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Le interviste del "bagai de comm": laura castelvetri

Creato il 17 ottobre 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm
L’ospite di questa settimana è Laura Castelvetri, Direttrice del Dipartimento di Diritto, Economia e Culture dell’ Università dell’Insubria e docente di Diritto del Lavoro. “La mia avventura universitaria cominciò nel 1966 all’Università Statale di Milano”, esordisce la Professoressa, “e, sebbene mi ritenessi una ragazza matura e nel pieno della mia formazione, ero intimidita dagli ultimi fuochi della goliardia.” Commentando l’elezione del nuovo Rettore dell’Insubria, Alberto Polesini Coen, ci viene fatto notare che, con riguardo alla sede comasca, le sfide che si prospettano per il futuro sono essenzialmente due. “Innanzitutto è necessario riuscire a potenziare i due Dipartimenti che costituiscono il nostro Polo”, quello di Scienze ed Alta Tecnologia e quello di Diritto, Economia e Culture, “e coltivare quanto più possibile le sinergie tra di essi in modo tale da conservare e possibilmente incentivare le risorse presenti sul nostro territorio, specialmente sul piano umano.” Nonostante i buoni propositi, questa operazione non sembra agevolissima in quanto “i recenti provvedimenti legislativi hanno in qualche modo cristallizzato determinate potenzialità dei corsi di laurea del polo comasco, soprattutto per quel che riguarda il mio Dipartimento. Ci sarebbe bisogno di un’implementazione che le risorse economico-finanziarie del Paese in qualche misura ritardano.” L’ argomento più scottante è però quello legato alla costruzione del Campus universitario: “la speranza è che a partire dal prossimo anno accademico”-2013/2014, ndr- “vengano fatti i primi passi per poter dare a Como un Collegio e quindi avviare un importante progetto culturale oltre che logistico.” Passando alle recenti manifestazioni studentesche che si sono svolte negli scorsi giorni nelle principali città Italiane, la Professoressa Castelvetri sembra fiduciosa. Partendo dal presupposto che “il ruolo dei giovani risulta essere fondamentale, strategico e cruciale, le manifestazioni recenti fanno ben sperare. Anche perché negli ultimi anni gli studenti sono stati a lungo silenti.” Aggiunge poi, Lei che nel 1968 era una studentessa universitaria, una considerazione importante: “sebbene il ’68 non ha portato solamente a risultati positivi, non si può certo negare che il concetto di cultura distribuito universalmente a tutti a prescindere dalle possibilità economiche sia uno dei grandi passi avanti fatti in quel periodo.” Di riflesso, la nostra intensa chiacchierata è andata a toccare anche il problema della disoccupazione giovanile che, secondo la Professoressa, ha radici risalenti: “tutto questo altro non è che il risultato di politiche che hanno sacrificato la formazione dei giovani. C’è stato poco investimento destinato alla ricerca e all’innovazione. Senza la ricerca, soprattutto quella di base, vengono meno quelle intuizioni che consentono il miglioramento continuo della vita di tutti i giorni. Questo settore è stato trascurato anche per motivi molto Italiani, in quanto le nostre finanze sono state impegnate in un sistema scoordinato di previdenza sociale che ha messo sulle spalle del Paese una situazione che ora verrà pagata dalle nuove generazioni. Le manovre finanziari non fanno nient’altro che restringere i cordoni degli investimenti.” “E’ chiaro che”, prosegue la Direttrice, “alla lunga non può che emerge la povertà di un apparato produttivo meno competitivo sul piano dell’ avanzamento tecnologico.”Sistema produttivo Italiano che sta vivendo momenti drammatici anche in relazione alla vicenda dell’ILVA di Taranto. Premettendo che si tratta di una situazione complicatissima, nella quale è necessario effettuare il bilanciamento tra due beni altrettanto fondamentali quali la salute e il lavoro, l’analisi della Professoressa è molto più generale: “Quello dell’ILVA è il prototipo di certi comportamenti che nel nostro Paese accomunano da un lato l’imprenditoria e dall’altro l’amministrazione e il potere politico.” Questo perché i problemi che in questi giorni sono sulla bocca di tutti, in realtà “sono noti da anni e il fatto che non si sia pervenuti ad una soluzione è classificabile come la classica situazione all’Italiana. Non è sensato provvedere alla sanità pubblica soltanto quando le indagini confermano tassi di mortalità al di sopra della media.” Volendo ricercare i colpevoli, “allo stato delle cose è complicato tracciare la distinzione tra “buoni” e “cattivi”: sicuramente si possono rintracciare responsabilità da parte dell’ azienda ma anche dei sindacati, dei lavoratori e di alcuni politici.” Per concludere, la Professoressa ci offre uno spunto importante: “dato che in Italia viviamo in un perenne periodo elettorale, molto spesso si opta per la realizzazioni di obiettivi di breve periodo trascurando le prospettive future.” 
 Tratto dalla puntata di “Obbligo di Frequenza” di lunedì 15 ottobre 2012. Carlo Battistessa

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