La scrittura è un processo continuo, è una crescita. Per questa ragione sarebbe opportuno lasciarsi alle spalle la zavorra, per procedere più speditamente verso quello che conta davvero.
Tra i tanti falsi miti che è bene abbandonare, credo (credo), di averne individuato almeno tre.
- Sii umile.
Perché? Perché devi imparare? Vero, devi imparare parecchio, passerai la vita a imparare dagli altri. C’è sempre qualcuno più bravo di te, stanne certo. Se poi scegli di essere editore di te stesso, la strada è tutta in salita. Ma, suvvia: chi scrive è presuntuoso. Sempre. Basterebbe leggere: non ci sono già migliaia, milioni di storie? Perché si dovrebbe fare spazio anche alla tua? Perché sì. - Ascolta le emozioni.
Perché? Noi non siamo emozioni, siamo carne e sangue, e non c’è niente di nobile nell’essere umano. Però lo devi amare. Se scrivi, lo devi amare alla follia. Le emozioni rappresentano gli alibi di chi non vuole raccontare la realtà, ma la sua rappresentazione falsa e distorta. Quella della televisione, per intenderci.
Osserva la realtà. Osservare la realtà significa mettere in campo tutto se stesso; compromettersi. Altro che emozioni. - Non preoccuparti se non vendi.
E invece devi, eccome. Significa che la tua bottega non interessa a nessuno. Perciò, devi imparare da chi vende. No, non intendo da Stephen King; o almeno, non solo da lui. Rivolgiti agli esperti del marketing. Quelli che piazzano i prodotti. Perché un libro è un prodotto, fine della discussione. E se pensi che sia un’eresia, bene: leggi come Dostoevskij piazzava il suo prodotto. Credi davvero di essere superiore a lui?