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Le Lagne.

Creato il 08 dicembre 2012 da Davideciaccia @FailCaffe

“La lagna è il sale della vita” cit. Zerocalcare

di missannanever

Piangersi addosso, lamentarsi, sbuffare, reclamare, lagnarsi. Per molti un’arte per altri semplicemente una dote innata. Perché lagnarsi? perché annegare in un mare di lamentele è comodo, è la dolce paralisi di chi decide di non addossarsi il peso di affrontare i problemi, ma si abbandona ad una fluttuante indolenza. Non perdiamoci in mille congetture su come risolvere gli ostacoli, è meglio raccontarli e ribadirli con un sottofondo cantilenante che regala quel pathos necessario per cogliere la sofferenza. Il lagnatore parla, racconta i danni delle sue giornate, i mali di un’esistenza. Il vittimismo è naturalmente una delle sue prerogative, lui è sicuramente l’unico al mondo a subire determinate disgrazie, l’autista dell’autobus perso è naturalmente contro di lui, le convergenze astrali sono contro di lui, l’ira divina è contro di lui.

Talvolta la lagna è alla ricerca di una spalla, di commiserazione più che di comprensione, di un coro greco che la segue e ne piange le sventure, altre volte è fine a se stessa e si autocompleta : mi lagno perché godo delle mie lagne, che qualcuno mi ascolti o meno. C’è chi le odia  e odia chi si lamenta, chi ha il gene della lagna nel dna e chi ogni tanto cede all’irresistibile tentazione di lamentarsi per giorni e non concludere nulla.

lamenti

Dall’ esperienza ho imparato che la lagna non appartiene a nessun genere, infetta uomo o donna indistintamente, ma si manifesta in maniera diversa. Sono riuscita col tempo e con tanti incontri a delineare più figure di lagnatori con caratteristiche e motivazioni distinte ma un unico, preciso obiettivo : crogiolarsi.

 1 – Il lagnatore decadente. E’ la lagna delle persone vissute, quella che colpisce tendenzialmente l’uomo maturo, ma può intaccare anche il ragazzo precoce. Non cerca approvazione o conforto, le persone che assistono alle sue lamentele rappresentano il più delle volte il pubblico spettatore del suo narcisismo. Consapevole che non esiste via di fuga il lagnatore decadente traccerà spicchi di malessere. Esempio da manuale è il mio professore di greco del liceo: uomo di mezza età, trasandato che per alleggerire le già leggerissime lezioni esordiva alle otto di mattina con: “E’ lunedì. Piove, come sempre. Sono nel solito posto a fare le solite cose, che farò per il resto dei miei giorni, soffocando nella monotonia. Trent’anni fa ero dietro quei banchi, oggi sono davanti, nulla è cambiato. Sono incompreso. Il cielo è spietatamente grigio. Ma tanto alla fine si muore.”

 2 – Il lagnatore sentimentalista.

Amica1 : “Non puoi capire cos’è successo, ho tradito il mio Luca con Mario, ma non è colpa mia, è che sono in balia dei sentimenti, non riesco a controllarmi, ora sono confusa, io sono debole e Mario ha approfittato di me e della mia sensibilità, io sono innamorata dell’amore, forse Cupido ha deciso che  debba essere io la vittima dei suoi dardi, io non faccio nulla di male, sono buona e tranquilla ma gli uomini ci provano con me, e ci provano talmente tanto che alla finecedo, ma perché l’amore è così, imprevedibile, alla fine non puoi dire alla ragione di comandare sul tuo cuore”

Amica2 “ma non è che semplicemente avevi voglia di ca..?”

Caratterizza nella maggior parte dei casi il genere femminile. Starne alla larga è l’ unica soluzione per risparmiarsi inutili flussi di coscienza sentimentalisti. Una delle forme di lagna più gravi, fuggite.

lamento

3- Il lagnatore competitivo.Se avete un problema ci sarà sempre un perfetto lagnatore che non solo avrà il vostro stesso problema, ma l’avrà molto più grande, complicato e irrisolvibile del vostro.

“Come stai?”

“Tutto bene, solo la nonna non si sente tanto bene.”

“Non ne parliamo! Mia nonna ha un enfisema, miocardiopatia, parkinson, cataratta, otosclerosi, gastrite atrofica, diabete, artrosi, sempre uno più di te tocco blu non gioco più” .Colpisce indistintamente maschi e femmine. Spero che non vi troviate mai come terzi in una competizione tra lagnatori.

4- Il lagnatore silente. Si tratta della lagna apparentemente meno fastidiosa, ma la più pericolosa perché punta comeobiettivo il senso di colpa. Due- tre parole in croce che celano in realtà lagne di ore. Facilmente individuabile nei soggetti che vi diranno “Ho avuto una giornata davvero orribile. Ma tu esci pure e divertiti, davvero, io rimarrò qui sola”.Tendenzialmente femminile può però manifestarsi a sorpresa anche su soggetti maschili, soprattutto in riferimento a malanni di stagione: “ho il raffreddore, probabilmente morirò a breve, ma tu esci pure con le tue amiche”.

5- Il lagnatore animatore-di-villaggio. La specie più onesta e sincera dei lagnatori, è il soggetto consapevole di avere un mondo di lagne dentro di sè, accetta la sua condizione e decide di condividerla con altri soggetti lagnatori, coinvolgendoli in aperitivi, serate, brunch e tè delle cinque solo per dare sfogo a quel cosmo lamentoso rinchiuso nel suo cervello. E’ la voce onesta di chi ti chiama dal nulla e con entusiasmo ti propone di bere una birra con altri 3-4 lagnatori per lamentarsi all’unisono. Adora le lagne di gruppo, è sempre propositivo e coinvolgente, ma, giunto il momento, si lamenta e si piange addosso da buon lagnatore professionista quale è. Il suo pensiero tipico è “come mi muovo pesto una merda, mi capitano sfighe di continuo, ma almeno ho sempre materiale fresco per riempire con acuto sarcasmo il mio status su facebook”. Per lui la lagna è una risorsa, un modo per catalizzare l’attenzione su di sé e diventare troppo simpa.

Lamentarsi

Cinque macrogruppi in cui generalmente riesco ad inserire i lagnatori in cui mi imbatto. Naturalmente esistono sempre gli outsider, ma con dei sottoinsiemi ciascuno può essere inserito in uno di queste classi. Se siete particolarmente fortunati potrete incontrare lagnatori fantasiosi che mischiano le caratteristiche di uno e dell’altro gruppo creando affreschi di lagne imprevedibili e irripetibili.

Un piccolo riferimento alla lagna sporadica, quella che colpisce all’improvviso, senza segnali di avvertimento ed è proprio il mio caso in questo momento, in cui dovrei trovare una degna conclusione a questo trattato sociologico ma l’inettitudine e il fallimento mi ha colto come la peste bubbonica. Incapace di scrivere un finale dovrò abbandonare l’articolo per piangermi addosso e lamentarmi di non essere all’altezza. Cioè bo.


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