi dal degrado che regna in quella zona interessata anche dall’abbandono in cui versa l’ex cinema teatro Apollo chiuso ormai da circa 15 anni (e di proprietà del Comune).

Per chiudere questo articolo una paio di considerazioni interessanti. La prima è che nell’elaborato risulta senza ombra di dubbio  che già nel 1883 era chiara l’idea di creare l’attuale via dei Fori Imperiali con la legenda “Demolizioni per ampliamento e apertura di strade”. E’ sintomatico che si pensò alla creazione di una via che collegasse la zona del Colosseo con la zona del parlamento e dei ministeri ancor prima che fosse pensato e progettato il Vittoriano.

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La via era il proseguimento ideale dell’asse Viale Manzoni, Via Labicana e si intersecava con via Cavour ideata e costruita in quel periodo grazie a questo piano regolatore. La seconda è che molto probabilmente fino alla fine del secondo conflitto mondiale il sottopassaggio di viale Manzoni esistesse ancora, come qualche anziano del rione ricorda, venne chiuso in un secondo momento per ricavarne degli altri locali nella costruzione che attualmente ospita il pensionato della Polizia e delle FF.SS. .
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Tale asserzione risulta evidente osservando che la base del corpo di fabbrica ortogonale a Viale Manzoni è completamente diversa dal resto del fabbricato ed è quindi chiaro che sia stata un’opera successiva e sicuramente peggiorativa del progetto originale che comprendeva il sottopassaggio che avrebbe dovuto essere il gemello di quello situato dinanzi a via Alfredo Cappellini.



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