Le intenzioni diventano movimenti

Creato il 14 aprile 2015 da Simone D'Angelo @SimonDangel

Ideata una “mano bionica” per restituire il tatto alle persone che hanno subito un’amputazione

«È una protesi da esibire, non da nascondere». Christian Cipriani, docente all’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, sintetizza così “My-HAND” (Myoelectric-Hand prosthesis with Afferent Non-invasive feedback Delivery), un progetto dedicato allo sviluppo di tecnologie non invasive per il recupero di funzioni sensoriali e motorie perdute a causa dell’amputazione di una mano o di danni neurologici.

Oltre all’esoscheletro, il “guanto robotico”, è stato possibile mettere a punto una rivoluzionaria “mano bionica” caratterizzata da un’elevata destrezza che le permette di compiere tutte le prese e posture necessarie nella vita quotidiana. L’arto artificiale ai distingue per il suo essere light in tecnologia, peso, design e costo e supera il concetto tradizionale di protesi di mano.

Inoltre non richiede interventi chirurgici per essere impiantata: movimenti e prese della mano possono essere attivati e controllati in maniera naturale attraverso sensori indossabili che rilevano gli impulsi nervosi lungo i muscoli. I sensori integrati sulle dita registrano le interazioni con l’ambiente e, grazie a piccoli vibratori posizionati sulla parte restante, è possibile restituire sensazioni tattili.

«La mano utilizza tre motori elettrici e un pollice opponibile per afferrare oggetti di varia forma e peso differente – sottolinea il ricercatore Marco Controzzi a capo degli ingegneri – Un meccanismo da noi inventato e oggetto di brevetto internazionale consente con un solo motore la rotazione del pollice o la flessione dell’indice in maniera alternata. Questa possibilità garantisce l’esecuzione di tutte le prese senza influire sul peso ma garantendo un’elevata robustezza».

Alessio Tommasetti del DARC Studio di Roma l’ha disegnata. «Si è trattato di una sfida molto ardua – dichiara – ma siamo orgogliosi di averla accettata. Spesso abbiamo invaso il campo dei bioingegneri con l’arte e il design e in sinergia abbiamo elaborato un concept estremamente innovativo».

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