Le Iene tornano ad occuparsi della possibilità di sottoporsi alle cure compassionevoli. Nella puntata di domenica 3 marzo Giulio Golia ha raccontato la storia di Sofia, una bambina affetta da leucodistrofia metacromatica alla quale è stata negata dal tribunale la possibilità di sottoporsi alle cure compassionevoli a base di cellule staminali.
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La piccola Sofia è nata senza alcun problema: fino all’anno e mezzo e vita la bambina era in grado di camminare, parlare, mangiare e di fare tutto ciò che sa fare una bambina della sua età. La sua patologia, la leucodistrofia metacromatica, infatti si manifesta soltanto dopo l’anno e mezzo di età. La bambina, raccontano i genitori, ha cominciato prima a zoppicare, poi ad articolare peggio le parole per arrivare, nel giro di sei mesi, alla paralisi completa.
Non esistono terapie farmacologiche per questa patologia e i genitori della piccola hanno quindi chiesto di poterla sottoporre alle cure compassionevoli basate sull’impiego di cellule staminali presso gli Spedali Civili di Brescia. Il Tribunale di Firenze, incaricato di esprimersi sulla richiesta di Sofia e della sua famiglia, ha però negato il consenso. Sofia ha potuto sottoporsi soltanto a una infusione di cellule staminali, autorizzata in un primo tempo dal tribunale prima della sentenza.
Dopo la prima infusione di staminali Sofia smette di vomitare frequentemente come aveva da qualche tempo cominciato a fare e compie altri piccoli ma importanti progressi. Circa 40 giorni dopo l’infusione i genitori della bambina, cui era stata diagnosticata la cecità dal medico oculista, si accorgono che alla luce del sole la pupilla di Sofia reagiva. Sofia dunque è tornata a reagire alla luce, come una seconda visita dal medico oculista ha confermato. Dopo la prima infusione inoltre Sofia aveva ricominciato a muovere un pochino le braccia e a sperimentare miglioramenti nella deglutizione, miglioramenti che avevano fatto sperare ai suoi genitori di potere un giorno interrompere l’alimentazione forzata.
A seguito del negato consenso da parte del tribunale, però, Sofia non ha potuto sottoporsi alla seconda infusione di cellule staminali e molti dei progressi compiuti sono scomparsi. La famiglia fa quindi appello al Ministero della Salute, affinché intervenga per ridare speranza alla loro piccola Sofia.
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